lunedì 14 marzo 2016

Le "notti" di Chiara

Un anno fa Chiara partiva per il Cielo. Mi trovavo a Cuba. Prima di proseguire il mio viaggio per il Messico feci in tempo a tornare a Roma per il funerale. Due anni prima aveva vissuto una delle “notti” più terribili. Ne parlai con la sua fedele compagna, Eli Folonari:

In un suo articolo lei, Eli, ha parlato delle “notti” interiori vissute da Chiara. Secondo la teologia spirituale sono quelli i momenti di maggiore unione con Dio.

Quando Chiara stava passando la sua prima notte [siamo negli anni Cinquanta] andava a consigliarsi da padre Giovanni Battista Tomasi, stimmatino, qui a Roma, in via del Mazzarino. Io l’accompagnavo, stavo fuori della porta o addirittura nell’auto. Lei ogni volta usciva contenta. Ma poco dopo mi diceva di accompagnarla di nuovo da lui. Prima era una volta la settimana, poi più volte alla settimana, sempre più spesso. A un certo punto padre Tomasi le diede un grosso libro di Giovanni della Croce, tutto dorato e lei, in macchina, ha incominciato subito a sfogliarlo. Vi si ritrovava. Si sentiva anche lei – come scrive il santo spagnolo dell’anima sotto prova – come un “ragno”, come un insetto.
Il focolare era in via Quattro Venti. Allora Roma non era estesa come adesso, c’erano ancora i campi attorno e i pastori con i greggi. «Mi piacerebbe essere quella pecora là, diceva, perché almeno non ha la volontà e agisce secondo la legge naturale». Ogni minima imperfezione la vedeva così ingigantita da sembrarle di fare peccati mortali. È proprio quello che san Giovanni della Croce descrive come notte oscura dello spirito. Chiara paragonava il suo cammino di vita spirituale con quello scritto da lui e trovava una profonda consonanza. Ma, per descrivere la “nostra” via fa come un passo avanti: per avere “Gesù in mezzo”, che è tutta la nostra vita, dobbiamo perdere non soltanto il nostro negativo, i nostri attaccamenti, l’“uomo vecchio”, ma anche le ispirazioni, l’“uomo nuovo”; dobbiamo spostare anche Dio in noi per amore di Gesù nel fratello. Parlava di perdere Dio per Dio, per l’unità vera, cioè per Dio in mezzo a noi.

Durante l’ultima notte interiore in Svizzera, nel 2005-2006, quando Dio, secondo la sua stessa espressione, sembrava «tramontato come il sole all’orizzonte», Chiara continuava a pregare?

Chiara non sentiva più Dio. Una volta mi ha detto: «Mi sembra di aver perso il carisma, di essere solo Silvia», non più Chiara.

Come Gesù che nell’abbandono si è sentito solo uomo.

Anch’io ho dato questa spiegazione: Gesù crocifisso e abbandonato ha amato fino a quel punto. Ma chi si trova in quella situazione non è capace di darsi questa risposta. Nonostante non sentisse più Dio, Chiara era fedelissima alla Messa, alle preghiere della mattina, prima di pranzo… sempre, sempre, direi più che mai. Prima, qualche volta, forse nell’apostolato, quando faceva i discorsi, le capitava di saltare qualche pratica di pietà. Invece alla fine era fedelissima e con una ampiezza nuova, che andava oltre l’Opera, oltre il cristianesimo, oltre tutto. Nelle sue preghiere ultime – Chiara faceva sempre preghiere spontanee dopo la Comunione – aggiungeva, per esempio: «Per tutti i moribondi del mondo, per tutti i peccatori». Continuava a pregare pur vivendo in sé questa notte terribile.

E' il cammino che Dio ha fatto percorrere a tanti santi...


Nessun commento:

Posta un commento