E' uscito l'ultimo numero di "Sequela Christi", la rivista della Congregazione dei religiosi. C'è anche un mio articolo sul ministero presbiterale a servizio del carisma. In sintesi:
Cosa ha significato il sacerdozio ministeriale per quei fondatori che erano presbiteri? Il loro essere preti ha in qualche modo influenzato la lettura dei segni dei tempi e la risposta carismatica da essi offerta nel dare vita ad una nuova fondazione religiosa? Si può trovare un’impronta dell’azione sacerdotale nell’opera da loro fondata? Il presente contributo intende rispondere a questi interrogativi, partendo da una rapida lettura dell’esperienza concreta di sette presbiteri-fondatori: Ignazio di Loyola, Camillo de Lellis, Giovanni Battista de La Salle, Eugenio de Mazenod, Giuseppe Benedetto Cottolengo, Giovanni Bosco, Vincenzo Grossi. Ne emerge la costatazione che la condizione presbiterale ha favorito l’insorgere dell’idea fondazionale e per alcuni di loro la missione che ne è scaturita si pone in linea con il proprio ministero, trovando in esso gli strumenti per tradurre in vita il progetto carismatico. A sua volta il carisma informa anche l’esercizio del ministero presbiterale, al punto che questo si pone a servizio di quello. È dunque il carisma il fattore attorno al quale si ritrova l’unità tra tutti i membri della comunità, presbiteri e religiosi fratelli, perché tutti a servizio dello stesso progetto. La presenza, nella Chiesa, di un presbiterato così strettamente legato ad un particolare carisma comunitario, conferma come sia radicata in essa la vita consacrata, al punto da non esserci Chiesa senza la multiforme espressione della consacrazione.
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