mercoledì 9 marzo 2016

Avrete la luce, sarete luce: che promessa! / 8


“Chi mi camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8, 12).
Un’altra delle grandi promesse di Gesù.
Cosa ci sarà dopo la morte? L’umanità ha sempre avuto paura delle tenebre che avvolgono il mondo dell’aldilà, dove non ci sarà più la luce del sole: “gettatelo fuori nelle tenebre: la sarà pianto e stridore di denti”. Ha sempre sperato di rivedere la luce…

Tra le opposizioni dualistiche con cui le culture e le religioni hanno percepito e rappresentato il mondo quella di luce e tenebre è una delle più forti e diffuse. All’insieme di immagini legate alla luce (giorno, calore, spirito, bene, divino) si oppongono quelle legate alle tenebre (notte, freddo, materia, male, demoniaco). Molte cosmologie iniziano il racconto della creazione con l’apparizione della luce o del sole, che emerge dalle tenebre primordiali, e descrivono la fine del mondo come il crepuscolo degli dèi e il ritorno delle tenebre.
La luce simboleggia la vita, la felicità, la perfezione. Platone associa l’idea del Bene, che illumina l’anima, a quella di Helios, il sole, luce fisica del mondo. Quando è personificata la luce diventa il simbolo dell’immortalità. È l’attributo di molte divinità, fino a designare Dio stesso: Ammon-Ra è il Dio del Sole che rischiara l’Egitto. I riti misterici di iniziazione avevano la funzione di mediare la salvezza tramite la divinità del sole/luce, che portava l’iniziato dalle tenebre alla luce. L’illuminazione è il momento fondamentale di ogni mistica, necessario per entrare nel mondo della luce. L’ha conosciuta Gautama Siddharta, ed è diventato il Buddha, l’Illuminato. La sua città sacra di Benares, nell’India settentrionale, è chiamata anche Kāśi, “città della luce”. Anche il Corano ha i suoi famosi “versi della luce”.

Il Dio d’Israele, nel suo amore di condiscendenza, “si fa uno” con noi e con i nostri archetipi. Si rivela usando i nostri simboli, il nostro linguaggio. Ed ecco che anche lui si ammanta di luce. La luce inizia e chiude la Bibbia. Il racconto della creazione si apre con: «Sia la luce! E la luce fu», a cui segue la creazione del sole e degli altri corpi celesti, che a differenza di quanto credevano le religioni da cui Israele era circondato, non sono dio, ma sono semplici creature di un Dio che le trascende infinitamente: soltanto «il Signore sarà per te luce eterna», raccomanda Isaia (60, 19). E la Bibbia si chiude, nella descrizione dell’Apocalisse, con la nuova creazione, che avrà Dio stesso come luce, sole che non conoscerà tramonto (22, 5).
La luce, nell’Antico Testamento, diventa comunque il simbolo della presenza di Dio e della salvezza: «Il suo splendore è simile al giorno, raggi escono dalle sue mani» (Abacuc 3, 4). I Salmi cantano: «Il Signore è mia luce e mia salvezza» (27, 1); «Alla tua luce vediamo la luce» (36, 10); mentre Isaia esorta il popolo dicendo: «Camminiamo nella luce del Signore» (2, 5). Anche per il Nuovo Testamento Dio «dimora in una luce inaccessibile» (1 Timoteo 6, 16), e non soltanto è «il Padre degli astri» (Giacomo 1, 5), ma è lui stesso «Luce, ed in lui non ci sono tenebre», come scrive esplicitamente Giovanni nella sua prima lettera (1, 5).

Gesù stesso si presenta come luce: «Io sono la luce del mondo», proclama nel tempio di Gerusalemme (Giovanni 8, 12). Ed è proprio in questo moneto che rivolge la sua promessa: chi le segue non camminerà più nelle tenebre, ma avrà «la luce della vita» (8,12).
La sua promessa si adempirà in pienezza al di là della morte, quando ci si spalancherà davanti la pienezza della vita.
Eppure già da ora possiamo averne un anticipo. Essa illuminò agli apostoli sul Tabor. Apparve in tutto il suo splendore anche a Paolo sulla via di Damasco: «all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo» (cf Atti 9,3). Interpretando questa sua esperienza la lettera agli Efesini scrive: «E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo» (4,6).
Brilla fino al punto che dovremmo essere luce a nostra volta: «dovete splendere come astri nel mondo» (Fil 2,15): un altro Gesù che si fa “Luce del mondo” per l’umanità intera.
Che promessa! Una promessa da Dio!

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