L’esperienza della Verna mi ha portato ad incontrare anche un altro grande frate, Eugenio Barelli, che dal 1985 vive la vita contemplativa nel romitorio delle stimmate, situato lungo il corridoio coperto che conduce al luogo delle stimmate. Mi ricorda il senso di questa esperienza vissuta da una minuscola comunità, tre frati, all’interno della grande comunità della Verna, il valore della contemplazione per la vita francescana e per quella di ogni fedele.
Rilegge la citazione che Francesco fa, nella Lettera ai fedeli, della preghiera di Gesù: “E per loro io santifico me stesso. Non prego soltanto per loro, ma anche per quelli che crederanno in me per la loro parola, perché siano santificati nell’unità, come lo siamo anche noi”. Ma qui Francesco, nel riportare il passo evangelico, sembra essersi sbagliato: cambia il termine usato da Gesù: verità (siano santificati nella verità) con la parola unità, mettendo insieme il versetto 19 e 20 del capitolo 17. A Francesco sta a cuore evidenziare che il cammino del frate minore (soltanto il suo?) è orientato all’unità, che occorre vivere per poter entrare nella gloria del Padre.
Padre Eugenio mi parla poi di Marta e Maria simbolo l’una dell’amore del prossimo e l’altra dell’amore di Dio, un unico indivisibile amore, che Gesù ha racchiuso nel grande comandamento. “Solo vivendo insieme il primo e il secondo comandamento – conclude padre Eugenio – si può avere Gesù in casa. In questa comunione, dove due o più sono uniti nell’agàpe, è accolto lui e pertanto lì è il tutto”.
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