giovedì 10 giugno 2010

LE FASCE DI GESÙ / TERRA SANTA 5

Lasciamo Nazareth e con Maria ci mettiamo in cammino “verso la montagna”, che la tradizione ha localizzato ad Aim Karim. Lungo il viaggio ci presentiamo e raccogliamo le prime impressioni di questi giorni. In ognuno la gioia incontenibile di vedere i luoghi dove Gesù ha vissuto e la gratitudine per poterlo fare insieme, introdotti con tante notizie storiche. Nessuno si sarebbe avventurato da solo in un viaggio del genere. Anche le riletture evangeliche per tanti risultano sorprendenti e arricchenti.
Nei due santuari di Aim Karim risuonano ancora il Magnificat di Maria e il Benedictus di Zaccaria, maiolicati in un infinità di lingue e ravvivati dal nostro canto. Pare di vederla Maria, questa ragazzina che sale svelta la montagna. Porta in grembo il Figlio dell’Altissimo, un mistero grande come Dio, perché Dio è il suo mistero. Ha con lui un’intimità che non aveva conosciuto Abramo l’amico di Dio, non Mosè che parlava a faccia a faccia con lui, non Elia davanti al quale egli passò con tutta la sua gloria. Eppure l’intimità non la chiude in se stessa, ma la apre alla parente e dona ciò che ha, Gesù stesso! L’intimità si dilata tra più anime, inizio di Chiesa, comunità di fedeli che, insieme, costituiscono un nuovo tempio del Signore.
Il passaggio a Betlemme è filtrato da un posto di controllo e più avanti dallo sbarramento del muro che divide Israele dai Territori palestinesi. Giungiamo al campo dei pastori dove, nella Notte santa, quell’umile gente fu avvolta dalla gloria del Signore. Non sapevano né leggere né scrivere, vivevano ai margini dei villaggi, erano scartati e temuti, visti come oggi si vedono gli zingari. Erano gli ultimi e furono avvolti di luce, trasfigurati, reintegrati nella loro la dignità regale di figli di Dio. In loro l’intera umanità è divinizzata.
Uno dei due Giovanni di Firenze ha fatto il pastore fino a vent’anni; ci racconta come vivevano i pastori e come conducevano le greggi.
Giuseppe e Maria a Betlemme non trovarono posto nell’albergo, noi l’abbiamo trovato subito, e che albergo! Stanze che sembrano suite. Il pomeriggio lo passiamo interamente nella chiesa della Natività in una gioia incredibile! Alla messa cantiamo i canti di Natale, baciamo Gesù Bambino…
Maria l’aveva avvolto di fasce. Un gesto materno, pieno di tenerezza e d’amore. Un gesto preparato fin da quanto seppe d’essere in attesa d’un bambino. L’angelo le aveva annunciato come “Figlio dell’Altissimo”, ma sarebbe pur stato un bambino.
Un gesto che i Padri della Chiesa hanno letto come l’umanità che avvolge la divinità.
Un gesto che prelude quello di altre donne, che lo avvolgeranno in un altro panno, dopo la tua morte: vero uomo, avvolto dalla nostra debolezza, dal nostro peccato, dalla nostra morte. Noi, in Maria, diamo dà a Dio la nostra umanità e Dio dà a noi la sua divinità.

Testo e contesto

«L’occupazione israeliana rende difficile la vita quotidiana per la libertà di movimento, l’economia e la vita sociale e religiosa dei palestinesi» (dal documento preparatorio per il Sinodo sul Medio Oriente consegnato dal Papa a Cipro).

Andiamo in un grande negozio per i regali. Il proprietario ci dice candidamente che non gli è consentito di andare a Gerusalemme, a pochi chilometri da qui. Da dieci anni, come quasi tutti gli abitanti di Betlemme, non può uscire dalla città.

Barack Obama ieri ha riconosciuto "insostenibile" la situazione nella Striscia di Gaza creata dal blocco imposto da Israele. Il presidente americano si è detto certo che "significativi progressi siano possibili quest'anno" nel processo di pace in Medio Oriente, esortando Israele a lavorare con tutte le parti per metter fine al blocco e a frenare l'attività edilizia negli insediamenti, ma ha anche invitato i palestinesi a fermare le azioni d'incitamento contro Israele. Ho promesso 400 milioni di dollari di aiuti per la popolazione di Gaza.

«Carissimo Fabio – leggo in un commento arrivato sul blog –, io in Terra Santa non ci sono ancora andato per scelta personale... perché con l'odio, la divisione e la guerra che c'è mi sembra poco santa...». Certo che se dovessimo sfuggire i luoghi dell’odio, della divisione e della guerra dovremmo cercare rifugio sulla Luna o su Marte; dovremmo essere più accoglienti nei confronti da quanti vengono in Italia e in Europa da Paesi in guerra... E pensare che Gesù ha scelto di venire proprio in questa terra occupata dai Romani, dove regnavano l’odio e la divisione: non è venuto per i giusti, ma per i peccatori, ha scelto la disunità per portare lui l’unità. Noi siamo qui per trovare le tracce del Santo della Terra… nella sua Terra, che lui ha reso santa.

A cena con un pullman andiamo a cena da una famiglia arabo-palestinese. Lui è architetto, laureato a Milano e con specializzazione a Pisa, ma ormai nei Territori palestinesi non si costruisce più. In cambio prolificano gli insediamenti israeliani. Ci preparano una cena araba e ci raccontano la situazione di difficoltà che vivono i Palestinesi dal punto di vista politico, economico, psicologico. I cristiani arabi sono passati dal 20% della popolazione a poco più dell’1%. si sentono abbandonati come Gesù in croce.

Personal box

Nella chiesa della Natività ho visto per la prima volta il battesimo ortodosso. Il bambino nudo è stato immerso completamente tre volte in un brande catino di bronzo: una festa! (un po’ meno per il bambino)
Alla fine della messa ho visto sfilare davanti a me tutto il nostro gruppo per il bacio di Gesù bambino: 74 modi diversi di baciarlo; chi il volto, chi le mani, chi un bacio, che due o tre, chi lo accarezza, chi se lo abbraccia…: un incanto!

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