venerdì 20 agosto 2010

Il Vangelo di Leonardo Sciascia

Nino Nuzzo ha letto, a suo tempo, un mio articolo apparso su Città Nuova dove accennavo a Sciascia. Avevo fatto l’imperdonabile errore di battezzarlo Federico, invece di Leonardo, per il semplice motivo che ho conosciuto prima il filosofo Federico Sciascia e poi lo scrittore Leonardo Sciascia e il nome che mi si associa sempre, in maniera irreflessa, a Sciascia è quello di Federico. A parte questo, Nuzzo ha mostrato di apprezzare, bontà sua, l’articolo, facendomi anche omaggio di un suo saggio dal titolo “Il Dio di Sciascia” (Leonardo, naturalmente!). L’ho appena letto, con gusto, imparando così a conoscere meglio l’uomo, oltre che lo scrittore, e anche più in dettaglio il suo pensiero religioso. Mi ha compito, tra l’altro, la sua avversione alla Chiesa come istituzione (ma per fortuna Sciascia era pieno di contraddizioni, in perenne ricerca, anche in questo campo). Allora, gli domanda un giornalista, la Chiesa ha vanificato anche il patrimonio morale che i vangeli ci hanno donato? E Sciascia con sicurezza: “No, quello no. Il Vangelo continuerà a vivere nel cuore degli uomini che hanno cuore”. Leggere il Vangelo era per lui “una regola”, “qualcosa come dar corda all’orologio perché non lo si trovi mai fermo all’indomani”. Oggi l’orologio non si carica più, ma il Vangelo…

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