La mattina inizia con la salita al Monte Tabor, l’“alto monte” sul quale Gesù aveva portato Pietro Giacomo e Giovanni mostrando loro la sua gloria. Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti, gli annunciano l’esodo doloroso che lo avrebbe condotto alla morte per condurre noi dalla morte alla vita. Quell’esodo avverrà in una tenebra capace di oscurare la presenza di Dio, di far smarrire la strada, di metter paura, una “paura da morire”, che farà sudare sangue a Gesù, “con forti grida e lacrime”. Ma proprio mentre, di notte, ne parla con Mosè ed Elia, egli si accende di luce e fa splendere la notte: annuncio di risurrezione, di esodo compiuto. Il cammino verso Gerusalemme sarà un cammino verso la luce, culminante nell’abbraccio del Padre. Non è questo anche il nostro cammino? Anche questo nostro corpo, quanto abbiamo seminato nella vita, il lavoro, le opere, gli affetti… tutto sarà trasfigurato. Al di là dell’inevitabile morte e del disfacimento, anche su di noi risuona la parola del Padre: “Sei il Figlio mio, l'eletto”.
In luogo appartato, al riparo dai raggi del sole, abbiamo modo di ascoltare con calma spiegazioni storiche e bibliche, esprimerci, porre domande, in un dialogo che tutti ci coinvolge. Siamo attratti e interrogati soprattutto dall’umanità di Gesù.
Viaggiamo con due pullman, accompagnati da due guide d’eccezione, p. Massimo frate minore e p. Fabio frate minore cappuccino, dello studio biblico francescano. Siamo coccolati dai due agenti di viaggio, Anna e Luca, mamma e figlio, e da Alessandra, una focolarina del luogo, dalle inconfondibile fattezze arabe, ma che appena apre bocca si rivela brasiliana.
Dall’alto del monte abbracciamo in un ampio orizzonte piana e colline di Galilea, anche quella su cui sale la città di Nazareth. La terra di Galilea, “una terra buona – come leggiamo nelle Scritture –, terra di torrenti, fonti e abissi, che sgorgano nelle valli e nelle montagne”. La buona terra dove scorre latte e miele. Non c’è un fazzoletto di terra, non una zolla che non sia coltivata, lavorata. Terrazze a viti, ulivi, fichi e cereali. Qui sono nati i detti di Gesù: “Guardate il fico e tutte le piante; quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l’estate è vicina”. Ancora: “Quando viene la sera dite: Sarà bel tempo, poiché il cielo rosseggia; e la mattina: Oggi ci sarà burrasca, poiché il cielo è rosso cupo”. Qui egli ha visto i gigli del campo, la cui vita è così breve, ma che il Signore veste di splendore, come mai fu rivestito il re Salomone con tutto il suo fasto; qui ha contemplato il volo degli uccelli, anche dei passeri, di poco valore, ma liberi e lieti.
Dal Tabor a Cana di Galilea, il villaggio di Natanaele, luogo del primo dei segni di Gesù, l’acqua cambiata in vino, simbolo di un miracolo ben più grande, il pane e il vino cambiati in corpo e sangue di Cristo, via ad un miracolo più grandi ancora: noi cambiati in Cristo stesso, fatti suo corpo. Anche qui Maria è protagonista accanto a Gesù, attenta a cogliere la più piccola necessità e a intercedere presso il Figlio.
Le nostre coppie rinnovano le promesse matrimoniali. Delia e Franco celebrano il 40° di matrimonio come Sandro e Titti; oggi è anche il compleanno di lui e domani di lei. Per Maria Adele e Giorgio sono 30 anni di matrimonio…
Torniamo a Nazareth dove abbiamo passato la notte. Cana-Nazareth è ormai un’unica città, le due periferie si confondono. Ci tuffiamo nell’antico mondo di Maria e Giuseppe: la fontana della Vergine, la casa della Sacra Famiglia, le grotte dell’antico villaggio, la grotta dell’annunciazione. Vangeli canonici, vangeli apocrifi, scavi archeologici, testimonianze storiche, tutto concorre a ricreare la storia straordinaria delle nostre origini. La messa nella basilica, davanti alla grotta di Maria corona la giornata in una atmosfera altissima.
Testo e contesto
Siamo in attese delle due navi con aiuti umanitari a Gaza che invierà la Mezzaluna Rossa iraniana. Le Guardie della Rivoluzione islamica iraniana hanno fatto sapere di essere disposte a scortare nuove missioni navali verso Gaza. Israele per ora minimizza la minaccia. Il portavoce del ministero degli Esteri Yigal Palmor dichiara che il governo Netanyahu non crede che l'Iran sia davvero pronto a inviare navi verso la Striscia di Gaza ma giudica ugualmente grave, una "provocazione", l'annuncio arrivato oggi dalla Mezzaluna Rossa di Teheran.
Per Frattini la decisione iraniana "è stata presa innanzitutto contro Hamas". "Per la prima volta la comunità internazionale ha avuto il chiaro segnale che l'Iran vuole prendere il controllo della Striscia di Gaza", ha dichiarato il titolare della Farnesina. Secondo il capo della diplomazia italiana bisogna "trovare una soluzione al più presto possibile, anche con la collaborazione del Quartetto, per garantire l'aiuto degli aiuti e allo stesso tempo la sicurezza", ossia "che a Gaza non entrino armi e terroristi". Intanto, a largo di Gaza, gli israeliani hanno ucciso 4 palestinesi che, secondo i responsabili dell'esercito, facevano parte di un commando di uomini rana armati e pronti a compiere un attentato.
Il contesto oggi, a fine giornata, ce l’ha descritto con una passione unica il vescovo Giacinto-Boulos Marcuzzo, Vicario patriarcale in Israele, che ci ha ricevuti nella sua sede qui a Nazareth. Da 50 anni in Terra Santa ha un amore straordinario per il popolo palestinese (e lo ha comunicato anche a noi), il popolo nato dalla fusione degli antichi popoli non ebraici di cui ci parla la Bibbia, da sempre presenti in queste terre, che oggi rivendicano il sacrosanto diritto di avere il loro stato nella loro terra.
La Terra Santa comprende quattro Paesi: Israele, Territori Palestinesi, Giordania, Cipro, da sempre legati al Patriarcato di Gerusalemme. Oggi i cristiani palestinesi di questi quattro Paesi, ancora unica diocesi di Gerusalemme, sono appena 445.000, il 2% della popolazione. 300 gli ebrei cristiani. Questa piccola minoranza vive schiacciata e minacciata tra musulmani ed ebrei.
Il vescovo ha parlato con entusiasmo della letteratura arabo-cristiana che giace ancora manoscritta, al 94%, nelle varie biblioteche del mondo, e della necessità di renderla accessibile per il suo grande valore; del promettente dialogo con gli ebrei e i musulmani; della necessità di sostenere i cristiani di Terra Santa tentati di abbandonare i loro Paesi per trovare sicurezza e pace.
Personal box
Una delle nostre “pellegrine” mi avvicina commossa; questa notte qui a Nazareth, ha sognato la mamma, morta un anno fa; era avvolta dalla luce!
La “certa età” di Sara e Elia è rispettivamente di 6 e 4 anni. Simpaticissimi, sono con la mamma e la nonna. “Elia profeta”, dico al bambino. “No, non sono un profeta, sono un bambino”.
Alla messa ho rischiato di commuovermi. Troppo bello.
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