venerdì 13 novembre 2015

Eucaristia, pane quotidiano per i peccatori

Nonna Caterina
In questi giorni papa Francesco ha detto che l’Eucarestia non è premio per i buoni ma forza per i peccatori.
Mi è tornata in mente una lettera di sant’Eugenio de Mazenod, alla nonna materna, Caterina Elisabetta Joannis, in occasione dell’onomastico, il 3 dicembre 1810:

Che errore credere che per disporsi degnamente a questa partecipazione frequente occorra inerpicarsi in una solitudine inaccessibile e lasciare agli altri la cura degli affari temporali. I primi cristiani, istruiti dalla bocca stessa del Salvatore e degli Apostoli, non la pensavano così, loro che comunicavano tutti i giorni, nonostante le preoccupazioni e i piccoli difetti che san Paolo e i Santi Padri rimproverano loro.
È un altro errore nel quale oggi si cade troppo facilmente. Ci si immagina, cioè, che occorre essere perfetti per comunicarsi frequentemente. La perfezione l’acquisteremo in cielo. Il solo e unico modo per avvicinarvisi, quaggiù, è comunicarsi spesso. Questa è la dottrina del Santo Concilio di Trento, che insegna che il divin Sacramento è un rimedio per guarirci dalle nostre mancanze quotidiane. (…)
Avviciniamoci più spesso che possiamo al Sacramento nel quale l’amore del nostro Salvatore si è donato fino all’estremo per noi. Ricordiamoci il suo comando. Ringraziamolo mille volte per avercelo donato.

Vedendolo sotto le specie del pane, dovremmo riconoscere che questo simbolo esige da noi che ci nutriamo frequentemente, che la nostra anima, per sostenersi, ha bisogno di tornarvi spesso, come il nostro corpo, per non venir meno, non si contenta di mangiare una volta ogni tanto. (“Écrits oblats”, 14, 194-196)

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