giovedì 3 settembre 2015

La Scuola Abbà a Tonadico



Partiamo da Rocca di Papa alle 8.30, come da programma. Siamo 11, ma attorniati da tanti che ci salutano e ci augurano giorni di luce e di sapienza. Al casello di Orte imbarchiamo un altro membro della Scuola Abbà, altri a un autogrill vicino a Incisa, le due francesi all’aeroporto di Bologna, un altro ancora nei pressi di Padova. C’è aria di festa nel pullman. Il tempo passa in un soffio, tra serrati dialoghi a due a due, narrazioni di storie mozzafiato, domande e risposte volte ad approfondire particolari storici… È ormai sere quando finalmente ci inoltriamo tra le montagne trentine tra scenari di rara bellezza, con rocce che cadono a picco e dense abetaie… e siamo subito a Tonadico. L’albergo tre ponti che ci ospiterà questi giorni è uno chalet sorridente, con i fiori ai davanzali, come da programma di paesaggio alpino.
Ci aspetta un tuffo nel 1949, il periodo nel quale, proprio in questo paesetto, si svolse quell’avventura divina che è oggetto di studio della Scuola Abbà. 
Ci immergiamo nel contesto di allora per ricercarne le coordinate geografiche, storiche, ambientali. Niente è così profondamente ancorata alla natura e alla storia, alla fisicità e alla corporeità, come l’esperienza mistica, che è sempre riflesso e partecipazione del Mistero che si fa carne.
Il Vangelo di oggi ci ha collocato nella dimensione ottimale per vivere questi giorni. Davanti alla missione che Gesù gli chiede Pietro si sente impari: “Allontanati da me che sono peccatore”. Gesù di rimando lo invita a non temere. “Non temere”, è l’imperativo rivolto di volta in volta a Mosè, a Giosué, ai Giudici, ai profeti, a Maria stessa, tutte persone che avevano di che temere nel confronto tra quando Dio chiedeva da loro e la povertà della loro persona. “Non temere”, sulla bocca di Dio, è sempre premessa esplicita o implicita per l’altra affermazione: “Io sono con te”. Quasi a far comprendere che la missione è sì grande, che la persona è sì incapace di adempierla, ma se è Dio che la chiede sarà anche lui a portarla a compimento. Lo stesso per noi: la missione che ci è affidata – far emergere la dottrina presente nell’esperienza del 1949 e farla brillare nelle diverse discipline – è troppo grande e noi troppo piccoli. Ma da lui ci viene l’assicurazione: “Non temete, io sono con voi”. Lui in mezzo a noi: l’ispirazione, la luce, la sapienza, la forza…


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