Sto terminando il mio libro sulla vita consacrata. Ma c’è un futuro? c’è speranza? Sì, perché è una componente essenziale della vita della Chiesa. Essa è infatti espressione della vita carismatica della Chiesa. Non può esserci Chiesa senza carismi.
La lettera Iuvenescit Ecclesia, indirizzata ai Vescovi dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, del 15 maggio 2016, Solennità di Pentecoste, lo ha chiaramente ribadito, qualora ce ne fosse ancora bisogno. Riconosce «una convergenza del recente Magistero ecclesiale sulla coessenzialità tra doni gerarchici e carismatici» (n. 10), e prende atto che «la relazione tra i doni carismatici e la struttura sacramentale ecclesiale conferma la coessenzialità tra doni gerarchici - di per sé stabili, permanenti ed irrevocabili – e doni carismatici».
Lo aveva già
ricordato Giovanni Paolo II nella Pentecoste del 1998, quando aveva convocato a
Roma i membri dei Movimenti ecclesiali, quasi volendo “dare casa” nella Chiesa
alle nuove espressioni carismatiche. In quella occasione impiegò una parola che
per tanti suonò ardita: “co-essenziale”: «Più volte ho avuto modo di
sottolineare come nella Chiesa non ci sia contrasto o contrapposizione tra la
dimensione istituzionale e la dimensione carismatica, di cui i Movimenti sono
un’espressione significativa. Ambedue sono co-essenziali alla costituzione
divina della Chiesa fondata da Gesù, perché concorrono insieme a rendere
presente il mistero di Cristo e la sua opera salvifica nel mondo». Il
riferimento era ai Movimenti ecclesiali, ma il Papa aveva davanti l’intera
realtà carismatica di cui essi erano l’ultima espressione. L’Osservatore Romano
trovò l’espressione talmente nuova che cercò di attenuarla con un “quasi
co-essenziale”. Eppure il Papa l’aveva già impiegata in precedenza, parlando al
secondo congresso internazionale dei Movimenti tenutosi a Rocca di Papa nel
1987: «Nella Chiesa, tanto l’aspetto istituzionale, quanto quello carismatico,
tanto la gerarchia quanto le associazioni e movimenti di fedeli, sono
coessenziali e concorrono alla vita, al rinnovamento, alla santificazione…».
È l’esplicitazione di
quanto già affermato da Concilio Vaticano II, che abbandonava lo schema carisma/istituzione
come due vie diverse, mettendo in luce l’unica sorgente che è lo Spirito Santo
dal quale provengono come doni suoi sia quelli gerarchici che quelli
carismatici; egli ne è l’origine e in lui ambedue hanno il medesimo fine: la
crescita e la comunicazione universale del dono di Dio all’umanità in Cristo
Gesù. Non possono più essere considerati se non congiuntamente: «Lo Spirito
introduce la Chiesa nella pienezza della verità (cfr. Gv 16,13), la unifica
nella comunione e nel ministero, la provvede e dirige con diversi doni
gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti (cfr. Ef 4,11-12; 1 Cor
12,4; Gal 5,22). Con la forza del Vangelo la fa ringiovanire, continuamente la
rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo» (Lumen gentium,
4).
Giovanni Paolo II lo ricorda
quanto afferma il Concilio, che «lo stato di vita religiosa “costituito dalla
professione dei consigli evangelici, pur non concernendo la struttura
gerarchica della Chiesa, appartiene tuttavia indiscutibilmente alla sua vita e
alla sua santità” (Ivi, 44)». Poi commenta l’avverbio “indiscutibilmente”: esso
«significa che tutte le scosse che possono agitare la vita della Chiesa non
potranno eliminare la vita consacrata, caratterizzata dalla professione dei
consigli evangelici. Questo stato di vita rimarrà sempre come elemento
essenziale della santità della Chiesa. Secondo il Concilio, questa è una verità
“inconcussa”» (Udienza generale, Mercoledì, 28 settembre 1994).
Le manifestazioni storiche del carisma possono cambiare, ordini e istituti possono morire e altri nascere, ma la vita consacrata, espressione carismatica della Chiesa, non mancherà mai ad essa, è opera dello Spirito, dono del Signore Risorto, il “fondatore” della Chiesa, che così l’ha voluta. Cosa sarebbe la Chiesa senza Benedetto, Domenico, Francesco, Teresa d’Avila, Ignazio, Vincenzo de Paoli, Giovanni Bosco, Madre Teresa di Calcutta…?
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