lunedì 30 giugno 2025

Un magnifico giardino: Chiara Lubich e i religiosi

 


Un nuovo bel libro della Collana “Studi e Documenti” del Centro Chiara Lubich. Alba Sgariglia ne ha fatto recentemente la presentazione. Riporto le sue risposte a due domande:

Il testo approfondisce il rapporto tra il carisma dell’unità e i carismi di numerosi ordini religiosi. Puoi dirci qualcosa a riguardo? Cosa emerge dal testo?

Ci troviamo senza dubbio di fronte ad un testo molto ricco e un po’ unico nel suo genere. Già il titolo del volume “Un magnifico giardino” è molto eloquente. Riprende infatti una metafora usata da Chiara Lubich per esprimere la straordinaria, colorata varietà dei carismi presenti in duemila anni dalla nascita della Chiesa. Un modo originale, “poetico”, per descrivere una profonda realtà ecclesiologica: quel “profilo mariano” rappresentato dai carismi che da sempre ha affiancato il “profilo petrino”, cioè la Chiesa istituzione.

Nella storia del carisma dell’unità assistiamo a questa funzione in modo molto evidente: un carisma nascente, nuovo, annunciato da una giovane donna, laica, che in breve tempo si diffonde e dilaga nel mondo. Accanto a lei, fin da subito (siamo ancora nei primi anni ’40) troviamo ordini religiosi, i più vari, che attraverso alcuni esponenti, colpiti dalla luce di questa vita evangelica rinnovata, si fanno a loro volta “sostenitori”, “difensori”, “portavoci “del messaggio; messaggio nel quale trovano essi stessi, ciascuno personalmente, nuova vitalità e nuovo slancio nei confronti anzitutto del proprio carisma.

Tutto ciò è particolarmente sorprendente nello studio offerto da questo volume. I molteplici documenti riportati attestano dalla viva voce dei protagonisti l’esperienza vissuta. Ne ricordo solo uno a mo’ di esempio, che mi sembra esprima anche gli altri. Un francescano, in una lettera del 1954 scrive: “Alla luce dell’Ideale dell’unità ho riscoperto il senso della mia vocazione francescana e sacerdotale” (p.78).

È quello che è accaduto a tanti, religiosi e religiose che hanno avvicinato il carisma dell’unità: una profonda riscoperta del proprio fondatore, dello specifico del proprio carisma, in comunione con gli altri carismi, con gli altri “fiori” del magnifico giardino della Chiesa.

Penso che questa sia una delle peculiarità più “nuove”, più originali, più sfidanti del messaggio di Chiara, e non solo per l’epoca postbellica e preconciliare in cui nasce, ma ancora oggi, per le sfide che pone il terzo millennio.

Sembra un paradosso, come ben esprime padre Silva nella sua prefazione: il carisma di Chiara ha la missione di portare l’unità tra i carismi. Una missione tutta “mariana” nel senso che - cito dalla prefazione -: “è Maria che nel Cenacolo lega tra loro gli apostoli senza avere la missione dell’apostolo” (p.14).

È un testo che ha per oggetto il rapporto dell’Ideale con gli altri carismi. Può essere una lettura utile e formativa per tutti gli appartenenti all’Opera di Maria?

Senz’altro può esserlo perché, se da una parte emerge ciò che il carisma dell’unità ha suscitato negli altri carismi, la ricerca di questo volume della collana “Studi e Documenti” verte anche sul ruolo veramente unico, straordinario, che i carismi antichi - per così dire - hanno avuto accanto ad un carisma così nuovo e diverso da quelli esistenti all’epoca.

Nelle situazioni più difficili e complesse dei tempi in cui il Movimento era all’esame del Sant’Uffizio, i religiosi sono stati di grande sostegno - spirituale e non solo -, per Chiara e per i suoi primi e prime compagne. La loro presenza dava la sicurezza a Chiara – quasi una garanzia - di essere ben innestata nell’albero secolare della Chiesa e al tempo stesso era una conferma per la novità che il suo carisma proponeva.

È una storia che si conosce poco. Una storia tutta da scoprire, a mio parere, non solo per tutti gli appartenenti all’Opera di Maria, ma anche per ricercatori e quanti sono interessati a cogliere il “soffio dello Spirito” nel disegnare la storia dei carismi nella Chiesa, la continuità e insieme la novità di ciascuno.

Il testo “Un magnifico giardino” fa emergere - si potrebbe dire ricorrendo ancora a termini teologici – la “pericoresi”, la “mutua inabitazione” tra i carismi e la loro funzione nei rapporti della Chiesa istituzione: un dato importante, attualissimo che - nella scia del cammino sinodale intrapreso -, conferma la “coessenzialità” delle due componenti (carismi e istituzione), recentemente menzionata anche da papa Leone ai responsabili delle Aggregazioni laicali, il 6 giugno scorso (cf. Leone XIV, Alle aggregazioni laicali, 6 giugno 2025).

domenica 29 giugno 2025

Un buon pastore scriteriato

Augustinus è stato pastore. Quando abbiamo letto la parabola evangelica del pastore che va in cerca della pecora smarrita ha scosso la testa. “Gesù era un falegname e sicuramente era un bravo artigiano. Ma di greggi non se ne intende”. E mi spiega che innanzitutto una pecora non si perde mai da sola, sono sempre almeno in due. Inoltre non si lascia il gregge nel deserto per andare in cerca delle pecore che si sono smarrite; prima di porta il gregge all’ovile, al sicuro, poi si va a cercare quelle disperse.

Forse anche gli ascoltatori di Gesù si saranno guardati gli uni gli altri e si saranno domandati cosa stesse mai raccontando. Spesso le parabole di Gesù non tornano. Ma lui lo fa apposta, le sue storie sono sempre paradossali. Il fatto è che devono lasciare intuire così… “dell’altro mondo”, dove appunto le cose funzionano in modo diverso da questo mondo!

Così per questa parabole, che abbiamo nello nella festa del Cuore di Gesù. Sì, questo pastore fa cose inaudite, autentiche pazzie, che vanno contro il buon senso, anche per una sola pecora! Non è una pazzia mettere in gioco la sua vita per salvare la nostra? Anche per uno solo! Ognuno di noi è amato personalmente, è unico! 

sabato 28 giugno 2025

La vita che va

L’anno accademico è terminato. Alcuni dei nostri studenti dello Scolasticato Internazionale tornano nei loro paesi di origine, altri ne arrivano: venerdì sera festa di congedo. La vita continua…

Oggi ancora in festa, prima della dispersione estiva, con tutta via Aurelia 290, una realtà complessa, dove vivono tre comunità distinte e unite. Anche qui alcuni partono definitivamente, altri arrivano. La vita continua…

Sì, è un mistero la vita, ogni giorno nuova anche se a volte sembra sempre la stessa. Chi va e chi viene, chi cresce e chi decresce…

Ancora un po’, un po’ soltanto, e siamo alla meta. 





venerdì 27 giugno 2025

La grande squadra dell'UPM

Mi sono meritato una “Laurea honoris causa”! Semplicemente per le due lezioni che ho tenuto all’UPM e che, come tutte le altre, hanno fatto il giro del mondo. 

Nel bel prato retrostante gli uffici mercoledì c’è stato un ringraziamento a tutti coloro che hanno lavorato al programma; non immaginavo che dietro le quinte ci fossero così tante persone, tra tecnici, traduttori… Mai come quest’anno il corso dell’Università Popolare Mariana ha avuto così tanto successo: davvero è il frutto di una grande collaborazione. Grazie a tutti!



giovedì 26 giugno 2025

Incontro col Papa

Nell’ambio del giubileo dei sacerdoti questo pomeriggio, nell’Auditorium di via della Conciliazione, si è tenuto un programma incentrato sulla pastorale delle vocazioni e sulla formazione nei seminari. Dieci esperienze da tutto il mondo, una più bella dell’altra.

Che festa!!! Una sala esplosiva, con una gioia che non si conteneva, espressa in canti spontanei e coinvolgenti, battute provenienti dalla sala, improvvisazioni… Il titolo dell’incontro “Sacerdoti felici” esprimeva una realtà.

Il cuore dell’incontro, oltre al breve e intenso saluto del card. Lazzaro, in qualità di prefetto del Dicastero per il clero, è stata la presenza del Papa.

Mi hanno preso soprattutto le prime parole, quando riprendendo la frase evangelica a tema dell’incontro – «Vi ho chiamato amici» (Gv 15,15) – ha detto che queste parole di Gesù «non sono soltanto una dichiarazione affettuosa verso i discepoli, ma una vera e propria chiave di comprensione del ministero sacerdotale. Il sacerdote, infatti, è un amico del Signore, chiamato a vivere con Lui una relazione personale e confidente…». Tutto il discorso è stato a commento di questa amicizia con il Signore. Il dialogo improvvisato con la sala è stato speciale…


Inaspettato, alla fine, l’invito che mi è stato rivolto a salutare personalmente il Papa in qualità di “consultore” del Dicastero, insieme agli altri che vi lavorano. 

È la terza volta che vedo il Papa: la prima quando si è affacciato alla loggia di San Pietro subito dopo l’elezione; la seconda alla concelebrazione per l’inizio del suo ministero. Mai avrei immaginato che la terza volta avrei potuto incontrarlo a tu per tu. Pochi momenti, eppure mi ha dato l’impressione di una persona straordinaria, semplicissima, profonda, solare.

"Cosa ti ha detto?" mi hanno subito chiesto. Per la verità non mi ha detto niente. Sono stato io a dirgli qualcosa. Prima di tutto che sono un Oblato di Maria Immacolata, e subito mi ha sorriso: tra l’altro in Perù ha ordinato vescovo un nostro Oblato… Poi gli ho detto che ero contento di potergli esprimere la mia unità. Infine, facendo eco al suo discorso, ho detto che sono un amico di Gesù, ma subito, rendendomi conto che stavo esagerando, mi sono corretto, dicendo che comunque vorrei essere amico di Gesù… Ho avvertito un’intesa profonda.



mercoledì 25 giugno 2025

Come pregare?

 

Quale metodo usare nella preghiera? Oggi è la festa del beato Paolo Giustiniani, un monaco del 1500 che diede vita a una riforma dell’ordine Camaldolese, fondando il monastero di Santa Corona. 

A chi gli chiedeva come pregare rispondeva:

«Tieni a mente che nelle tue orazioni, quando cioè sei in preghiera, il metodo migliore è quello di non avere nessun metodo e che la forma migliore è quella di non avere alcuna forma. Poiché l'orazione nasce da quello Spirito che nei suoi doni è generoso, abbondante e vario, così vari e diversi e quasi infiniti sono i modi e le forme che essa ha» (Trattato sulla preghiera).

martedì 24 giugno 2025

La chiamata di Gesù Cristo...

 

«La chiamata di Gesù Cristo…». Le nostre Regole – quelle che dovrei commentare il prossimo anno nell’anniversario della loro approvazione – iniziano così. Poteva esserci inizio migliore? Tutto nasce dalla chiamata a seguirlo.

Noi non seguiamo un ideale, un progetto, neppure un carisma. Seguiamo una persona viva con la quale siamo chiamati a vivere. Ai membri di “Comunione e Liberazione” papa Francesco ricordava che «il centro non è il carisma, il centro è uno solo, è Gesù, Gesù Cristo! Quando metto al centro il mio metodo spirituale, il mio cammino spirituale, il mio modo di attuarlo, io esco di strada. Tutta la spiritualità, tutti i carismi nella Chiesa devono essere “decentrati”: al centro c’è solo il Signore!» (7 marzo 2015).

Non è una nostra iniziativa, una nostra scelta. Non scegliamo, siamo scelti, siamo chiamati. L’iniziativa è sempre sua. È suo il primato d’amore. «Come possiamo amare, se prima non siamo stati amati?», si domandava sant’Agostino. Se «noi amiamo», ci ricorda ancora l’apostolo Giovanni, è «perché egli ci ha amato per primo» (1 Gv 4, 19). Dio – ci ricorda il Concilio – «nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con Sé» (DV 2).

Da dove nasce la chiamata? Da qualche nostro merito? No, è pura espressione dell’amore di Gesù, che a sua volta manifesta l’amore del Padre. Un amore gratuito, che chiama alla comunione con sé. «In questo sta l’amore – ci ricorda l’apostolo Giovanni –: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi» (1 Gv 4, 10). È lui che per primo, come lo sposo del Cantico dei Cantici, ci viene incontro e chiama: «Alzati amica mia, mia bella, e vieni» (Ct 2, 10).

Egli si apre e si rivela, chiama e si comunica. Quanti, raggiunti da tale amore, rispondono e a loro volta si aprono e si donano, si trovano coinvolti in un rapporto con lui che tende alla comunione più piena.

È la grande luce che brilla nel cuore di colui che crede e che gli fa gridare: “Sono amato dall’Amore!”.

L’evangelista Giovanni ricordava il giorno e l’ora del suo incontro con Gesù, quanto si sentì rivolgere l’invito: “Venite e vedete”. Gli apostoli ricordavano il luogo preciso della loro vocazione: il lago, il tavolo delle imposte...

“Ho visto il Signore”, grida Maria Maddalena il giorno di Pasqua: l’ha incontrato nel giardino. “Abbiamo visto il Signore”, testimoniano gli apostoli a Tommaso: l’avevano visto arrivare nel cenacolo. E la prima Lettera di Giovanni: «Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita; (…) quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi» (1 Gv 1, 1-3).

Con la stessa forza si esprime Paolo. Pur vivendo in un tempo ormai lontano da quello di Gesù, anche lui può gridare: «Non ho visto Gesù, nostro Signore?» (1 Cor 9, 1). Sì, l’ha realmente incontrato sulla via di Damasco: «Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto» (1 Cor 15, 8); «Dio si compiacque di rivelare a me il Figlio suo» (Gal 1, 16).

Non potremmo anche noi fare memoria della nostra chiamata personale? Quando, dove, come sono stato “guardato” da Gesù? Ognuno di noi conserva in cuore il ricordo della propria chiamata, quell’istante in cui ci siamo sentiti guardati ed amati da Gesù che svela un amore presente da sempre, da tutta l’eternità: «Ti ho amato con amore eterno» (Ger 31, 3).

Gli inizi sono sempre luminosi, generosi, radicali. Quanti momenti di gioia da allora, di intimità con lui, di donazione generosa, di edificazione della Chiesa. Successivamente forse possono essere subentrati i distinguo, gli adattamenti, i compromessi, assieme alle delusioni. Non saranno mancate le difficoltà, le prove, la presa di coscienza della propria debolezza e fragilità, i fallimenti… Eppure quegli inizi sono stati luminosi, generosi, proprio per quel primo sguardo posato da Gesù su ognuno.

È la scoperta gioiosa di avere un Padre che ci ama al punto «da dare il suo Figlio, l’Unigenito» (Gv 3, 16). La scoperta che il Figlio, fattosi uomo per amore, ci ama fino a dare «la sua vita per noi» (1 Gv 3, 16). La scoperta che lo Spirito si riversa in noi come amore (cf. Rm 5, 5): Dio è Amore! E perché amore ci ama, personalmente. San Paolo comunicava con gioia ai suoi cristiani della Galazia la scoperta che aveva sconvolto la sua vita dandole finalmente un senso: il Figlio di Dio «mi ha amato e ha dato se stesso per me» (2, 20).

Perché non fermarsi e prendere il tempo per tornare agli inizi, alla prima autentica illuminazione interiore, seguendo il suggerimento della lettera agli Ebrei: «Richiamate alla memoria quei primi giorni nei quali foste illuminati» (10, 32)?

Non è un ricordo nostalgico, ma un percorso che fa riemergere le scelte inalienabili che stanno all’origine del nostro cammino. Se ne può scorgere l’ingenuità iniziale, ma anche la sincerità, assieme all’apprensione con cui esso è iniziato, le insufficienze della risposta. Perché non raccontiamo a noi stessi e impariamo a raccontare agli altri la storia della nostra vocazione?

Paolo l’ha incontrato sulla via di Damasco. I primi discepoli sul lago, sulle vie di Galilea. Sant’Eugenio nella cattedrale di Aix. Ognuno di noi ha la sua storia… possiamo raccontarla a noi stessi e agli altri.

lunedì 23 giugno 2025

L’eredità di Emmaus

Dal Vaticano al Quirinale ai nipoti oggi c’eravamo tutti al suo funerale. Cosa aveva di straordinario questa piccola grande donna? Lo hanno detto in tanti in tanti modi. 

A me ha colpito vedere che ha tratto vantaggio della sua posizione per mettere in mostra non sé stessa o il suo Movimento ma Dio. 

sabato 21 giugno 2025

Emmaus cammina con noi

 

Maria, nel giorno della sua festa – “la Consolata” – è venuta a prendersi Maria Voce, Emmaus. Quanti ricordi… da quando viveva a Istambul e curavo le sue pratiche all’Università del Laterano, fino a questi ultimi giorni, quando la vedevo presente alla messa o ad altri brevi incontri: sempre con lo stesso sorriso, sempre più minuta, più essenziale, trasparente, pacificante. C’era. E bastava.

Una foto mi è particolarmente cara, appuntata nella mia stanza. Non mi si vede ma ci sono anch’io, perché scatto la foto! Neanche Chiara si vede, ma c’è e se ne vede l’effetto, il riflesso sui volti dei professori riuniti per la Scuola Abbà: una luce che ci ha illuminato.

Emmaus in quella foto è in mezzo a noi, una di noi, che si lascia illuminare dal carisma e cammina con noi alla sua luce. Oltre al nome – Emmaus – che mi ricorda l’essenziale, Gesù in mezzo a noi, è questa l’immagine che mi rimane di Emmaus: una compagna di viaggio che cammina con noi, un’amica…

venerdì 20 giugno 2025

Ditelo con un bacio

Ho lavorato tutto il giorno per preparare la pubblicazione del prossimo libro. Sono alla fase più prosaica: refusi, riferimenti bibliografici… Piccole cose che richiedono tanto tempo e mettono in luce tanti particolari... Faccio il lavoro con due angeli che correggono e completano con pazienza.

Durante il lavoro mi offrono un bacio Perugina. Da quanti anni non ne mangiavo uno. Non sono proprio più come quelli di una volta, adesso hanno mille gusti diversi. Immutabile rimane tuttavia il foglietto con la frase amorosa. Non posso fare a meno di leggerlo: “Forse sono le nostre imperfezioni che ci rendono così perfetti l’uno per l’altra”. Le imperfezioni del mio libro brillano di luce nuova e mi fanno intrecciare rapporti più profondi. 

giovedì 19 giugno 2025

Un commento originale alle nostre Regole

Anche quest’anno, come ogni anno, appare un numero di “Oblatio Studia”, pubblicato come supplemento alla rivista “Oblatio”. Siamo al volume 14: A Companion to the OMI Constitutions and Rules. Reflections by the Oblate Charismatic Family.

426 pagine di commento alle Costituzioni e Regole, in occasione degli ormai prossimi 200 anni dall’approvazione da parte di papa Leone XII.

Un libro scritto da ben 135 collaboratori che, sotto la guida di p. Frank Santucci, condividono le loro "intuizioni" su vari aspetti della Regola. È una guida alla lettura del testo che ispira la Famiglia oblata: religiosi, religiose, laici, membri di Istituti secolari che condividono lo stesso carisma. Con tanti autori, rappresentanti di tutte le componenti della Famiglia, l’opera non può essere omogenea, ma in compenso offre tante prospettive e sensibilità diverse, e questo fa la sua ricchezza!

Buona lettura… Per chi volesse posso fornire l’edizione digitale.

mercoledì 18 giugno 2025

Davanti al Crocifisso di Nemi


 Ieri, durante la pausa pranzo, ho approfittato per fare due passi nel paese di Nemi. O almeno questa era la mia intenzione. Ho cominciato con una breve visita alla chiesa del Crocifisso. Allora si è scatenato un temporale che è durato due ore ininterrotte con pioggia a battente. Così sono dovuto rimanere in chiesa…

È stata l’occasione per ammirare con calma il crocifisso del 1600, scolpito da uno dei frati francescani che viveva in quel convento. È il frutto di una meditazione profonda sul morte di Gesù in croce, che sta lì tra le atroci sofferenze, la consegna della propria vita nelle mani del Padre, il sonno della morte.

Mi sono ricordato del Gran Maestro buddista Phra Ajahn Thong che venne qui in preghiera. Dopo essere rimasto a lungo davanti all’immagine del Crocifisso disse soltanto: “Ecco l’Agape”. Aveva capito che la morte di Gesù in croce è l’espressione massima dell’amore.

Non è il solo. Ho avuto modo di leggere con calma tante frasi lasciate sul libro dei visitatori: ringraziamenti, espressioni di adorazione, richieste di grazie, confidenze... Eppure c'è ancora tanta fede!




martedì 17 giugno 2025

I carismi nel cammino sinodale

Al convegno del SEDOS che in questi giorni si tiene a Nemi oggi ho offerto un mio contributo sui carismi nel cammino sinodale. Una ottantina di membri delle diverse case generalizia, quattro traduzioni simultanee. Un gruppo bellissimo e molto dialogico...

L’intervento ha preso avvio dalla convinzione che i carismi sono parte costitutiva del cammino sinodale. La Chiesa non può camminare senza i carismi, che fanno parte della sua natura, e i carismi non possono camminare da soli, ma soltanto se pienamente inseriti in tutto il popolo di Dio.

«Nessuno è cristiano da solo!», ha detto papa Leone XIV ai rappresentanti dei Movimenti ecclesiali e delle nuove comunità. «Siamo parte di un popolo, di un corpo che il Signore ha costituito» (6 giugno 2025). Ricordiamo inoltre le prime parole del suo salute iniziale: «A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, d’Italia, di tutto il mondo: vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono» (8 maggio 2025).

Il cammino sinodale avviato da papa Francesco (per la verità avviato dallo Spirito Santo il giorno di Pentecoste) continua! E noi ne siamo protagonisti.

I carismi trovano la loro piena identità in questo cammino, nella condivisione del proprio dono, perché la condivisione è nella natura stessa del carisma. Nello stesso tempo la condivisione arricchisce il carisma consentendogli la piena manifestazione delle potenzialità in esso racchiuse. In questo cammino fatto insieme e nella reciproca condivisione vi è infatti un di più che va oltre la somma delle componenti, un di più che ha la consistenza mistica nel Signore Risorto presente tra quanti sono uniti nel suo nome. È ben più della semplice cooperazione. «La vita cristiana – ha ricordato in proposito papa Leone – non si vive nell’isolamento, come se fosse un’avventura intellettuale o sentimentale, confinata nella nostra mente e nel nostro cuore. Si vive con gli altri, in un gruppo, in una comunità, perché Cristo risorto si rende presente fra i discepoli riuniti nel suo nome» (6 giugno 2025).

Ho quindi esposto cinque piste per un cammino sinodale a cerchi sempre più ampli, con una conclusione “metodologica”:1. Carismi personali in relazione all’interno del medesimo carisma.
2. Carismi in relazione all’interno della Famiglia carismatica.
3. Carismi in relazione tra di loro.
4. Carismi in relazione con le diverse vocazioni ecclesiali.
5. Carismi in relazione con il mondo.




lunedì 16 giugno 2025

I nostri libri

Una vola al mese presento i libri degli Oblati e sugli Oblati. Oggi ho presentato, tra gli altri, quello di Salvatore Franco, La sessualità ritrovata, che vuole aiutare a testimoniare e trasmettere alle nuove generazioni una visione della sessualità fondata sul rispetto della “ecologia” della persona e della corporeità, che rifiuti ogni forma di uso e manipolazione degli altri e che dia senso e calore al vivere per fare della propria esistenza un dono d'amore.

Ho poi presentato il commento alla Regola degli Oblati, curato da Frank Santucci. Un libro con un centinaio di autori! Sì, un’opera corale che potrà aiutare tutta la Famiglia oblata a vivere la propria vocazione.


domenica 15 giugno 2025

San Frumenzio, Chiesa viva

Sono passato tante volte davanti a quella bella chiesa moderna per andare all’università Salesiana. Soltanto oggi ho “scoperto” che si tratta di san Frumenzio, il santo che avrebbe portato il cristianesimo in Etiopia.

Ho concelebrato con p. Nino Bucca che lavora in quella parrocchia e ho trovato un mondo inimmaginabile. Oltre la chiesa, la casa della catechesi con aule e saloni, il centro giovanile dove orbitano un 500 giovani, la casa della carità con “casa famiglia (attualmente 9 mamme e 10 bambini, con i quali ho preso il gelato!), assistenza disabili, accompagnamento anziani soli, aiuto al reinserimento degli ex carcerati, assistenza alle prostitute, campi scuola per i ragazzi, e mille altre attività.

La Chiesa è viva!



sabato 14 giugno 2025

Se guardo questa Roma... con i bambini

Finito l’anno con i bambini! Un pomeriggio meraviglioso. Dopo la messa visita alla mostra “Se guardo questa Roma”, fatta a modo di caccia al tesoro. Regalo ai vincitori (tutti!) un dischetto, tipo CD con queste frasi di Chiara rivolte proprio si bambini:

Sapete qual è la vera felicità? Provate: è quella che ha la persona che ama, che ama. Quando si ama si è felice e se si ama sempre si è felici sempre.

Mi metto d'accordo con Gesù e gli dico: "Guarda che tutto quello che faccio oggi è tutto per Te, tutto per Te!"

Che cosa potete fare voi nel mondo? Dare la felicità, insegnare ad amare. A chi? Alle sorelline, ai fratellini, ai compagni, a tutti i bambini che voi incontrate!

Amare Gesù è la cosa più importante della nostra vita, Si è la cosa più importante!





venerdì 13 giugno 2025

Gli Oblati a Cagliari

Sul numero di giugno di “Città Nuova” un bell’articolo di 4 pagine sugli Oblati a Cagliari e sui volontari che lavorano nel quartiere di S. Elia. Inizia così:

A dicembre 2021 è arrivata la pensione, pensavo ad una vita più rilassata, ma non potevo rimanere indifferente di fronte alle persone più disagiate ai margini della mia città. I Missionari Oblati di Maria Immacolata della parrocchia di S. Elia di Cagliari hanno invitato me e altre mie amiche ad animare, coi laici di Madre Teresa di Calcutta, che già lavoravano nel quartiere, un Centro d'ascolto. Inutile negare che abbiamo dovuto superare la paura di infilarci nel profondo di una piaga dolorosa e anche pericolosa, per chi come noi vive in quartieri più "facili". Il quartiere S. Elia ospita circa 8 mila persone, con tanti poveri e disoccupati, alcuni con problemi di droga, dipendenze e ogni genere di degrado sociale. Paesaggisticamente è un posto incantevole, con un mare da cartolina, una scogliera e una spiaggia di rara bellezza, ma chi ci abita si sente quasi un corpo estraneo nella città, abbandonato dalle istituzioni, ora che hanno chiuso il Centro di quartiere e sposato in altra sede i servizi sociali, tra cui anche il medico di base.

giovedì 12 giugno 2025

Un grande santo "minore"

13 giugno, sant’Antonio da Padova. Questo sì che è un santo! Eppure anche santi i santi “minori” non sono meso santi. Come quello che abbiamo celebrato oggi, il beato Giuseppe Cebula. 

Una persona poco appariscente, ma con tanto coraggio. Quando le truppe naziste invadono la Polonia non gli è più consentito vivere in comunità ed esercitare il suo sacerdozio. Di giorno lavora come semplice bracciante; di notte celebra la Messa; in segreto, porta conforto ai morenti, benedice i matrimoni e battezza i neonati... Nel febbraio del 1941, gli viene categoricamente proibito qualsiasi ministero sacerdotale. Nonostante ciò, celebrava il Santo Sacrificio della Messa ogni giorno a mezzanotte nella rimessa della fattoria o spesso persino in cantina, assistito da un fratello oblato. Il 2 aprile, dopo aver celebrato la Messa a mezzanotte, si rivolge al fratello che gli era sempre rimasto fedele: “Oggi ho celebrato la mia offerta a Dio per l'ultima volta…”. Durante il pranzo, la polizia irrompe e lo porta in campo di concentramento. Le percorse, le umiliazioni, le torture sono indicibili. Non riesce neppure a mangiare, a salire sul letto. “Non avrei mai immaginato che la cattiveria umana giungesse a tanto”, esclama. Poi gli sparano e lo bruciano nel forno crematorio…

Pochi anni prima aveva scritto alla famiglia: “Il nostro patire dura poco. Ciò che più importa è trarne beneficio. Dobbiamo sottometterci alla volontà di Dio, convinti che è Dio che permette la malattia e la morte. Egli è il Signore ed egli fa quello che vuole e come vuole».

mercoledì 11 giugno 2025

Roma felix: alla scoperta dei primi cristiani

Le origini del cristianesimo a Roma: dove hanno vissuto Pietro e Paolo, le origini e la riscoperta delle catacombe… Come è tutto raccontato bene nei podcast dell’Avvenire.

Vale la pene ascoltarli: brevi e interessantissimi. Un bella camminata nella Roma dei primi cristiani.

https://www.avvenire.it/podcast/pagine/roma-felix

 

martedì 10 giugno 2025

Nessun limite alla santità

«Sacerdoti e religiosi Oblati; nessun limite alla santità personale: fino al culmine della perfezione! Nessun limite allo zelo: fino alla morte! [...] Non si può essere missionario alla Padre de Mazenod a metà, ma completamente: con le parole e con gli esempi.

La nostra vita sacerdotale, religiosa e missionaria è allora una donazione totale di noi stessi, un impegno radicale, un’oblazione senza limiti [...]

Lo spirito che ci caratterizza, lo ripeto, è quello di un’oblazione senza riserve, così ben espresso dal nostro nome».

Così p. Deschâtelets il 15 agosto 1951. Questi vecchi padri se ne intendevano…

lunedì 9 giugno 2025

Non ci resta che la santità

Ieri ho celebrato i miei 50 anni di sacerdozio. E adesso? Ho chiesto un regalo, diventare santo. È la sola cosa importante. “In nome di Dio, siamo santi!”, continua a ripetermi sant’Eugenio. Oggi ho ripreso in mano il libro sul “santo viaggio” e Chiara continua a ripetermi di tendere alla santità, per Dio, per tutti…

Guardo il beato Gérard e lo sento ripetere: “Oblato di Maria Immacolata. Questo nome mi ha colpito e mi ha incantato in modo straordinario. Difatti sostanzialmente è il nome di Nostro Signore Gesù Cristo… L'Oblato di Maria Immacolata deve sempre avere davanti agli occhi questo bel nome… Per santificarsi occorre vivere quel bel nome che è proprio quello di Gesù, continuamente e senza riserve, per i miei peccati e quelli degli altri. Ah! che gloria, che onore essere simili a Gesù e a Gesù crocifisso… Mio Dio… possa imitarti in tutto ed essere un Oblato autentico, tuo compagno e tuo discepolo”.

domenica 8 giugno 2025

Presentazione libro Messuri

Davvero una bella presentazione del libro su p. Armando Messuri nella basilica di San Barnaba a Marino. La famiglia era rappresentata dalla nipote, il paese natio dal sindaco di Camigliano e due assessori, il paese della sua morte dal sindaco di Marino.

Una grande figura civile oltre che un grande uomo religioso.

Così dovrebbe essere sempre per ognuno di noi: prima uomini, poi cristiani e infine santi, come direbbe sant’Eugenio.




sabato 7 giugno 2025

Ritorno a Roma

 

Eccomi sulla via del ritorno dopo questi quindici giorni in Lesotho e Sud Africa. Domattina sarò nuovamente a Roma: da Roma nel Lesotho a Roma in Italia. Dall’alto vedo nuovamente le pianure e le montagne verdissime di Durban. Lascio un paese povero come il Lesotho e uno ricco come il Sud Africa: economicamente, ma ognuno ha una sua ricchezza e bellezza umana, ambientale, culturale…

Quanto è bello il mondo, e vario, e com’è bella la gente semplice, quella che ti saluta, ti sorride. C’è qui come ovunque violenza e povertà, ma non è questa la vera natura umana; quando è libera mostra tutto la sua bellezza: creati a immagine di Dio!

Davvero ogni terra può essere la nostra casa, al di là delle barriere, delle diversità.

Porto con me un pugno di terra che Patricia ha preso per me sulla tomba di p. Gérard, una reliquia di poco valore, di terzo grado, come si dice in termine tecnico, ma è pur sempre un ricordo del grande beato. Porto con me soprattutto la sua testimonianza di preghiera, di vicinanza a ogni singola persona, di paternità e maternità attenta e premurosa: “Portaci nel tuo tarì, padre Gèrard!”.




Domani pomeriggio la presentazione del libro su un altro grande Oblato: p. Armando Messuri…