domenica 11 gennaio 2015

La vita consacrata non è opzionale ma essenziale nella Chiesa

Cosa c'entra questo disegno con la vita consacrata?
Niente... ma l'ho fatto mentre preparavo la relazione, pensando al lago di Albano
Che nella Chiesa la vita consacrata ci sia o non ci sia è lo stesso. Non ha una grande valenza, ne se può fare a meno. In genere è un fattore positivo, qualcosa di buono, ma rimane un elemento piuttosto decorativo, come le palline dell’albero di Natale. Difatti i manuali di ecclesiologia, su 700 pagine ne dedicano sì o no 3 o 4 questa realtà, ci sono cose ben più importanti di cui parlare.
«Cosa sarebbe la Chiesa – si è chiesto in proposito papa Francesco – senza san Benedetto e san Basilio, senza sant’Agostino e san Bernardo, senza san Francesco e san Domenico, senza sant’Ignazio di Loyola e santa Teresa d’Avila, senza sant’Angela Merici e san Vincenzo de Paoli. L’elenco si farebbe quasi infinito, fino a san Giovanni Bosco, alla beata Teresa di Calcutta?» (Lettera apostolica in occasione dell’anno della vita consacrata, 21 novembre 2014). Cosa sarebbe la Chiesa senza la santità, senza i carismi di questi grandi santi che continuano ad essere presenti grazie alle famiglie da loro generate? Che Chiesa povera, incapace di attrarre. Ne apparirebbe soltanto la struttura.
È su questo tema che oggi, assieme al vescovo Crociata, ho parlato in un convegno dedicato a "La Vita consacrata nella Chiesa particolare. Istanze ed esiti per un cammino nella coessenzialità dei carismi"
Dopo aver citato Paolo Vi mi è stato facile ricorrere a Paolo VI: «La tradizione della chiesa - è forse necessario ricordarlo? - ci offre, fin dalle origini, questa testimonianza privilegiata di una ricerca costante di Dio, di un amore unico ed indiviso per Cristo, di una dedizione assoluta alla crescita del suo regno. Senza questo segno concreto, la carità che anima l’intera chiesa rischierebbe di raffreddarsi, il paradosso salvifico del vangelo di smussarsi, il "sale" della fede di diluirsi in un mondo in fase di secolarizzazione» (ET, 3).
La santità e le vie di santità aperte dai carisma, sono segno per tutta la Chiesa e hanno la Chiesa universale come ultima destinataria. Lo sono l’altissima povertà di mente e di cuore di san Francesco, l’orazione di santa Teresa, gli esercizi spirituali di sant’Ignazio, l’amore e il servizio ai poveri di san Vincenzo de Paoli, la cura dei giovani di don Bosco...
Assieme alla santità, la vita consacrata tocca la missione stessa della Chiesa. I movimenti religiosi nati dai carismi sono diventati naturali evangelizzatori, ponendosi all’avanguardia dell’annuncio del Vangelo. Basterà pensare al diffondersi del monachesimo in Gallia, all’invio di Agostino di Canterbury e dei suoi monaci in Inghilterra, alla peregrinatio di S. Colombano, su su fino alla penetrazione del cristianesimo in Cina e nel Nuovo Mondo da parte degli Ordini religiosi, all’esplosione missionaria dell’Ottocento, che si estende dall’Africa all’Oceania, fino alle missioni artiche tra gli Eschimesi. L’opera di evangelizzazione è stata svolta quasi esclusivamente dal monachesimo e dalle successive forme di vita religiosa, fino ai recenti istituti tipicamente missionari, in definitiva dai movimenti carismatici.
Anche qui Paolo VI ha scritto parole efficaci: «Ma chi non considera l’apporto immenso che essi hanno dato e che continuano a dare all’evangelizzazione? Grazie alla loro consacrazione religiosa, essi sono per eccellenza volontari e liberi per lasciare tutto e per andare ad annunziare il Vangelo fino ai confini del mondo. Essi sono intraprendenti, e il loro apostolato è spesso contrassegnato da una originalità, una genialità che costringono all’ammirazione. Sono generosi: li si trova spesso agli avamposti della missione, ed assumono i più grandi rischi per la loro salute e per la loro stessa vita. Sì, veramente, la Chiesa deve loro molto» (EN 69).
Toccando intimamente la vita e la missione della Chiesa i carismi risultano ad essa indispensabili, elemento irrinunciabile e qualificante del corpo della Chiesa (almeno che non ci si accontenti dello scheletro).




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