“Il pesce è fatto per il mare, l’uccello è fatto per il cielo, l’uomo è fatto per l’amore”. Così è terminato ieri Ars amoris, il ConcerTheatre sul curato d’Ars, riuscitissimo connubio di parola e musica, presentato nell’aula magna dell’università lateranense (vedi www.azionimusicali.com/ars.html). È la seconda volta che lo ascolto, ma questa volta mi è entrato dentro con maggiore profondità, come un invito serio alla santità.
Ma ieri, più ancora dello spettacolo sul curato d’Ars, mi ha colpito un altro “spettacolo”, quello dei sacerdoti presenti, riuniti attorno a Hubertus: uno spettacolo nello spettacolo; o meglio, questi sacerdoti erano lo spettacolo nel quale si è svolto lo spettacolo sul curato d’Ars. Uno spettacolo, quello dei sacerdoti, che parlava d’unità, d’amore reciproco vero, e quindi di gioia luminosa e contagiosa. La figura di Giovanni Maria Vianney andava in dissolvenza ed appariva il sacerdote di oggi, come l’ha sognato il Concilio – come lo sognava Gesù – attuazione del Vangelo che ha liturgia si fa leggere oggi: “Vi do un comandamento nuovo, amatevi gli uni gli altri… Siete miei amici se vivete il mio comandamento… amatevi gli uni gli altri”. Un sacerdozio nuovo, dunque, di tantri sacerdoti fatti uno dal comandamento nuovo. Ieri ho visto gli amici di Gesù.
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