Confesso il peccato: ho scritto un’agiografia che appare in libreria in questi giorni (domenica la presentazione a Roma). Un'agiografia! È un genere letterario con una sua lunga e gloriosa storia nella letteratura della Chiesa. È semplicemente la narrazione della vita di un santo «dominata e caratterizzata da intenti di edificazione – come sentenzia la Treccani – ma influenzata anche con sviluppi che ne hanno fatto una vera scienza criticamente fondata». È un peccato fare opera di edificazione e proporre un modello di vita? La proclamazione di una santità canonica non avviene proprio per proporre un modello? Altrimenti che santo sarebbe?
Ma quell’intento “edificatorio” (“costruire”, quando uno ci
riesce, mi sembra un pregio) agli occhi di tanti fa scadere l’agiografia a
racconto di bassa lega, senza consistenza storica, un feuilleton, un encomio
che edulcora la realtà ed elimina le ombre. O non sono proprio le prove, le
tentazioni, gli sbagli, i difetti a costituire il terreno più propizio per far
crescere la pianta della santità? E poi chi l’ha detto che la presentazione di
un modello richieda necessariamente l’eliminazione dell’indagine storica e
della lettura critica?
Nel mio caso l’agiografia non è di una santa “canonica”, si
tratta di Chiara Lubich, dichiarata semplicemente “serva di Dio”. Gli scritti
su di lei sono spesso bollati come agiografie (nel senso deteriore del termine),
ignorando i numerosi studi rigorosamente scientifici. La mia “agiografia” è
tuttavia un po’ diversa. Ho avuto l’intento (la pretesa?) di lasciare che fosse
Chiara stessa a scrivere addirittura una propria “autobiografia”. Lei non l’ha
mai scritta, ma ha lasciato appunti, diari, lettere, interviste… Raccogliendo
scritti e conversazioni può davvero emergere una ricca autobiografia. Sono
oggettive le autobiografie? Mai! Sono la rilettura soggettiva del proprio
cammino, una selezione tra i molti momenti e sentimenti vissuti. Eppure non sono
meno vere, perché sanno cogliere il filo d’oro di una vita, la realizzazione di
un progetto. Possono essere sincere, come sono gli scritti di Chiara. Anch’io
ho dovuto scegliere… con sincerità.
L’ho intitolata “Lacrime e stelle”, come lei stessa mi aveva
suggerito tanti anni fa. Due parole di estrema concretezza, che eludono
sdolcinature caramellose e miracoli a buon mercato. Lacrime e stelle, a dire
d’una vita dura e drammatica eppure piena di luce e di passione.
“Scrivi una biografia col cuore”, mi era stato chiesto. Roba
dell’altro mondo! Eppure forse aveva ragione il buon Pascal quando diceva che «il
cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce». Scrivere col cuore non
vuol dire andare avanti alla cieca, tra pregiudizio e ignoranza. Può essere una
risorsa in più per giungere al cuore del santo.
Domenica 5 ottobre, ore 11.00, presentazione del libro:
si può seguire in diretta streaming sul canale Youtube
cittanuovatv