Lucca, basilica di santa Gemma Galgani. Nel monastero mi accolgono le monache passioniste. Due di loro, una statunitense e una brasiliana, hanno seguito il mio corso su “Istituzioni e carismi”. Il monastero l’ha voluto Gesù stesso, chiedendolo con insistenza a santa Gemma… Tutto parla di lei.
Insieme la preghiamo davanti alla tomba. Poi il museo, piccolo e ricco di ricordi personali. Tra tutti gli oggetti mi fermo a leggere due lettere scritte autografe. Ricordo la biografia scritta da p. Ruoppolo ad appena cinque anni dalla morte della santa, la sua autobiografia… Che tesoro ha lasciato la piccola Gemma… a cominciare dal suo volto bellissimo.
Nel pomeriggio cambio di scena. Galciana, una frazione di Prato, dove Cesare Guasti aveva la casa di campagna dove si ritirava alla fine dell’estate per la villeggiatura con tutta la famiglia. Grande intellettuale, segretario dell’Accademia della Crusca, Archivista del Granducato di Toscana… Ogni giorno, per tutto il tempo delle elementari, passavo in bicicletta davanti al muro e il grande cancello che nascondeva la villa. Dopo 70 anni finalmente mi si è aperto il cancello e la stupenda villa del Seicento mi ha mostrato gli ambienti del venerabile Cesare Guasti: i salotti, lo studio, la biblioteca, la cappella… Una casa-museo, intatta dopo i secoli. Racconta ancora gli “ozi operosi”.
Nel 1861 dimorò
nella vita per un mese intero, con tutta la famiglia. Era la casa dove aveva
vissuto la moglie Nunzia da ragazza e che finalmente aveva ereditato insieme
alla sorella. Il 1° novembre di quell’anno scrisse a un amico: «Oggi è la festa
de’ Morti: non ti so dire quanto l’abbia fatta volentieri in questo luogo, in
questa quiete. La mia cara Nunzia ha passato qui molti mesi de’ suoi primi
vent’anni e qui mi pare di sentirla più, e di vederla quasi, e parlarle». Da
allora vi tornò ogni anno.
La testimonianza di
due amici dice come Guasti viveva a Galciana.
Il sacerdote
Giovacchino Pelagatti: «Qui, una modesta villa ereditata dalla moglie
offrivagli grato e diletto soggiorno nelle ferie autunnali... si intratteneva
con la gente del popolo, facendosi tutto a tutti, e pigliando parte alle gioie
e ai dolori che allietano o attristano le famiglie. Quest’esempio che ci fa
risalire con la mente alle memorie degli Atti Apostolici quando i fedeli formavan
tutti un solo cuore e un’anima sola non chiederebbe che di essere moltiplicato
in tutti... Aggiungerò che tutti lo cercavano in questa quiete e lo trovavano
nella medesima operosità che gli era abituale agli Archivi di Stato; lo
vedevano sempre a operare, mai a mostrarsi affaccendato, anzi ognor disposto ad
ascoltare e consolare, come se la distrazione gli fosse un benefizio. E chi può
dire quanti de’ suoi non pure ma altresì degli 34 scritti di altri in questa
seconda metà di secolo che va a morire, siano da riconoscere o iniziati o
diretti o migliorati dalla villa di Galciana?».
Bella anche la
testimonianza del parroco di Galciana Lorenzo Ciulli (di cui meriterebbe
parlare a lungo, perché è stato un grande personaggio, che ha fatto molto per
lo sviluppo del paese…): «Qui, ahimè, non è più dato né ai figli, né agli
amici, né al popolo di Galciana trovar più lui, salito (vogliamo sperarlo) alla
beata contemplazione di Dio. Ma questa villa muta della sua voce, non è muta
del suo mirabile esempio e starà lungamente a ripetere a tutti che vogliano
intendere: Da Cesare Guasti anche villeggiante imparate. Tutte le sere... la
mia casa e la sua potevano dirsi tutt’uno dal giorno che venne in
villeggia-tura a Galciana e si leggevano insieme riviste di libri nuovi, periodici
letterari, ecc... I giorni festivi veniva alla Messa coi figlioli e stava in
ginocchio presso l’altare con grande edificazione. Non nascondo però che,
parlando al popolo, dava a me una certa soggezione...».
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