lunedì 6 ottobre 2014

I Tripoli di Agliana




Alla fermata della metro ho fatto quattro chiacchere con un amico coreano che legge abitualmente il mio blog. Mi ha detto che gli piace, ma che in Corea il blog serve soprattutto a comunicare cosa si è mangiato durante il giorno. Per farlo contento anch’io stasera racconto cosa ho appena mangiato: due biscotti Tripoli del rinomato forno di Agliana, in provincia di Pistoia.
I biscotti Tripoli, benché artigianali, sono esportati in tanti Paesi del mondo. Sembra li abbia mangiati anche Giovanni Paolo II e Giuliani, il sindaco di New York. Io li ho assaggiati per la prima volta questa estate e ne sono rimasto conquistato.
Ha iniziato a impastarli e a infornarli nel 1950 Guido Tesi, detto il Tripoli – da cui il nome dato ai biscotti – e la tradizione continua con la terza generazione familiare.
Questa estate, la mattina che sono partito per tornare a Roma, ho visto sulla tavola ancora qualche biscotto. Avrei voluto portarlo con me, ma ho lasciato stare.
La sera dopo entro in una casa a Roma. L’occhio mi va sulla biscottiera e riconosco i Tripoli. Non posso crederci: cosa ci fanno qui a Roma i Tripoli di Agliana! “Sapete che biscotti sono?” domando, non vorrei sbagliarmi. “No, non lo sappiamo, li ha portati qui l’altro ieri Alfredo da Pistoia…”. Proprio i Tripoli!
A casa racconto l’episodio e nasce un confronto animato tra Cantucci e Tripoli. Questi ultimi vengono denigrati perché “pieni d’aria”, a confronto dei compatti Cantucci. A me comunque, pur senza rinnegare i Cantucci, i Tripoli piacciono da morire.
Non so come, ma la storiella dove essersi diffusa. Fatto sta che oggi, di ritorno a Roma, mi ritrovo nella valigia una gradita sorpresa: due sacchetti di Tripoli!


Nessun commento:

Posta un commento