giovedì 4 dicembre 2025

Mi chiami per nome

Cosa ho raccontato oggi ai preti di Prato? Ho parlato di Maria, icona del dialogo e dell’annuncio, commentando il vangelo della Visitazione. Ecco due parole soltanto…

Maria conosce il nome della sua parente: si chiama Elisabetta.

Recentemente un missionario del Camerun mi ha raccontato che, assieme ad alcuni fedeli, si è preso cura di un paralitico venuto a chiedere l’elemosina alla porta della chiesa. Lo hanno aiutato in mille modi, lo hanno accompagnato e assistito per anni, fino alla sua morte, e lui era felice… Alla fine ha detto al missionario: “La gioia più grande che mi dai, è che mi chiami per nome. Da più di vent’anni non avevo più sentito qualcuno pronunciare il mio nome”.

Io purtroppo non vi conosco per nome, anche perché con l’età faccio fatica a ricordare i nomi. Voi invece vi conoscete per nome, conoscete le famiglie di ognuno, il suo mondo interiore, i suoi gusti, le sue necessità. Tra di noi vi ascoltate, vi consigliate, vi aiutare economicamente e nel lavoro pastorale.

Quello che viviamo tra di noi ci fa capire come vivere il rapporto con gli altri. Essere vicini tra di noi, sostenerci, condividere preoccupazioni, sogni, delusioni... Se non camminiamo insieme tra noi preti, come possiamo sperare di camminare insieme con la nostra gente?

Conoscere tutti in parrocchia sarà un po’ difficile, ma come Maria usciamo in fetta e con gioia dalla canonica per andare a visitare i vicini di casa, gli ammalati, gli anziani… La gente non si aspetta che facciamo loro una catechesi. Il più delle volte è contenta anche solo di essere visitata.

Gli Oblati di Maria Immacolata sono nati per la predicazione delle missioni popolari. La prima cosa che facevano, e che fanno ancora, quando vanno nelle parrocchie e, in certi Paesi, nei villaggi, è visitare le famiglie, ad una ad una, interessarsi a ognuno, accogliere le confidenze, anche i rifiuti. Ma intanto si vedono i missionari per strada, tra la gente. Ero un ragazzino quando nel 1956 gli Oblati vennero a Prato, nella parrocchia di Gesù Divin Lavoratore, che non era ancora parrocchia. Che sorpresa vedere questi preti in bicicletta, fermarsi per strada a parlare con la gente, perdere tempo con loro, entrare nelle fabbriche per incontrare gli operai…

mercoledì 3 dicembre 2025

Luigi Bonazzi non c'è più

Ancora non posso crederci. È morto Luigi Bonazzi. Mi sembra impossibile.

Troppi ricordi. Sono stato con lui ad Haiti, Cuba, Lituania, Canada… Ogni volta che passava per Roma ci incontravamo. Quante confidenze, situazioni, problemi, gioie, abbiamo condiviso.

Aveva fatto tradurre in francese e in inglese i detti di Apa Pafnunzio di cui era un appassionato seguace, e recitava a memoria la sua preghiera alla Vergine...

Non si va via così, Luigi, senza avvisare… comunque l’ultima volta che ci siamo visti hai dimenticato la sciarpa cui tenevi tanto: la terrò come reliquia.

Cerco a caso tra le tue lettere e leggo: «La musica mi piace, e talvolta mi diletto a fantasticare sulle note, componendo interpretazioni o traduzioni mie. Ma non è il mio forte. Meno ancora lo è la danza. Il linguaggio della danza classica mi è proprio difficile. Mi consola che in Paradiso apprenderò di più. Sono invece molto toccato dalla "parola", dalla parola vera, che manifesta e svela l'essere».

Ora in Paradiso - dopo che qua sulla terra hai vissuto e annunciato la Parola - canterai,  suonerai, danzerai…



martedì 2 dicembre 2025

La passione per la missione

Durante il noviziato andammo alla casa generalizia. In cappella trovammo un vecchio Oblato, alto, con una grandissima barba bianca, che stava pregando. “Chi siete?”, ci domandò. “I novizi”. “Il maestro – disse rivolto a p. Marino – deve fare soffrire i novizi. Quando il novizio viene a dice: me ne vado, Ho capito che non ce la farò mai, allora il maestro gli dice: Bravo, ora possiamo cominciare”.

Chi lo sapeva che p. Alberto Perbal, che sarebbe morto l’anno seguente, p. Albert Perbal, era tra i fondatori della Missiologia. Fondatore del Missionary Science Institute presso l'Università di Ottawa, iniziatore dell'Istituto Scientifico Missionario dell'Ateneo di Propaganda (1932-1954), di cui fu preside (1941-1954), docente e professore presso l'Istituto Cattolico di Parigi (1934-1939).

Tipico studioso oblato, che ha saputo unire in sé la passione per la missione, l’interesse pastorale, il senso dell’animazione, la creatività nelle iniziative volte a far conoscere le missioni, lo studio scientifico e la divulgazione.

Nel 1932 aveva dato vita qui a Roma a una associazione, la Conférence Romaine des Missions Catholiques d’Afrique, con la pubblicazione di una rivista: «Africanae Fraternae Ephemerides Romanae».

Desiderava mettere le sue capacità di scrittore al servizio della causa missionaria. È stato pieno di iniziative di ogni tipo. È difficile dire il numero dei titoli della sua bibliografia. Basterà ricordare le principali opere: Premières leçons de théologie missionnaire (1935). «Attualmente sono le prime, – scrive il curatore – poiché in Francia non c’è ancora un Trattato e nemmeno un’introduzione alla Teologia Missionaria» (p. 3). Les missionnaires français et le nationalisme (1939); Prime lezioni di teologia missionaria (1941); Ritorno alle fonti (1942); Lo studio delle missioni (1946).

Scrisse quasi 300 articoli su enciclopedie o riviste specializzate in Europa, America e Asia su un'ampia varietà di argomenti missionari. Accettò anche di scrivere per riviste minori per influenzare tutti gli ambienti del mondo cristiano.

Mi piace la foto che lo ritrae con i primi missionari in partenza per il Camerun nel 1946: li aveva preparati lui…

Devo scrivere di lui per il convegno sugli Oblati e lo studio della teologia della missione: sarà bello.

lunedì 1 dicembre 2025

Novena dell’Immacolata

Maria, modello di come attendere e accogliere Gesù che viene.

Un angelo le annuncia la venuta del Figlio dell’Altissimo, il Figlio di Dio. Lei è pronta ad accoglierlo e a fargli casa nel suo grembo e nel suo cuore: “Avvenga di me secondo la tua parola”. È aperta, disponibile. La sua risposta è un sì sincero, convinto, generoso.

Come lei? Ma lei è stata preservata dal peccato. Anche noi, una volta perdonati dal peccato, possiamo essere resi immacolati dall’amore misericordioso di Dio.

Un innamorato dell’Immacolata, san Giovanni Paolo II, commentando il testo dove Paolo dice che siamo scelti da Dio per essere santi e immacolati, afferma: «Esser immacolati! Ecco l’ideale cristiano. E noi oggi festeggiamo e imploriamo quella creatura che fra tutte, dopo Cristo (che non è solo creatura, ma anche Dio), ci si presenta come modello e maestra di immacolatezza (...). Maria ci parla di una vittoria totale sul male, per cui, mettendoci al suo seguito - e perciò al seguito di Cristo -, noi possiamo sperare di esser totalmente purificati dal peccato e di diventare anche noi “santi” e “immacolati”. O Maria (...) insegnaci a credere innanzitutto nella possibilità di una piena immacolatezza (...). Insegnaci a credere fermamente in questa possibilità e a perseguirla con coraggio per tutto il corso della nostra vita, fino al compimento celeste».

domenica 30 novembre 2025

Torna l'Avvento...

Eccoci ancora all’inizio dell’Anno liturgico. È come la parabola del cammino della nostra vita e l’Avvento è il tempo per chiederci dove stiamo andando. Quando si intraprende un viaggio è importante sapere qual è la meta. Spesso andiamo avanti senza pensare a dove ci sta portando la nostra strada.

Siamo sempre tutti di corsa, presi da mille cose, oggi come al tempo di Noè, quando “mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito”. Tutte cose belle e doverose. Quello che spesso dimentichiamo è “perché” facciamo tante cose, qual è lo scopo, dove stiamo andando. Sarebbe come se, durante un viaggio, dimenticassimo la meta e ci perdessimo per strada.

Questo tempo di Avvento ci ricorda che la nostra vita ha un senso, una direzione, un fine, una meta: l’incontro con il Signore che viene incontro a noi: “viene il Figlio dell’uomo”, ci ha detto Gesù nel Vangelo. Sapremo accoglierlo, ci incontreremo?

Ogni nostro gesto, ogni nostra azione è un passo che ci avvicina a questo incontro. Non sappiamo quando e come, ma lui viene. E noi lo aspettiamo con gioia. Per tre volte nel Vangelo di questa prima domenica Gesù ci chiede di stare svegli e pronti per accoglierlo quando viene.

sabato 29 novembre 2025

I 50 anni di suor Viera

Oggi ho fatto la foto assieme a suor Viera e l’ho accostata a quella di 50 anni fa: siamo sempre noi! Tutti e due, in modo diverso, compiamo un anniversario di 50 anni…

È bello raccontarci la storia di una vita.

Senza una storia l’amore non è un amore.





venerdì 28 novembre 2025

Fulmini per il cielo, parafulmini per la terra

Anche quest’anno ho guidato la settimana di ritiro alle nostre vicine di casa, le suore di Nostra Signora. Tutte di “una certa età”, vivissime, simpaticissime, tutte una volta insegnanti… Tema? La preghiera. Mi ha aiutato mio padre con i suoi appunti. Tra i quali:

- La preghiera si fa bene, cioè col cuore, o non ha valore; è parlare con Dio…

- La strategia della preghiera consiste, secondo me, nell’educare il cuore e la mente, unici mezzi possibilmente validi fino in fondo. Il cuore è sempre giovane, sa amare nell’infermità, nella cecità, nella sordità, in ogni situazione, gioiosa e triste. Prima di pregare impariamo ad amare ed amare tanto fortemente. L’amore convalida la preghiera, la vivifica, la precede, l’amore la porta a Dio, fa pensare a quel che si dice, a quel che si vuole, ne fa una forza, la concretizza, bussa, è attenzione, non ci distrae, cerca il motivo della preghiera, si gustano le parole più belle. (…) L’amore condivide, gioisce della bellezza di Dio.

- Il pensiero cerca Dio con la preghiera, il cuore lo gusta.

- La preghiera è bella quando è semplice, spontanea: Gesù, Ti amo, Gesù io credo in Te, Ti ringrazio… Ti adoro in tutte le Chiese del mondo; Gesù Ti amo, santifica il dolore nel mondo; Gesù Ti amo aiuta un missionario stanco; Caro Amore Crocifisso Ti amo; Gesù Bambino amor Divino; O Dio Creatore del mondo noi Ti lodiamo e Ti benediciamo; Gesù Ti amo, perdona i nostri peccati; Signor mio e Dio mio; Cristo nostro Pasqua, Vita e Risurrezione nostra; Prendimi, Signore; Grazie Signore; Vedrò Maria, La Madonna, Vergine bella più bella di tutte; Oh! il Paradiso!; Prendimi, Signore; Grazie Signore; Vedrò Maria, La Madonna, Vergine bella più bella di tutte; Sarò Santo come tanti altri; Andrò in Paradiso, di Lassù pregherò per i miei famigliari…

- Tante di queste giaculatorie sono flash, istantanee, fulmini per il cielo, parafulmini per la terra. È una preghiera sempre nuova, inventata dal cuore, gratuita, senza libri. Nessuna ce la ruberà, né le chiese chiuse, né le guerre, né le rivoluzioni, né le prigioni. Anche nel dolore quando la disperazione sembrerà avere il sopravvento sapremo fare queste brevi preghiere e ci saranno di grande utilità. È questione di allenamento e saremo sempre giovani di spirito in ogni età della vita.

- Come gli Angeli col loro Sanctus in Paradiso sono la delizia di Dio, così noi con le nostre invocazioni saremo in terra la delizia di Dio.

giovedì 27 novembre 2025

Trasmettere un carisma

1. Come fondatori e fondatrice hanno pensato allo sviluppo della loro opera dopo la loro morte; 2. Il passaggio dal fondatore alla generazione successiva; 3. Una riflessione dottrinale.

Sono i tre punti nel quale ho articolato il mio contributo su “La trasmissione del carisma alla luce della storia della spiritualità”, all’interno del libro Trasmettere un carisma perché lo Spirito Santo zampilli sempre nuovo, a cura di Anna Pelli e Piero Cosa. Un’opera con un cast d’autori d’eccezione: Anna Maria Rossi, Sergio Rondinara, Florence Gillet, Adriana Cosseddu, Gérard Rossé, Vincenzo Di Pilato, Stefan Tobler, Bernard Callebaut, Francisco Canzani, Alberto Lo Presti, Pál Tóth, Jesús Moràn.

L’intento del volume è offrire una prima ricognizione sul tema che attraversa il Movimento dei Focolari nella presente stagione post-fondativa: la trasmissione del carisma ricevuto in dono, a partire dal suo nucleo fondante che è dato riconoscere nell’unità e che lo qualifica nella sua essenza e nella sua missione.

Punto prospettico della riflessione, sviluppata in brevi saggi ad opera di membri della Scuola Abbà, è una pagina che Chiara Lubich ha scritto il 25 luglio 1949. È una pagina che, nel consegnarci la forma del trasmettere, inteso nell’ampio significato del corrispondente etimo latino, tradere, si staglia nella sua pregnante chiarezza, nella sua lungimiranza profetica. In essa, tra l’altro, si legge: «nell’attimo della mia morte cadrà sulle mie anime lo Spirito Santo che è in me in tutta la sua pienezza». La grazia di luce donata a Chiara per un carisma particolare, diventa grazia di luce per quanti sono chiamati a partecipare al suo carisma e può rendere ognuno protagonista nella costruzione dell’opera di Dio.

martedì 25 novembre 2025

Opere di Chiara Lubich

La collana “Opere di Chiara Lubich”, portata avanti dal Centro che porta il suo nome, è arrivata al quinto volume. Due nuovi volumi sono di imminente pubblicazione e altri due in preparazione. Il Comitato scientifico che segue la collana - una ventina di professori - si è riunito ieri pomeriggio, alcuni in presenza altri in collegamento telematico.

Detto così sembra una cosa fredda e stratosferica. È invece un momento emozionante che ci trova riuniti tutti per un progetto che ci prende, ci entusiasma, ci dà gioia. A quale grande opera siamo chiamati! Nientemeno che comporre un corpus di volumi che presenti in maniera sistematica il patrimonio di riferimento del pensiero di Chiara Lubich, attingendo sia al già edito sia ampiamente all’inedito.

Ci vuole tempo, impegno, competenza… ma ce la faremo. Ne vale la pena! Che onore e quanto importante far conoscere l’opera di una delle più grandi mistiche e donne d’azione del XX secolo.

lunedì 24 novembre 2025

La prima messa 50 anni dopo


Domenica mattina: celebrazione nella chiesa parrocchiale di san Paolo… come 50 anni fa. Solo che 50 anni fa la chiesa attuale non c’era! La prima messa la celebrai nella chiesa che aveva costruito il nonno, accanto al “chiesino”, ciò che rimaneva della antica pieve di san Paolo a Stagnana. Adesso la mia chiesa di allora ha ereditato il titolo di “chiesino”, e da 25 anni è sede dell’adorazione perpetua.

Mela grande chiesa di oggi ho dunque celebrato la messa dei bambini e dei ragazzi: tanti! Ho raccontato loro di quando ero bambino come loro, anzi più piccolo. Avrò avuto forse quattro anni. Quando andavamo alla messa il babbo mi portava con sé nei banchi attorno all’altare, oltre la balaustra, riservati agli uomini, mentre le donne rimanevano in quelli lungo la navata. Ricordo il momento della consacrazione, quando, all’elevazione, mio papà, piegato verso di me che gli ero accanto piccolino, mi insegnava a ripetere: “Signore mio e Dio mio”. Di quell’istante rammento il mormorare devoto dell’invocazione, il suono del campanellino, il grande silenzio, e un’aria di mistero; il tutto mi infondeva pace e gioia.

domenica 23 novembre 2025

Caro zio Fabio

 

Caro zio Fabio, oggi siam qui riuniti,
nipoti e famiglia, emozionati e un po' arditi.
Son cinquant'anni che porti avanti la tua missione,
con cuore grande e spirito in piena azione.

Hai visto mondi, persone, sorrisi e fatiche,
e hai saputo ascoltare anche le voci più antiche.
Tra Messe, preghiere, abbracci e cammini,
hai accompagnato grandi, giovani e bambini.

Nei tuoi scritti parli al cuore, con parole leggere,
che sanno consolare e invitano a sperare.
E per noi nipoti sei un esempio speciale:
di bontà, di coraggio e di amore reale.

Oggi alziamo i calici, un po' orgogliosi e un po' fieri,
per festeggiare te, lo zio migliore dei pianeti interi!
E con un sorriso - magari anche un po' rubato -
ti diciamo: "Auguri Zio, sei proprio ben amato!"

Che lo Spirito ti guidi ancora lungo la via,
con dolcezza, forza e tanta poesia.
E che ogni giorno porti nuove sorprese,
tra risate sincere e serene attese.

A te, Zio Fabio, al tuo splendido viaggio:
cinquant'anni di amore, fede e coraggio!
Cin cin!
I tuoi nipoti

È il brindisi che i nipoti mi hanno dedicato alla fine della festa per i miei 50 anni di sacerdozio.

Sarà proprio così? Comunque è un invito ad esserlo!


Non pensavo di celebrare il mio anniversario, poi ci siamo detti che era l’occasione per radunare insieme tutti i cugini. Così abbiamo fatto la festa della “cuginanza”… e delle “nipoteria”. E che festa!

Non sono mancati gli amici di lunga data che si sono resi presente e hanno contribuito a far bella la festa  

Grazie a tutti, di tutto cuore!








sabato 22 novembre 2025

I cipressi di Loppiano

“I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti…”

Chi non ricorda Davanti a San Guido, la poesia di Giosuè Carducci che dialoga con i cipressi di quando era bambino?

Non sono a Bolgheri, ma a Loppiano. Eppure sono altrettanto belli, in fila o solitari, a ciuffi o a boschi. Non mi stanco di guardarli. Sempre su dritti, esili o corposi, invitano ad alzare lo sguardo alto, ad elevarsi al cielo.

Ricordo l’accorata richiesta che Dio rivolge al suo popolo tramite il profeta Osea:
“Che ho ancora in comune con gli idoli, o Èfraim?
Io l'esaudisco e veglio su di lui;
io sono come un cipresso sempre verde,
il tuo frutto è opera mia” (14, 9).

Mi piaceva l’interpretazione ardita del mio professore di Scrittura a Torino, Dalmazio Colombo. Èfraim identifica la divinità con il cipresso, così bello, saldo, compatto… Allora Dio gli direbbe: lascia stare quell’idolo, pur di farmi amare mi faccio io come un cipresso, mi abbasso fino a farmi il tuo cipresso… Infinita accondiscendenza di Dio che pur di farsi amare e disposto a tutto, anche a farsi come un cipresso.



venerdì 21 novembre 2025

I santi nella prova

Dopo il sole, la nebbia, la pioggia, sui poggi attorno a Loppiano è scesa la neve, preludio d’inverno. Bellezze diverse come diverse le stagioni della vita.

Termina oggi il breve intenso corso sulla teologia spirituale. Parlando del cammino spirituale non poteva mancare uno dei suoi topos caratteristici: la prova, la notte...  



Tutti i santi sono passati per la prova, paragonata a una notte, quando non c’è più luce, non si vede più… Quali santi?

Dovremmo iniziare dal “Santo di Dio”, Cristo Gesù: un Dio a cui si oscura la presenza di Dio. Una notte, la sua, resa manifesta dalle tenebre che dal mezzogiorno sino alle tre del pomeriggio coprirono tutta la faccia della terra (cf. Mc 15, 33).

Dovremmo iniziare dalla “Tutta santa”, la Vergine Maria, che ai piedi della croce si è sentita trapassare l’anima da una spada e ha condiviso il buio dell’abbandono del figlio suo.

Da loro prendono significato tutte le altre notti sperimentate dai santi.

Dai santi dell’Antico Testamento, innanzitutto, a cominciare da quella grande prova collettiva che fu l’esilio, la notte sperimentata da tutto il popolo, che si è visto abbandonato da Dio, privato del tempio, luogo d’incontro con lui, della terra, dono di lui. A partire da questa esperienza vengono poi rilette le notti dei patriarchi e dei profeti, quasi personificazione della grande notte collettiva.

Potremmo ricordare le notti di Abramo: quella che precede l’alleanza, quando «si era fatto buio fitto» e «un oscuro terrore lo assalì» (Gen 15, 17.12); oppure la notte dell’immolazione del figlio Isacco, quando Dio lo «mise alla prova» (cf. Gen 22, 1).

Anche Giacobbe conosce due notti, quella di Betel, nella fuga verso Carran, in un luogo che definisce «terribile» e dove ebbe «timore» (Gen 28, 17), e quella al guado dello Yabbok, quando lotta con un uomo «fino allo spuntare dell’aurora» (Gen 32, 25).

Potremmo proseguire con le prove di Mosè e di tutto il popolo nei quarant’anni nel deserto «per umiliarti – dice il testo rivelando il senso della prova – e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi» (Deut 8, 2), fino alle notti di Geremia, per poi approdare alla teologia dell’abbandono di Dio dei libri sapienziali, di Giobbe in particolare, e del Cantico dei Cantici.

In questi e analoghi testi troviamo delle costanti, che poi saranno ripresi nell’elaborazione della teologia spirituale: Dio si fa presente nella vita del popolo e delle singole persone, poi si ritira – ecco la prova, la tentazione, la notte –, quindi riappare di nuovo e nasce una più profonda reciproca conoscenza e un più intenso rapporto d’amore.

Il Nuovo Testamento offre una base ancora più solida alla tradizione cristiana. I testi di riferimento sulla purificazione e la necessità di passare attraverso il vaglio della prova sono molteplici: perdere la vita per ritrovarla (cf. Mc 8, 35); la morte all’uomo vecchio per accedere alla vita dell’uomo nuovo (cf. Rom 6, 6-11); il chicco di grano che deve morire per portare frutto (cf. Gv 12, 24); la potatura dei tralci perché portino più frutto (cf. Gv 15, 2); i discorsi di addio con l’annuncio da parte di Gesù che «ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete» (Gv 16, 16); e non finiremmo più, tanto è ricco l’insegnamento neotestamentario al riguardo.

Se viene la notte… non siamo soli, siamo sempre in buona compagnia…



giovedì 20 novembre 2025

Rapporti d'unità

 

Spiritualità è tessere rapporti d’unità!

Eccomi dunque a dare la mia esperienza su Dio Amore…

Sì, Dio Amore. 

È il Padre che ha tanto amato il mondo da dare a noi il suo Figlio.

Dio Amore è Gesù che, dopo aver amato i suoi, li ama fino alla fine.

Dio Amore è lo Spirito Santo che riversa nei nostri cuori l’amore.

Dio Amore non è un’astrazione. Penetrare nel rapporto che unisce le tre divine Persone e che le fa amore e comprendere come questo loro essere Amore si rivela a noi.

Quando passò davanti a Elia Dio si autoproclamò «misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà» (Esodo 34,6). A Geremia dice: «Ti ho amato di amore eterno» (31, 3) e a Isaia: «Perché tu sei prezioso ai miei occhi… io ti amo» (43, 4).

Gesù ha rivelato un Padre che si prende cura di noi come degli uccelli del cielo e dei fiori del campo, che ci dona ciò che gli chiediamo, che fa sorgere il sole e fa piovere su buoni e cattivi, che accoglie con gioia il figlio che si era perduto…

Gesù stesso sente compassione del suo popolo, va in cerca della pecora perduta, guarisce i malati, perdona i peccatori, sazia con il pane e illumina con la sua parola, difende le donne e dà dignità ai bambini, intesse profondi colloqui personali, difende i suoi discepoli, si dona come pane, dà la sua vita, e non c’è amore più grande di questo.

Lo Spirito è il Paraclito, colui che sta dalla nostra parte, che difende, illumina, guida…

Sì, conclude la prima lettera di Giovanni, «Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (4, 16).


mercoledì 19 novembre 2025

Ragnatele



Spiritualità è contemplare la natura e scorgervi l’impronta di Dio.

Anche in una ragnatela.










martedì 18 novembre 2025

La spiritualità e le spiritualità

Secondo giorno del mio corso sulla teologia spirituale. Ma mi sono già allontanato dal programma preparato. Mi è bastato guardare in faccia gli alunni, che provengono da Paesi molto lontani dal nostro mondo, per capire che non posso parlare della spiritualità senza almeno un velocissimo excursus sulle spiritualità nella storia (per quanto veloce ne avrò anche per domani…). La spiritualità dell’unità nasce infatti come fiore su un albero bimillenario, di cui ha saputo assorbirne la linfa… Importante sapere da dove veniamo e continuare ad alimentarsi a quella linfa.

Chiara stessa, nel 1980, scriveva: «Ed è proprio della nostra spiritualità, come ho già detto altre volte, imparare dai santi, farci figli di essi per partecipare del loro carisma. È magnifico: ogni tanto Dio ci fa incontrare un santo, specializzato in un dato aspetto della vita cristiana, per aiutarci e sottolinearci con un’altra luce la vita che l’Eterno ha pensato per noi e che è contemplata nello Statuto. Se da una parte siamo coscienti che il carisma del nostro Movimento è utile a tutta la Chiesa, dall’altra siamo pure convinti che tutti i carismi della Chiesa sono utili a noi, figli della Chiesa. E allora dobbiamo imparare da tutti i santi» E parecchi anni prima: «Fanno bene i santi. “Contagiano” con la loro vita e spronano alla santità».

Avanti allora con Basilio, Agostino, Benedetto e su su, fino a noi... senza smettere di guardare la bellezza del creato che ci circonda...