martedì 17 giugno 2025

I carismi nel cammino sinodale

Al convegno del SEDOS che in questi giorni si tiene a Nemi oggi ho offerto un mio contributo sui carismi nel cammino sinodale. Una ottantina di membri delle diverse case generalizia, quattro traduzioni simultanee. Un gruppo bellissimo e molto dialogico...

L’intervento ha preso avvio dalla convinzione che i carismi sono parte costitutiva del cammino sinodale. La Chiesa non può camminare senza i carismi, che fanno parte della sua natura, e i carismi non possono camminare da soli, ma soltanto se pienamente inseriti in tutto il popolo di Dio.

«Nessuno è cristiano da solo!», ha detto papa Leone XIV ai rappresentanti dei Movimenti ecclesiali e delle nuove comunità. «Siamo parte di un popolo, di un corpo che il Signore ha costituito» (6 giugno 2025). Ricordiamo inoltre le prime parole del suo salute iniziale: «A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, d’Italia, di tutto il mondo: vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono» (8 maggio 2025).

Il cammino sinodale avviato da papa Francesco (per la verità avviato dallo Spirito Santo il giorno di Pentecoste) continua! E noi ne siamo protagonisti.

I carismi trovano la loro piena identità in questo cammino, nella condivisione del proprio dono, perché la condivisione è nella natura stessa del carisma. Nello stesso tempo la condivisione arricchisce il carisma consentendogli la piena manifestazione delle potenzialità in esso racchiuse. In questo cammino fatto insieme e nella reciproca condivisione vi è infatti un di più che va oltre la somma delle componenti, un di più che ha la consistenza mistica nel Signore Risorto presente tra quanti sono uniti nel suo nome. È ben più della semplice cooperazione. «La vita cristiana – ha ricordato in proposito papa Leone – non si vive nell’isolamento, come se fosse un’avventura intellettuale o sentimentale, confinata nella nostra mente e nel nostro cuore. Si vive con gli altri, in un gruppo, in una comunità, perché Cristo risorto si rende presente fra i discepoli riuniti nel suo nome» (6 giugno 2025).

Ho quindi esposto cinque piste per un cammino sinodale a cerchi sempre più ampli, con una conclusione “metodologica”:1. Carismi personali in relazione all’interno del medesimo carisma.
2. Carismi in relazione all’interno della Famiglia carismatica.
3. Carismi in relazione tra di loro.
4. Carismi in relazione con le diverse vocazioni ecclesiali.
5. Carismi in relazione con il mondo.




lunedì 16 giugno 2025

I nostri libri

Una vola al mese presento i libri degli Oblati e sugli Oblati. Oggi ho presentato, tra gli altri, quello di Salvatore Franco, La sessualità ritrovata, che vuole aiutare a testimoniare e trasmettere alle nuove generazioni una visione della sessualità fondata sul rispetto della “ecologia” della persona e della corporeità, che rifiuti ogni forma di uso e manipolazione degli altri e che dia senso e calore al vivere per fare della propria esistenza un dono d'amore.

Ho poi presentato il commento alla Regola degli Oblati, curato da Frank Santucci. Un libro con un centinaio di autori! Sì, un’opera corale che potrà aiutare tutta la Famiglia oblata a vivere la propria vocazione.


domenica 15 giugno 2025

San Frumenzio, Chiesa viva

Sono passato tante volte davanti a quella bella chiesa moderna per andare all’università Salesiana. Soltanto oggi ho “scoperto” che si tratta di san Frumenzio, il santo che avrebbe portato il cristianesimo in Etiopia.

Ho concelebrato con p. Nino Bucca che lavora in quella parrocchia e ho trovato un mondo inimmaginabile. Oltre la chiesa, la casa della catechesi con aule e saloni, il centro giovanile dove orbitano un 500 giovani, la casa della carità con “casa famiglia (attualmente 9 mamme e 10 bambini, con i quali ho preso il gelato!), assistenza disabili, accompagnamento anziani soli, aiuto al reinserimento degli ex carcerati, assistenza alle prostitute, campi scuola per i ragazzi, e mille altre attività.

La Chiesa è viva!



sabato 14 giugno 2025

Se guardo questa Roma... con i bambini

Finito l’anno con i bambini! Un pomeriggio meraviglioso. Dopo la messa visita alla mostra “Se guardo questa Roma”, fatta a modo di caccia al tesoro. Regalo ai vincitori (tutti!) un dischetto, tipo CD con queste frasi di Chiara rivolte proprio si bambini:

Sapete qual è la vera felicità? Provate: è quella che ha la persona che ama, che ama. Quando si ama si è felice e se si ama sempre si è felici sempre.

Mi metto d'accordo con Gesù e gli dico: "Guarda che tutto quello che faccio oggi è tutto per Te, tutto per Te!"

Che cosa potete fare voi nel mondo? Dare la felicità, insegnare ad amare. A chi? Alle sorelline, ai fratellini, ai compagni, a tutti i bambini che voi incontrate!

Amare Gesù è la cosa più importante della nostra vita, Si è la cosa più importante!





venerdì 13 giugno 2025

Gli Oblati a Cagliari

Sul numero di giugno di “Città Nuova” un bell’articolo di 4 pagine sugli Oblati a Cagliari e sui volontari che lavorano nel quartiere di S. Elia. Inizia così:

A dicembre 2021 è arrivata la pensione, pensavo ad una vita più rilassata, ma non potevo rimanere indifferente di fronte alle persone più disagiate ai margini della mia città. I Missionari Oblati di Maria Immacolata della parrocchia di S. Elia di Cagliari hanno invitato me e altre mie amiche ad animare, coi laici di Madre Teresa di Calcutta, che già lavoravano nel quartiere, un Centro d'ascolto. Inutile negare che abbiamo dovuto superare la paura di infilarci nel profondo di una piaga dolorosa e anche pericolosa, per chi come noi vive in quartieri più "facili". Il quartiere S. Elia ospita circa 8 mila persone, con tanti poveri e disoccupati, alcuni con problemi di droga, dipendenze e ogni genere di degrado sociale. Paesaggisticamente è un posto incantevole, con un mare da cartolina, una scogliera e una spiaggia di rara bellezza, ma chi ci abita si sente quasi un corpo estraneo nella città, abbandonato dalle istituzioni, ora che hanno chiuso il Centro di quartiere e sposato in altra sede i servizi sociali, tra cui anche il medico di base.

giovedì 12 giugno 2025

Un grande santo "minore"

13 giugno, sant’Antonio da Padova. Questo sì che è un santo! Eppure anche santi i santi “minori” non sono meso santi. Come quello che abbiamo celebrato oggi, il beato Giuseppe Cebula. 

Una persona poco appariscente, ma con tanto coraggio. Quando le truppe naziste invadono la Polonia non gli è più consentito vivere in comunità ed esercitare il suo sacerdozio. Di giorno lavora come semplice bracciante; di notte celebra la Messa; in segreto, porta conforto ai morenti, benedice i matrimoni e battezza i neonati... Nel febbraio del 1941, gli viene categoricamente proibito qualsiasi ministero sacerdotale. Nonostante ciò, celebrava il Santo Sacrificio della Messa ogni giorno a mezzanotte nella rimessa della fattoria o spesso persino in cantina, assistito da un fratello oblato. Il 2 aprile, dopo aver celebrato la Messa a mezzanotte, si rivolge al fratello che gli era sempre rimasto fedele: “Oggi ho celebrato la mia offerta a Dio per l'ultima volta…”. Durante il pranzo, la polizia irrompe e lo porta in campo di concentramento. Le percorse, le umiliazioni, le torture sono indicibili. Non riesce neppure a mangiare, a salire sul letto. “Non avrei mai immaginato che la cattiveria umana giungesse a tanto”, esclama. Poi gli sparano e lo bruciano nel forno crematorio…

Pochi anni prima aveva scritto alla famiglia: “Il nostro patire dura poco. Ciò che più importa è trarne beneficio. Dobbiamo sottometterci alla volontà di Dio, convinti che è Dio che permette la malattia e la morte. Egli è il Signore ed egli fa quello che vuole e come vuole».

mercoledì 11 giugno 2025

Roma felix: alla scoperta dei primi cristiani

Le origini del cristianesimo a Roma: dove hanno vissuto Pietro e Paolo, le origini e la riscoperta delle catacombe… Come è tutto raccontato bene nei podcast dell’Avvenire.

Vale la pene ascoltarli: brevi e interessantissimi. Un bella camminata nella Roma dei primi cristiani.

https://www.avvenire.it/podcast/pagine/roma-felix

 

martedì 10 giugno 2025

Nessun limite alla santità

«Sacerdoti e religiosi Oblati; nessun limite alla santità personale: fino al culmine della perfezione! Nessun limite allo zelo: fino alla morte! [...] Non si può essere missionario alla Padre de Mazenod a metà, ma completamente: con le parole e con gli esempi.

La nostra vita sacerdotale, religiosa e missionaria è allora una donazione totale di noi stessi, un impegno radicale, un’oblazione senza limiti [...]

Lo spirito che ci caratterizza, lo ripeto, è quello di un’oblazione senza riserve, così ben espresso dal nostro nome».

Così p. Deschâtelets il 15 agosto 1951. Questi vecchi padri se ne intendevano…

lunedì 9 giugno 2025

Non ci resta che la santità

Ieri ho celebrato i miei 50 anni di sacerdozio. E adesso? Ho chiesto un regalo, diventare santo. È la sola cosa importante. “In nome di Dio, siamo santi!”, continua a ripetermi sant’Eugenio. Oggi ho ripreso in mano il libro sul “santo viaggio” e Chiara continua a ripetermi di tendere alla santità, per Dio, per tutti…

Guardo il beato Gérard e lo sento ripetere: “Oblato di Maria Immacolata. Questo nome mi ha colpito e mi ha incantato in modo straordinario. Difatti sostanzialmente è il nome di Nostro Signore Gesù Cristo… L'Oblato di Maria Immacolata deve sempre avere davanti agli occhi questo bel nome… Per santificarsi occorre vivere quel bel nome che è proprio quello di Gesù, continuamente e senza riserve, per i miei peccati e quelli degli altri. Ah! che gloria, che onore essere simili a Gesù e a Gesù crocifisso… Mio Dio… possa imitarti in tutto ed essere un Oblato autentico, tuo compagno e tuo discepolo”.

domenica 8 giugno 2025

Presentazione libro Messuri

Davvero una bella presentazione del libro su p. Armando Messuri nella basilica di San Barnaba a Marino. La famiglia era rappresentata dalla nipote, il paese natio dal sindaco di Camigliano e due assessori, il paese della sua morte dal sindaco di Marino.

Una grande figura civile oltre che un grande uomo religioso.

Così dovrebbe essere sempre per ognuno di noi: prima uomini, poi cristiani e infine santi, come direbbe sant’Eugenio.




sabato 7 giugno 2025

Ritorno a Roma

 

Eccomi sulla via del ritorno dopo questi quindici giorni in Lesotho e Sud Africa. Domattina sarò nuovamente a Roma: da Roma nel Lesotho a Roma in Italia. Dall’alto vedo nuovamente le pianure e le montagne verdissime di Durban. Lascio un paese povero come il Lesotho e uno ricco come il Sud Africa: economicamente, ma ognuno ha una sua ricchezza e bellezza umana, ambientale, culturale…

Quanto è bello il mondo, e vario, e com’è bella la gente semplice, quella che ti saluta, ti sorride. C’è qui come ovunque violenza e povertà, ma non è questa la vera natura umana; quando è libera mostra tutto la sua bellezza: creati a immagine di Dio!

Davvero ogni terra può essere la nostra casa, al di là delle barriere, delle diversità.

Porto con me un pugno di terra che Patricia ha preso per me sulla tomba di p. Gérard, una reliquia di poco valore, di terzo grado, come si dice in termine tecnico, ma è pur sempre un ricordo del grande beato. Porto con me soprattutto la sua testimonianza di preghiera, di vicinanza a ogni singola persona, di paternità e maternità attenta e premurosa: “Portaci nel tuo tarì, padre Gèrard!”.




Domani pomeriggio la presentazione del libro su un altro grande Oblato: p. Armando Messuri…



venerdì 6 giugno 2025

Nel vivo della missione in Sud Africa

 


Giornata intensissima. Iniziamo con una breve visita alla cattedrale di Mariannhill. 

Poi Durban, la grande città. Con i suoi più di 3 milioni di abitanti, si distende lungo la grande baia, uno dei più grandi porti naturali. Moderna, ricchissima… eppure con tante sacche di povertà: persone che vivono per strada, mercatini della miseria. Il contrasto è sottolineato dalle inferriate, i fili spinati, i fili di corrente elettrica per proteggere le varie proprietà… Eppure è affascinante!

Andiamo dritti alla cattedrale, costruita dal secondo vescovo della diocesi, Oblato come il primo. Tutti i vescovi di Durban sono stati Oblati, fino a Mons. Denis Eugene Hurley, che si ritirò nel 1992, dopo una cinquantina di anni di episcopato. Aveva guidato la Chiesa del Sud Africa, come presidente della conferenza episcopale negli anni esaltanti del Concilio Vaticano II e in quelli drammatici dell’Apartheid. Nella cattedrale c’è anche una vetrata con Santa Caterina de Ricci (qui con una sola “c”).

Nella piazza della cattedrale la tomba degli Oblati: alcuni notissimi, altri completamente sconosciuti, eppure tutti a servizio della medesima causa e ognuno indispensabile per la costruzione del Regno di Dio.



Accanto il grande Centro Denis Eugene Hurley che mantiene viva la memoria del grande vescovo, con una bella mostra, ma soprattutto con conduzione di molte iniziative per i poveri.



Una visita anche a una delle cinque parrocchie degli Oblati in città: bella, ordinata, con tanto verde attorno…



Il momento più bello è la visita alla comunità dei nostri Oblati anziani: una vita per la missione!






Nel pomeriggio dal livello del mare saliamo a 1000 metri, fino a Pietermaritzburg, la capitale della provincia di Kwa-Natal. Una grande bella città, che conserva ancora tante costruzioni in mattoni nello stile coloniale. Una città moderna, piena di vita, molto estesa.



Quando vi arrivarono gli Oblati con mons. Allard, salendo dal porto di Duban con i carri tirati dai buoi, somigliava più a un villaggio che a una città. L’acqua per bere e per l’irrigazione, correva ai lati della strada in canaletti scoperti. Le baracche erano adagiate su grandi prati con le mucche al pascolo. Per prima cosa costruirono la cappella e dato che Allard era vescovo, la cappella fu subito cattedrale. Quando, poco dopo arrivò p. Giuseppe Gerard, che era ancora diacono, vi fu ordinato sacerdote. La “cattedrale” è stata ricostruita due volte, in luoghi vicini, ma l’antica cappella è ancora lì.



Vi sono dei bei quadri che narrano la vita del beato Gerard. Uno in particolare mi ha colpito: lui che prega e che fa pregare la gente. L’avevano soprannominato “Ramehlolo”, il padre dei miracoli, perché la sua preghiera era così intensa e sincera che davvero faceva miracoli. Ho la gioia di presiedere la Messa e di raccontare la mia esperienza sulle orme di p. Gérard.

Infine l’Istituto St. Joseph e lo scolasticato oblato a Cedara. Nel 1943, dopo quasi 100 anni dal loro arrivo in Sud Africa, gli Oblati decisero di aprire il seminario di teologia. O meglio, vi furono costretti dalla guerra: fino ad allora mandavano gli scolastici in Lesotho, Francia, Irlanda, Sri Lanka, Roma, ma ora non potevano più mandarli all’estero. Dopo varie peregrinazioni, nel 1953 lo scolasticato trovò la sua residenza finale a Cedara, in aperta campagna, lontano dagli occhi della polizia, perché allora non potevano abitare insieme bianchi e neri. Ma ai neri era comunque proibito accedere allo scolasticato, poi piano piano…

Nel 1990 ci fu la separazione tra la comunità dello scolasticato e l’istituzione accademica. Nel 1981 vi era già stata l’affiliazione all’Università Urbaniana di Roma. Nel 2004 distacco dall’Urbaniana e inserimento nel sistema nazionale universitario del governo sudafricano.

Il nostro Istituto fa parte di un gruppo di istituti e dell’Università di KwaZulu-Natal presenti sul territorio, di varie denominazioni e Chiesa, uniti in molti progetti di studio e pubblicazioni.

43 gli studenti oblati, provenienti, oltre che dal Sud Africa, dallo Zambia, Zimbabwe, Namibia, Kenia, Cameroun, Nigeria, Congo Brazaville. Una fucina di missionari.

Guardo la foto degli scolastici del 1971. In alto a sinistra Frank Santucci, che fra un mese sarà mio superiore alla casa generalizia. Non c’è neppure un nero.





Oggi, su 43 studenti uno solo è bianco. È il cammino della Chiesa…

Adesso potrei anche tornare in Italia…

 

giovedì 5 giugno 2025

Mariannhill

 

Alla fine dell’Ottocento i trappisti d’Austria giungono in Sud Africa. Dopo veri tentativi, il vescovo oblato Jolivet indica loro una collina non lontano da Durban, dove vi è acqua in abbondanza per le coltivazioni. Nasce così il monastero di Mariannhill. All’inizio del Novecento l’attività missionaria dei trappisti si fa sempre più intensa, fino al punto che il gruppo si stacca dai trappisti e costituisce una nuova congregazione, che prende il nome dell’abbazia: Mariannhill. Oggi sono circa 300 monaci in varie parti del mondo, soprattutto in Africa.

È un autentico villaggio monastico, con falegnameria, fabbro, tipografia, scuola, allevamento, allestimento di oggetti religiosi… tutto quello che si può immaginare in un villaggio monastico. Molte persone abitano qui, soprattutto apprendisti dei vari mestieri, uomini e donne.  I novizi sono una trentina.

Non manca naturalmente il grande chiostro, la basilica con un potente organo…

Anche il vescovo e la curia diocesano hanno qui la loro residenza: una diocesi viva, con tante vocazioni. Neil Frank, il vescovo oblato, è stato rettore del nostro istituto teologico di Cedara.

Siamo circondati, giorno e notte, da un nugolo di guardiani e di polizia privata, e chiusi da cancelli, inferriate… segno che l’area attorno è abbastanza povera, con tutte le conseguenze. Sono i molti risvolti della realtà umana.