Abbiamo concluso l’incontro delle redazioni internazionali di “Unità e Carisma”. Un lavoro intenso che ha portato, tra l’altro, a identificare le tematiche per i numeri del 2011. Il primo numero sarà dedicato alla situazione in cui vive la Chiesa oggi. Ed ecco la mia piccola riflessione:
Sant’Eugenio inizia la regola dell’Oblati con le parole: “La Chiesa, splendida eredità del Salvatore… è devastata crudelmente”. Allora Pio VII veniva fatto prigioniero da Napoleone e portato in esilio. Oggi non si è arrivati a tanto, ma la magistratura degli Stati Uniti vorrebbe portare in giudizio Benedetto XVI. Gli attacchi alla sua persona sono senza esclusione di colpi e, forse mai come adesso, almeno dai tempi di Pio IX, è stato tanto vilipeso. Più ancora è la Chiesa come tale a subire un forte calo di credibilità. Il fattore pedofilia, in essa presente come purtroppo in tante famiglie e in ogni ambito sociale, è stato enfatizzato oltre ogni limite. Certe operazioni economiche disinvolte, di dubbia legalità, da parte di ecclesiastici, lasciano sgomenti. Le campagne mediatiche e le derisioni spaziano su ogni campo. La conseguenza è la disaffezione per la Chiesa da parte di tanti cattolici un po’ in tutta Europa e l’abbandono della pratica religiosa. “Gli ecclesiastici si comportano male – sembra essere il ragionamento di tanti –, quindi via dalla Chiesa”. Come se la Chiesa coincidesse con la sua Gerarchia! Non siamo noi cristiani, tutti, di ogni vocazione, Chiesa e responsabili della Chiesa? Una situazione simile dovrebbe suscitare un più profondo senso di corresponsabilità, un’adesione più sentita, un impegno a testimoniare un cristianesimo vivo e coerente, il coraggio di entrare nelle strutture per offrire il proprio contributo a risanare le piaghe della Chiesa? Dovremmo sentire rivolta a noi la domanda di Gesù: “Volete andarvene anche voi?”.
Cosa possiamo fare, in concreto, davanti alla “Sposa di Cristo, devastata crudelmente”?
Riconoscere e accettare che gli uomini di Chiesa portano il loro tesoro prezioso in vasi di argilla. Senza rassegnazione e senza presunzione. Noi cristiani non siamo migliori degli altri, ma non rinunciamo a voler essere coerenti con il Vangelo, e dopo ogni sbaglio confidiamo nella grazia del perdono e nell’opportunità che ci viene offerta di ricominciare.
Non appoggiarci sulle alleanze con il potere ricordando la logica diversa proposta da Gesù, quella del “tra voi non sia”, quella del “piccolo gregge”. Ritrovare la semplicità evangelica delle colombe, dei bambini del Regno dei cieli, degli agnelli mandati in mezzo ai lupi, senza temere nulla, sapendo che perfino i capelli del nostro capo sono contati. Senza ricercare il prestigio, né riporre la fiducia su strumenti o sicurezze umane; senza bramare le ricchezze, fidandoci di più della provvidenza di un Padre che ha cura di tutti i suoi figli.
Ritrovare una maggiore compattezza attorno al Papa, senza fanatismi e senza limitarci ad una comunione verticale, ma dilatata su tutte le componenti ecclesiali, unite tra loro, senza contrapposizioni, invidie, egemonie.
Non cercare sicurezza in un ritorno al passato, ma avere il coraggio di andare avanti nell’apertura dialogica con gli uomini e le donne di ogni cultura e tendenza, senza ripiegamenti o inutili nostalgie, credendo in quanto di buono e di bello Dio ha seminato ovunque. La Chiesa non sarà mai pienamente se stessa e perde la capacità di rinnovarsi, se smette di spalancarsi sul mondo e se non tiene accesa la fiamma della missione.
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Grazie zio. Io ci sto!
RispondiEliminasì, ma... come?
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