mercoledì 21 febbraio 2018

“Resurrezione di Roma”



Continua l’incontro dei religiosi a Castelgandolfo. Oggi, tra le varie perle, la presentazione del testo Risurrezione di Roma, sul quale la Scuola Abbà ha scritto uno dei suoi libri più belli.
Anna Maria e Hubertus ci hanno fatto ripercorrere le cinque tappe del testo a cui si ispirano i cinque capitoli del libro:
1.    L’impatto con una Roma, nella quale l’Ideale dell’unità sembra un’utopia.
2.    Il passaggio su un altro piano, quasi un trasferirsi nella Trinità, in Dio, nel Cielo,
3.    per poi uscire nuovamente e andare incontro a tutti, con sguardo nuovo
4.    per stabilire rapporti con tutti, anzi suscita cellule con Gesù in mezzo dalle quali esce un fiume infuocato che fa circolare i beni materiali e spirituali
5.    che tutto si rivoluziona, portando una nuova cultura che dà un’anima nuova a tutte le cose.

Particolarmente ispirato il terzo passaggio, quando si torna incontro alla città interiormente rinnovati, con occhi nuovi, con un cuore nuovo.
Non si trova un’altra realtà, ma la stessa realtà, solo che adesso la si vede diversamente: con l’occhio di Gesù, con uno sguardo che potremmo chiamare “generativo”, con l’occhio dell’amore che tutto crede: non vede semplicemente quello che sono le persone, ma quello che possono essere: le loro reali potenzialità.

Quando guardiamo il mondo e le persone attraverso la “pupilla” di Gesù Abbandonato, le immagini si “capovolgono”, come avviene proprio nella pupilla, e vediamo le persone e la realtà in una luce nuova: dove vediamo il vuoto, il male, il negativo, vediamo Gesù Abbandonato e quindi vediamo Dio, vediamo il Risorto, e perciò: un pieno nel vuoto, un bene nel male.

Cosa significa allora vedere Gesù negli altri?
Non portarlo dall’esterno, ma farlo venir fuori, perché c’è. Gesù – dice il Concilio Vaticano II – si è unito a ogni essere umano (GS 22). Gesù Abbandonato ha raggiunto tutti, vive nel profondo di ogni persona, magari coperto, “sotterrato”.
Si tratta di risuscitarlo: di farlo venir fuori con lo sguardo dell’amore, lo sguardo attraverso Gesù Abbandonato.

Troviamo queste idee anche in Papa Francesco, nell’Evangelii gaudium n. 71: «Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze. […] Questa presenza – osserva il Papa – non deve essere fabbricata, ma scoperta, svelata».

Qual è allora la prima cosa da fare: avere questo sguardo, vedere in tutti candidati all’unità, vedere tutto il bene che già c’è, anche nelle altre realtà ecclesiali e sociali, e farlo venir fuori!


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