mercoledì 7 giugno 2017

Tu seguimi: la gratitudine di apa Pafnunzio


Quando apa Pacomio si rese conto che le ultime parole di Gesù, riportate dal Vangelo di Giovanni, erano una chiamata, “Tu seguimi”, rivolte a Pietro, si sentì commuovere.
Uscì sulla posta della cella e appoggiato allo stipite guardò lontano, nel cielo ormai buio, dove le stelle della prima notte palpitavano silenziose.

Pietro gliel’aveva gridato, la prima volta che il Maestro era saluto sulla sua barca: “Allontanati da me, perché sono un peccatore”. Conosceva le proprie debolezze, la fragilità del proprio cuore pur così generoso. Eppure abbandonò tutto in fretta per seguirlo.
“Ti seguirò ovunque andrai”, gli ripeté più tardi con lo slancio che lo caratterizzava.
Adesso però che era arrivato a misconoscerlo davanti a tutti, non si sarebbe aspettato quella nuova chiamata, così diretta, così personale: “Mi ami tu”, sentendosi chiamare per nome. Una chiamata all’amore, prima ancora che alla sequela e alla missione, un amore che si sarebbe espresso nella sequela e in un mandato.
La prima volta aveva abbandonato tutto per seguire il Maestro. Adesso avrebbe dovuto abbandonare ancora di più, sé stesso, la propria vita e un altro l’avrebbe cinto e portato dove egli non sarebbe voluto andare. Gesù lo chiamava a seguirlo fino in fondo, fino al dono della vita. “Tu seguimi”.

Ad apa Pacomio pareva che la storia di Pietro fosse la parabola della propria vita. Anch’egli s’era mosso con gioia dietro al Signore, aveva professato il medesimo ardore e anch’egli, come Pietro, l’aveva tradito e rinnegato. Ora sapeva cosa voleva dire seguire Gesù: fino alla morte.
Guardava le stelle, sempre più fitte e lucenti, serrate tra loro come sottili nuvole lattee sullo sfondo vellutato sempre più profondo e buio. Da quell’ammasso luminescente alcune si distinguevano con particolare evidenza e si stagliavano come un “io”, che rispondeva a un “tu” d’una muta voce che le chiamava.
Era quel “tu” rivolto da Gesù a Pietro che più lo colpiva. Non sentiva il peso di tutto lasciare chiesto dalla chiamata, non pensava più a rinnegamenti e infedeltà, non a quanto ancora lo attendeva, “un altro ti cingerà…”. Nell’aria silente della notte quel dolce suono soltanto lo trafiggeva: “Tu”.
“Io?” si chiese apa Pafnunzio. “Perché proprio io? Tra tanti”.
Nella fredda notte del deserto, l’apa s’accese e brillò come unica stella, pervaso da gratitudine immensa.

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