La casa e la chiesa "Madre de Dios" |
Dopo 13 ore di volo sono ripiombato nell’inverno, riscaldato dalla calorosa accoglienza degli Oblati di Buenos Aires.
Sono partito ieri sera con un Boing 777, 300 passeggeri a bordo. La lunga notte non mi ha consentito di vedere il paesaggio, ma il monitor di bordo segnava la rotta: Marocco, Sahara, Senegal, la grande traversata dell’Atlantico fino a Salvador in Brasile e giù giù fino all’Argentina.
L'affresco nell'abside: La Madre di Dio |
Gli Oblati arrivarono qui dall’Uruguay proprio grazie a un italiano, p. Centurioni. Nell’ottobre del 1934, in occasione del 32° Congresso eucaristico internazionale, avvenuto a Buenos Aires, furono presenti anche alcuni Oblati, incoraggiati a stabilirsi nella città. Il 7 luglio 1935 iniziò la presenza stabile nel barrio di Los Matederos e Bajos de Flores, che divenne la culla povera nei missionari, con una cappella di legno, due stanze senza acqua corrente, senza cucina e senza bagno. Nasque la parrocchia “Madre de Dios”.
Sono tornato qui dopo una trentina d’anni. Non trovo più le baracche di allora, ma un grande quartiere un po’ sgangherato. Appena in tempo per vedere gli Oblati nella loro “cattedrale” dell’Argentina, da dove partivano per le missioni al popolo: fra poche settimana lasceranno tutto in mano al clero diocesano. Nel frattempo hanno aperto un’altra parrocchia in una periferia della città malandata come lo era questa settant’anni fa. Sempre avanti i missionari, sempre nuove frontiere!
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