mercoledì 15 ottobre 2014

Parlare o scrivere?


“Media and evangelization”. Questo il titolo della relazione che ho tenuto questa mattina. Ho preso spunto da alcune lettere di sant’Eugenio de Mazenod. Era convinto che il Vangelo passava attraverso la parola: “La grazie della conversione – scriveva – è legata soprattutto alla parola. La parola è la rete gettata in nome di Gesù da san Pietro ai nostri giorni; lo sarà fino alla fine dei secoli. È con la parola parlata e non con la parola scritta che si operano le conversioni”. Nello stesso tempo supplicava i suoi studenti di filosofia e teologia di curare il culto delle lettere: “Dovete imparare a scrivere bene così come a parlare bene”.
Scoraggiava gli Oblati che volevano scrivere libri sulla difesa della fede o libri di cultura. Per lui era tutta una perdita di tempo, rubare le energie alla missione: “L’Oblato di Maria è prima di tutto un missionario, un annunciatore della Parola”.
Voleva tuttavia che scrivessero le loro storie missionarie, le esperienze di ministero, i frutti di conversione. E si lamentava che non gli arrivassero mai relazioni dalle diverse parti del mondo. Mons. Taché, vescovo nel nord ovest canadese, si difendeva dicendo che non scrivevano perché non avevano tempo: dovevano intraprendere viaggi paurosi, costruire chiese, scuole… “Piuttosto che scrivere noi prepariamo una storia per le penne di quelli che verranno dopo”. I missionari Oblati – si è sempre detto – fanno la storia, non hanno tempo è voglia di scriverla.

Con passare degli anni si è compreso il valore della parola scritta per l’evangelizzazione. I missionari si sono improvvisati scrittori, prima di grammatiche, di dizionari delle lingue indigene, poi di traduzioni della bibbia, di catechismi, di libri di spiritualità, di teologia… La bibliografia oggi conta migliaia e miglia di titolo, centinaia di riviste, decine di giornali...
La casa degli Oblati in Poznan, Polonia
Poi è iniziato il tempo di internet, un altro strumento, accanto alla parola e agli scritti.
Parlare o scrivere? Carta o social network?
Si tratta sempre di mezzi.
Più importante il contenuto (anche se McLuhan aveva la sua parte di verità quando affermava: “Il medium è il messaggio”).
Più importate ancora la testimonianza, la vita che c’è dietro, l’unica che può informare e dare forza all’annuncio. (Allora McLuhan  aveva proprio ragione?)
Forse sant’Eugenio sarebbe d’accordo. In ogni caso alla fine continuerebbe a ripetere: “La Parola di Dio ha forza in se stessa, al di là di chi ne è strumento”.

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