venerdì 17 marzo 2017

Taccuino / Un pane integrale


Siamo fatti per il Soprannaturale.
Questa nostra pianta è fatta per portare frutti in Cielo.
Siamo stati fatti per Iddio.
Questa è la nostra vocazione.
Ogni fibra del nostro essere deve bruciarsi, e passare nel divino.
Sento che la nostra trasformazione deve essere integrale. Non è l’anima che è chiamata a divinizzarsi, non la mente, non il cuore, non la volontà, ma tutt’intera la nostra persona.
Gesù ha incontrato e attirato a sé le persone nell’interezza del loro essere.
Il rapporto che Gesù aveva con Pietro, Andrea, Giovanni, Giacomo, la Maddalena era un rapporto che li prendeva dentro completamente: parlava al loro cuore, alla loro mente, muoveva la loro volontà, toccava la loro sensibilità psicologica, aveva un contato fisico con loro: mangiava con loro, lavava loro i piedi, si lasciava bagnare i piedi dalle lacrime, si lasciava baciare, abbracciare.
Tutta la nostra persona con le sue componenti soprannaturali, fisiche, psicologiche… tutto è uscito dalle sue mani e tutto intero deve tornare a lui, purificato, sublimato: io credo la resurrezione della carne.

È per questo che il Verbo si è fatto carne, per assumere e introdurre la nostra carne nella divinità. Nella Trinità c’è la nostra carne, la nostra corporeità: il Cristo Risorto!
Per questo Gesù è voluto rimanere in mezzo a noi come carne e sangue.
Non rimane solo nella sua Parola, perché non si pensi che nutre solo la mente. Rimane nel corpo e nel sangue per dirci che nutre di sé tutto l’arco della nostra vita, tutte le componenti della nostra persona.

Cristo ci prende interamente, a cominciare dal corpo e interamente ci converte, cioè dirige gradatamente verso di sé tutto di noi, l’affetto, l’intelligenza, la volontà, le doti, le capacità. Inonda questa nostra debolezza con la potenza della vita.
Pane di vita. Naturalmente integrale.
Siamo ben consci della nostra debolezza… ma ecco il pane di vita…

(10 maggio 1984)


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