L’ultima volta l’ho incontrato ad Antiochia di Siria, in Turchia, il 26 agosto 2008. Sembra impossibile che gli uomini buoni possano essere uccisi. Morto come Andrea Santoro per mano di un ultranazionalista. Eravamo coetanei.
A un anno dall'uccisione di don Santoro, era il 2007, il vescovo aveva detto ad Avvenire che «la Turchia deve accettare di misurarsi con la sfida della libertà religiosa: è un passaggio necessario per continuare il cammino verso l'Europa. Episodi come l'assassinio di don Santoro o del giornalista Dink testimoniano - erano state le sue parole - che c'è chi si oppone al processo di avvicinamento all'Unione Europea in nome di una malintesa difesa dell'identità turco-islamica della nazione. Noi riteniamo che la Ue debba essere esigente ma non chiusa rispetto all'ingresso di Ankara. Gli aspetti economici delle trattative in corso non sono tutto. Devono arrivare segnali più forti nel campo dei diritti umani e della libertà religiosa e di pensiero. Insomma, credo che ci voglia un "sì" con molti "ma"».
Un nuovo martire per la Chiesa in Turchia sempre più indifesa, sempre più perseguitata; una nuova speranza di riconciliazione e di pace.
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