venerdì 16 giugno 2017

La Scuola Abbà in Polonia / 3

Ho aperto la seconda giornata di lavoro con la presentazione del testo oggetto del simposio. A metà lavoro mi sembrava importante rileggere insieme "Resurrezione di Roma", mettendo in luce le cinque tappe che emergono da questo testo.
Fa impressione vedere la Scuola Abbà in dialogo con il gruppo di professori di varie università polacche che già da tempo si incontrano e lavorano tra di loro. Ancora più sorprendente veder convergere, per due giorni interi, attorno ad un breve testo mistico professori di discipline così diverse, dalla fisica alla pedagogia, dalla sociologia alla chimica, dalla filosofia alle scienze della comunicazione. Siamo entrati insieme in una visione della società dall’Alto, per cogliere insieme il disegno di Dio sulla storia e sull’umanità e per individuare le strategie per il suo adempimento.
Il ritmo di lavoro è stato intensissimo, con 19 comunicazioni e dialoghi prolungati tra tutti. È stato un autentico incontro di culture diverse, dell’Est e dell’Ovest, in un ascolto attento, sincero, fruttuoso. È solo l’inizio di un dialogo di cui abbiamo già programmato alcune modalità di continuità. Per la Scuola Abbà si apre forse un’era nuova.


Il convegno si è tenuto alla Mariapoli Fiore, a una sessantina di chilometri da Varsavia. Dall’aeroporto abbiamo impiegato quasi due ore per giungere fin qui, perché il traffico della sera era molto intenso. Mercoledì era infatti la vigilia della festa del Corpus Domini, che in Polonia è festa civile, e quindi tanti uscivano dalla città per il ponte. Inoltre non ci sono strade tangenziali, quindi occorre attraversare i paesi, dandoci così modo di vedere un po' di vita comune. Soprattutto abbiamo attraversato distese di campi coltivati, frutteti, boschi di conifere, in un orizzonte piatto e verdissimo, sotto un cielo gremito di nuvole bianche lasciate lassù da un grande temporale. Il grano ancora verde. L'aria freschissima.

Dalla mia finestra...
Quando venni qui, quasi 20 anni fa, la cittadella era ai suoi inizi, con diversi edifici in costruzione. Trovo nel mio diario, in data 17 aprile 1998: “Cittadella Fiore. È in una zona agricola, disseminata di boschi e conifere e betulle. Un posto incantevole, messo in risalto da un timido sole primaverile. I terreni sono ampi, con notevoli possibilità di sviluppo. Le costruzioni sono ancora poche e la presenza delle persone si riduce ad una coppia di volontari, a quattro focolarine e cinque esterne. Eppure è incredibile come tutto ha già il sapore della cittadella. C’è quell’armonia, quella bellezza, che ti fa respirare l’aria della Mariapoli”.
Oggi è un piccolo gioiello adagiato sull'immensa pianura silenziosa, curato nei minimi particolari, luogo di incontri e di spiritualità. 


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