Come promesso ecco la seconda parte del testo di Giovanni Crisostomo sulla carità vissuta insieme:
Gran bene è l'assemblea (liturgica), che rende più calda la carità, da cui derivano tutti i beni; infatti non c'è opera buona che non nasca dalla carità. Perciò rendiamola più salda reciprocamente. "Infatti pienezza della legge è la carità". Non avremo da faticare, né da sudare, se ci vorremo bene gli uni gli altri; questa è una via che di per sé porta alla virtù. Come in una strada maestra, basta che uno l'imbocchi, essa lo conduce e non c'è più bisogno d'una guida; lo stesso è per la carità: purché uno incominci a praticarla, provvede essa a condurlo per la via giusta. "La carità è paziente, è benigna, non pensa male". Bisogna che uno guardi se stesso, quali sentimenti ha verso di sé, e poi li applichi tali e quali al suo prossimo. Nessuno è invidioso di se stesso, ognuno desidera a sé tutti i beni, stima se stesso più di tutti gli altri, fa tutto a proprio vantaggio. Se queste disposizioni le avremo per gli altri, scompariranno tutti i mali, non ci saranno più inimicizie, non ci sarà avarizia” (Giovanni Crisostomo, Omelie sull’Epistola agli Ebrei, 19,1. Versione, introduzione e note a cura di Bonifacio Borghini, Edizioni Paoline, Alba 1967, p. 289-90.
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