Il 14 maggio sarei dovuto andare a Milano per celebrare i
100 anni di p. Angelo Lazzarotto, PIME, per noi “Minimo”: era il “nome nuovo”
che gli aveva dato Chiara Lubich quando lui glielo aveva chiesto: “Mi basta un nome piccolo piccolo, anche minimo…”: “Minimo!”.
Ha deciso di lasciarsi prima: oggi è partito per il Cielo.
Ricordo quando agli inizi degli anni Settanta del secolo
scorso ci incontravamo insieme la domenica pomeriggio nel grande convento francescano
di via Merulana, nella stanza di p. Novo. C’era p. Andrea Balbo (Novo), don
Giuseppe Savastano (Micor), p. Sante Bisignano… e Minimo! Assieme costituivamo
il “Centro dei religiosi”, a servizio di quanti aderivano al Movimento
dei Focolari. Novo preparava il caffè, uno portava dei biscotti, un altro la
Vecchia Romagna... Per me è stato uno dei periodi più belli, perché tutto vita,
tutto freschezza. Ci raccontavamo cose belle, ascoltavano o leggevamo qualcosa
di Chiara... Poi le lettere di religiosi provenienti da tutto il mondo. Per me
era una scoperta straordinaria vedere religiosi di così varie famiglie, in
Paesi lontani, che vivevano la medesima divina avventura. Tornavo a casa sempre
pieno di gioia, portandomi dietro un po’ di letterine alle quali dovevo
rispondere.
Nel 2004, quando ero direttore di “Unità e Carismi”, gli di scrivere
la sua esperienza. Eccone alcuni stralci:
«Nel 1950, per l’Anno Santo, era stata organizzata a Roma una
Mostra Missionaria. Io studiavo Missiologia all’Università Urbaniana e fui
coinvolto per questo progetto, per cui dovetti passare l’estate a Roma. Un
giorno venne a trovarmi un vecchio amico, un professore venuto in pellegrinaggio
dal Veneto con un gruppo di studenti della FUCI. Ad un certo punto mi disse: “Abbiamo
visitato basiliche e monumenti. Ma ciò che mi ha colpito di più è un’altra
cosa. Ho scoperto qui dei giovani che vivono il Vangelo così com’è...”. La cosa
mi folgorò: “Davvero? Voglio conoscerli anch’io!”.
Così il giorno dopo mi portò a Piazza Lecce, dove da pochi
mesi era stato aperto il primo Focolare maschile. Suonammo il campanello di un
appartamento, al primo piano mi pare. Il giovane che ci aprì ci accolse con un
sorriso. Non ricordo esattamente chi fosse. Rispondendo alla mia curiosità,
mentre continuava a preparare la cena, raccontò semplicemente cosa era successo
a lui, e come la sua vita era cambiata dopo aver sentito parlare una ragazza, e
incontrato altri giovani che avevano scelto di vivere il Vangelo insieme.
La cosa mi affascinava. Io ero prete già da tre anni, felice
della mia vocazione missionaria. Alla domenica andavo a fare apostolato in una
cappella di periferia, preparandomi con impegno il commento al Vangelo. Avrei
voluto convertire il mondo, ma i frutti non si vedevano. E qui c’erano dei
semplici laici, dei professionisti che avevano lasciato tutto, ma che non
avevano alcun impegno specifico, e riuscivano a compiere miracoli di conversione...
Cominciai a frequentare il focolare, affamato di quelle esperienze di vita
vissuta e mi chiedevo qual era il segreto di tanta fecondità.
In settembre dovevo andare a Milano per fare gli Esercizi
Spirituali con i miei confratelli del PIME. C’è anche a Milano chi vive così,
mi dissero. E mi diedero un numero di telefono. Finiti gli Esercizi, prima di
tornare a Roma telefonai a quel numero. Mi rispose Ginetta, che aveva aperto a
Milano il primo focolare femminile. Mi invitò a celebrare
Ritornato a Roma per concludere i corsi di Missiologia e
Diritto Missionario, continuai a frequentare il focolare (che non era molto
lontano dalla Casa generalizia del PIME in Corso d’Italia) e conobbi così
Antonio Petrilli, Clari, Giulio Marchesi e altri.
Prima di partire per Hong Kong in dicembre 1956, passai
alcuni anni tra Milano (dove fui impegnato nelle riviste missionarie) e Roma
(dove tornai nel 1954 per finire la tesi di laurea). Continuavo con decisione a
vivere e diffondere l’Ideale».
«La partenza per Hong Kong – scrisse in un’altra occasione – non mi presentò alcun problema, pur sapendo che in quella parte del mondo non c’era allora alcuna esperienza di vita cristiana, impostata secondo l’intuizione dei Focolari. Il vescovo di Hong Kong, al quale non mancai di confidare l’Ideale cui mi ispiravo nell’apostolato, mi confortò con la sua benedizione, e qualche tempo più tardi fu lieto di aprire le porte della diocesi ad un primo Focolare».
Il giorno della partenza per Hong Kong , Chiara gli scrisse:
«Roma, 1.12.1956. Carissimo P. Minimo,
Le scrivo mentre è appena all’inizio del Suo volo in aereo.
La Sua partenza ha avuto per tutti noi alcunché di strano:
ci siamo trovati quasi tutti con un nodo alla gola, quando Lei ci mandò il Suo
ultimo saluto da Ciampino. E da ciò abbiamo capito quanto ci abbia legati la
“carità” di Gesù e come, l’esser fratelli in Lui, sia molto più che essere
fratelli di sangue.
Ora: nuovi orizzonti, nuovi volti, nuova vita! Ma per chi
ama è sempre la stessa cosa, vero Padre? Perché ogni orizzonte è aperto
all’amore di Dio, ogni volto si chiama “Gesù”, ogni dolore: “Gesù Abbandonato”.
Così, partendo per così lontano, facciamo le prove per far
l’ultimo viaggio, quello per l’eternità, ove fra pochi anni saremo nel Focolare
della Trinità.
Lei lo sente vero, padre, che non c’è distanza per noi, che
l’unità accorcia talmente lo spazio che quasi non lo fa esistere.
Continui ad amare, Padre, come ha fatto qui, e anche lì
troveremo i frutti di Gesù fra noi.
Le dico questo non perché Lei non lo sappia, ma perché
“amando” siamo tutti in un unico clima divino e tanti dolori non si sentono. E
noi vorremmo con tutta l’anima che Lei avesse sempre la pienezza del gaudio.
Io so cosa significa “incominciare” da soli e per questo ho
voluto scriverLe subito perché ci senta tutti vicini.
Ci mandi qualche foto del posto perché possiamo farcene una
idea e ci scriva sempre.
Con infiniti auguri
In G.A. Segreto nostro, Chiara».
Una volta p. Minimo ha scritto: «Sento di poter affermare
che non ho mai sperimentato alcun conflitto fra la vocazione missionaria,
vissuta nel mio Istituto, e la partecipazione ad iniziative specifiche nate
nell’ambito dell’Opera di Maria. La ricerca sincera della volontà di Dio nell’attimo
presente mi ha aiutato per un discernimento pratico».