venerdì 3 ottobre 2025

Confesso il peccato: ho scritto un’agiografia

Confesso il peccato: ho scritto un’agiografia che appare in libreria in questi giorni (domenica la presentazione a Roma). Un'agiografia! È un genere letterario con una sua lunga e gloriosa storia nella letteratura della Chiesa. È semplicemente la narrazione della vita di un santo «dominata e caratterizzata da intenti di edificazione – come sentenzia la Treccani – ma influenzata anche con sviluppi che ne hanno fatto una vera scienza criticamente fondata». È un peccato fare opera di edificazione e proporre un modello di vita? La proclamazione di una santità canonica non avviene proprio per proporre un modello? Altrimenti che santo sarebbe?

Ma quell’intento “edificatorio” (“costruire”, quando uno ci riesce, mi sembra un pregio) agli occhi di tanti fa scadere l’agiografia a racconto di bassa lega, senza consistenza storica, un feuilleton, un encomio che edulcora la realtà ed elimina le ombre. O non sono proprio le prove, le tentazioni, gli sbagli, i difetti a costituire il terreno più propizio per far crescere la pianta della santità? E poi chi l’ha detto che la presentazione di un modello richieda necessariamente l’eliminazione dell’indagine storica e della lettura critica?

Nel mio caso l’agiografia non è di una santa “canonica”, si tratta di Chiara Lubich, dichiarata semplicemente “serva di Dio”. Gli scritti su di lei sono spesso bollati come agiografie (nel senso deteriore del termine), ignorando i numerosi studi rigorosamente scientifici. La mia “agiografia” è tuttavia un po’ diversa. Ho avuto l’intento (la pretesa?) di lasciare che fosse Chiara stessa a scrivere addirittura una propria “autobiografia”. Lei non l’ha mai scritta, ma ha lasciato appunti, diari, lettere, interviste… Raccogliendo scritti e conversazioni può davvero emergere una ricca autobiografia. Sono oggettive le autobiografie? Mai! Sono la rilettura soggettiva del proprio cammino, una selezione tra i molti momenti e sentimenti vissuti. Eppure non sono meno vere, perché sanno cogliere il filo d’oro di una vita, la realizzazione di un progetto. Possono essere sincere, come sono gli scritti di Chiara. Anch’io ho dovuto scegliere… con sincerità.

L’ho intitolata “Lacrime e stelle”, come lei stessa mi aveva suggerito tanti anni fa. Due parole di estrema concretezza, che eludono sdolcinature caramellose e miracoli a buon mercato. Lacrime e stelle, a dire d’una vita dura e drammatica eppure piena di luce e di passione.

“Scrivi una biografia col cuore”, mi era stato chiesto. Roba dell’altro mondo! Eppure forse aveva ragione il buon Pascal quando diceva che «il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce». Scrivere col cuore non vuol dire andare avanti alla cieca, tra pregiudizio e ignoranza. Può essere una risorsa in più per giungere al cuore del santo.

Domenica 5 ottobre, ore 11.00, presentazione del libro:
si può seguire in diretta streaming sul canale Youtube cittanuovatv

giovedì 2 ottobre 2025

La gioia incontenibile del pellegrino

Saint-Laurent-du-Verdon, un paesetto perduto tra le colline della Provenza e le basse Alpi Marittime, immerso tra boschi e terre coltivate, campi di lavanda, rocce vive, silenzi infiniti.

Un paese di case di pietra, poche, tenute uniti da un paio di strade strette che percorrono pochi metri prima di perdersi nella campagna. Una ottantina gli abitanti. Parecchi l’hanno scelto come luogo di riposo, soprattutto per l’estate.

Il paese è dominato dal castello. Costruito all’inizio del 1600, fu acquistato dal nonno di sant’Eugenio nel 1730, assieme alle terre, diventando la sede del suo titolo nobiliare. Confiscato dalla Rivoluzione francese, fu ricomprato dalla nonna di sant’Eugenio, così che questi poté tornare ad essere signore di Saint-Laurent-du-Verdon. Quando, ventenne, tornò dall’Italia, la mamma lo mandò proprio a Saint-Laurent, a fissarvi la residenza, in maniera da trovare un giovane contadino del posto che lo sostituisse nel servizio militare; costava molto meno che ad Aix. Così il povero Eugenio – era il 1803 –, che veniva dal bel mondo di Palermo, si trovò solo, in mezzo alla campagna, tra contadini poveri e ignoranti. Per mesi si annoiò da morire, come scriveva in italiano al padre rimasto a Palermo: “Non ne posso più, carissimo papà; son morto di noia e di malinconia... Questo Paese non mi confà”. Che ci faceva da solo, con i suoi vent’anni, confinato in mezzo ai campi, tra pochi contadini. Sognava le sale dei palazzi di Aix, con le musiche, i balli, le belle ragazze, le conversazioni brillanti… I mesi non gli passavano mai.

Vi tornò quindici anni dopo, nell’agosto 1818. Faceva caldo, come fa caldo nel mezzo dell’estate nel sud della Francia. Ma in quelle aperte campagne sulle colline dell’Alta Provenza, in mezzo a un mare di girasoli, quando la sera si leva leggera la brezza, pare d’essere nel posto più bello del mondo. 

Questa volta era diverso. Aveva con sé la mamma, la sorella, due giovani amici fidati. Era lì per riposare, ma soprattutto per mettere a punto le Regole della società di missionari a cui da poco aveva dato vita, i Missionari di Provenza. Nella quiete della grande e fresca stanza nella quale si rifugiava, scriveva, scriveva… Articolo 1, articolo 2, articolo 3, articolo 4... Gliele bastarono quattro per sentirsi già stretto. Aprì allora una parantesi e si inventò un “nota bene”, così da poter finalmente scrivere quello che voleva, senza preoccuparsi del taglio giuridico. Otto anni più tardi, quando andrà a Roma per fare approvare dal papa la nuova regola, quel “nota bene” divenne l’introduzione alla Regola, la “Prefazione”. Da allora – attraverso i molteplici cambiamenti avvenuti nella regola in questi 200 anni – la “Prefazione” è rimasta lì, intatta, a custodire il cuore della sua ispirazione.

Oggi siamo andati a visitare quel castello dove è nata la nostra regola: un autentico pellegrinaggio. Il castello è ormai diviso in 17 appartamenti, compresa la cappella, con altrettanti proprietari, quasi tutti pensionati inglesi. Il frantoio dell’olio, dietro il castello, è un albergo. I residenti ci hanno accolto con grande festa e ci hanno fatto visitare l’interno.

Poi la messa nella ciesa del paese… e lì siamo stati presi da una gioia incontenibile…



mercoledì 1 ottobre 2025

La dolcezza di Charles e di Thérèse

1° ottobre, inizia il mese missionario ed è la festa di santa Teresa di Lisieux, patrona delle missioni, grazie agli Oblati!

https://fabiociardi.blogspot.com/2013/10/perche-teresa-di-lisieux-e-patrona.html

Non sarà mica un caso che gli Oblati siano nati proprio in un Carmelo!

Leggo con gioia uno scritto del suo contemporaneo, Charles de Foucauld, in perfetta linea con la “piccola via” di Teresa:

“Praticate la dolcezza nei pensieri, allontanando, cacciando come ispirazioni del diavolo ogni pensiero di amarezza, di durezza, rigidità, violenza, rabbia, rancore, antipatia, giudizi severi su coloro che non vi sono affidati; accogliete, nutrite pensieri dolci, teneri, amorevoli, pensieri di simpatia, bontà, riconoscenza...”.

martedì 30 settembre 2025

Un'esperienza nuova (per me)

Siamo un piccolo gruppo, ma provenienti da tante parti del mondo, come mostra la carta geografica che oggi abbiamo posto ai piedi dell’altare con tanti piccoli lumi quanti siamo noi, posti sui rispettivi Paesi.

Saremmo dovuti essere di più, ma alcuni non hanno ottenuto il visto per entrare in Francia...

Ma perché sono qua a Aix?

Il Capitolo generale del 1986, come quello del 1980, avevano pensato che sarebbero state necessarie delle sessioni di rinnovamento a livello internazionale. Così finalmente il nuovo superiore generale, p. Marcello Zago, mandò un gruppo di nove Oblati ad Aix – io allora ero il più giovane – con il mandato di preparare un progetto di formazione permanente e vedere se la casa si prestava a questo scopo. Stemmo nella casa di fondazione, che allora non era bene sistemata come lo è adesso, anzi..., dal 28 novembre al 2 dicembre 1988. Proponemmo dunque un progetto che fu poi sottoposto al Consiglio generale e approvato.

Si tratta di un programma di formazione permanente, aperto a tutti gli Oblati che abbiano già trascorso alcuni anni di vita apostolica. Poi si è aperto anche ai laici che condividono il carisma oblato e agli Istituti nati dagli Oblati. Permette ai partecipanti di tornare alle fonti del carisma e di rivedere alla sua luce la propria esperienza. Si svolge in un contesto di preghiera, riflessione e condivisione fraterna. Un ritiro di 15 giorni fa parte del programma delle sessioni. Dal 1990 al 2019, sono state condotte 54 sessioni rivolte agli Oblati per un totale di 740 partecipanti. Il Convid ha fatto sospendere i corsi, ma poi sono ripresi… I corsi si danno nelle diverse lingue: inglese, spagnolo, polacco, tedesco... quello attuale è in francese.

Si tratta di una autentica "esperienza" – per questo si chiama "Esperienza de Mazenod" – in cui i partecipanti sono invitati a sperimentare il carisma oblato piuttosto che a studiarlo, anche se naturalmente lo studio è incoraggiato. 

È la prima volta che svolgo il compito di animatore dell’Esperienza… Speriamo…

lunedì 29 settembre 2025

Quella bella Maddalena...

Il chiostro degli Oblati si presta a molte iniziative: mostre, concerti, incontri i più vari… In questi giorni ha ospitato un mercatino delle anticaglie, detto anche svuota soffitte! C’era di tutto! E il ricavato questa volta andava per le missioni degli Oblati.

Ho acquistato per un prezzo irrisorio un dipinto firmato M. Mireus, che riproduce un anonimo di fine ‘800 che copia il “Compianto” di Fra Bartolomeo (1400-1500). Dunque la copia di una copia, ma è un oggetto molto fine. 

Mi è particolarmente caro perché un’altra simile riproduzione è nella sacrestia della casa generalizia, ma soprattutto perché la Maddalena prende tutta la sua parte e dimostra l’amore particolare che aveva per Gesù: un vero modello per tutti noi.


domenica 28 settembre 2025

Le radici del futuro

Incontro dei membri dell’Opera della regione, da Nizza a Marsiglia… Giornata intensa, con un centinaio di persone, la maggior parte della terza età. Ma nella “stanza” accanto, ossia nella stessa cittadina di Saint Maximin, nello stesso tempo si teneva un incontro con un migliaio di boy scouts. Giovani e anziani siamo tutti nella stessa “casa”, e la Chiesa va avanti!

Non so cosa si sono detti i giovani boy scouts, ma quello che si sono detti gli anziani è stato di grande profondità: esperienza di peso, una vita vissuta con perseveranza, affrontando mille prove e difficoltà… Una testimonianza sincera, di valore, che assicura le radici per il futuro.




sabato 27 settembre 2025

Un legame di pietra tra Aix e Roma


La nostra casa di Aix è in via Italia, ossia la via che porta in Italia, che altro non è che la via Aurelia. Anche la casa generalizia di Roma è in via Aurelia, una strada dunque che lega le due comunità.

C’è un altro legame fisico: una pietra!

Quando si doveva iniziare la costruzione della casa generalizia a Roma, ebbero la felice idea di venire ad Aix per prendere una pietra staccandola della chiesa della Missione, dove sono nati gli Oblati, e di usarla come prima pietra per la nuova casa. Vennero dunque a Aix p. Servel e p. Drago, rispettivamente economo generale e assistente generale.

Il Codice storico della casa generalizia, in data 21 maggio 1949, scrive: “Posa della prima pietra. Questa mattina, grande cerimonia sul cantiere della Villa Pacelli (il luogo della famiglia del papa Pacelli dove sarebbe sorta la casa generalizia). Tutti gli Oblati di Roma… sono andati in via Aurelia per assistere alla posa della prima pietra della nuova costruzione. Per creare un legame concreto tra il nuovo edificio e la prima casa della Congregazione, siamo andati a Aix a prendere la pietra di fondazione nella nuova casa generalizia. Certo l’aspetto della pietra di Aix non è così splendente come il marmo nel quale sarà inserita. Essa, posta in quel punto, costituirà comunque un ricordo della povertà che presiedeva le nostri origini così da alimentare costantemente l’ideale che ci deve animare. Essa porta una semplice data: “OMI. DIE 21 MAIJ MCMIL”. Sarà posta nel pilastro principale di quella che sarà la cappella, in modo che chiunque entra, la vedrà subito sul pilastro di destra più vicino alla porta”.

Abbiamo ancora le foto della benedizione di quella prima pietra da parte del superiore generale, p. Leo Deschâtelets.

Anche il codice storico della comunità di Aix riporta l’evento, anche se parla solo di p. Servel e non nomina p. Drago.

“16 marzo 1949. Questa mattina, verso le 11.00, è arrivato il M.R.P. Servel, economo generale; viene a cercare una pietra della nostra chiesa per portarla a Roma: sarà la prima pietra quando il monumento della casa generale si alzerà dal suolo; si è voluto così unire la casa madre e la culla della nostra Congregazione".

Non è bello questo legame simbolico e insieme concreto?

venerdì 26 settembre 2025

Vieni e seguimi


 

Riguardo al blog dell’altro ieri (dicevo che lo Spirito Santo è sempre all’opera e non si stanca mai di fare ascoltare la voce di Gesù: “Vieni e seguimi”), mi è giunto il seguente commento:

“Vieni e seguimi”: che fascino questi due semplici verbi di Gesù...
hanno dato una svolta alla vita di tanti... ieri come oggi...”.

giovedì 25 settembre 2025

Preghiera

Signore Gesù,

ti do le mie mani per compiere la tua opera,

 ti do i miei piedi per seguire il tuo cammino, 

ti do i miei occhi per vedere come tu vedi,

ti do la mia bocca per pronunciare le tue parole, 

ti dono il mio spirito perché tu preghi in me. 

Soprattutto ti dono il mio cuore, perché tu possa amare il Padre tuo e tutti gli uomini in me.

Ti dono il mio essere, che tu possa crescere in me, affinché tu, Signore Gesù, viva, operi e preghi in me. Amen».

Abbiano iniziato la giornata con questa bella preghiera di p. Mike Rodrigo, un Oblato assassinato in Sri Lanka il 10 novembre 1987. Dopo essere stato per 20 anni professore nel seminario di Kandy, nel 1975 andò ad abitare in un poverissimo villaggio interamente buddhista e con un gruppo di amici si era dato ad aiutare i contadini, a insegnare, a prendersi cura degli ammalati. Qui fondò un centro di dialogo cristiano-buddista. Perché dalla parte dei poveri la sua fine era segnata fin dall’inizio. Nel 2013 ho visitato la minuscola cappellina dove gli hanno sparato e sono stato sulla sua tomba.

Questa mattina, dopo aver pregato con le parole di p. Mike, abbiamo recitato un’altra preghiera, questa volta di sant’Eugenio… e abbiamo scoperto la grande affinità:

«Mio Dio, tu mi hai dato l’intelligenza, la volontà, la memoria, un cuore, occhi, mani, tutti i sensi del mio corpo e tutte le facoltà della mia anima. Tu mi hai dato tutte queste cose per te, per usarle per la tua gloria, per la tua sola gloria. Mio Dio, d'ora in poi e per tutta la mia vita, sarai l'unico oggetto a cui tenderanno tutti i miei affetti, tutte le mie azioni. Piacerti, agire per la tua gloria sarà la mia occupazione quotidiana. Voglio vivere solo per te, voglio amare solo te e tutto il resto in te e per te».

mercoledì 24 settembre 2025

Raccontarsi le storie


 

Stiamo raccontando la storia della vocazione di sant’Eugenio. È sempre bella e sempre nuova. Ma non ci fermiamo lì, perché la storia continua. Così ci raccontiamo le storie della nostra vocazione. 

Come sono diverse, dalla Nigeria ad Haiti, dal Canada al Congo… Alcune sono autentici romanzi… quasi come quello che ho scritto su sant’Eugenio.

Storie che vanno raccontate perché mostrano l’azione dello Spirito Santo sempre all’opera, che non si stanca mai di fare ascoltare la voce di Gesù: “Vieni e seguimi”.



martedì 23 settembre 2025

I contrasti di un animo giovanile

Nizza, tre anni di studio intenso a Torino (9-11 anni), quattro anni d’intensa pietà a Venezia (12-15 anni), una puntatina a Livorno, un anno di noia a Napoli (16 anni), quattro anni a Palermo (17-20 anni). Che itinerario italiano, quello dell’esule Eugenio de Mazenod!

Difficile da definire il periodo di Palermo, gli anni della prima giovinezza, quando d’improvviso si ritrova in un mondo pieno di attrattive e di promesse. Un periodo di contraddizioni, tra il bisogno di emergere, forgiare la propria personalità, seguire l’attrattiva per la bella vita mondata, e insieme il richiamo, la nostalgia per quella vita interiore sperimentata a Torino e Venezia. 

Oggi ho raccontato questo periodo magmatico di Eugenio.

A proposito dei contrasti vissuti a Palermo basterebbe leggere una pagina scritta dopo una serata passata a palazzo Butera. Grande festa, fuochi d’artificio… fin quando, alle due di notte, iniziano finalmente le musiche, i balli… Sarebbe il momento di lasciarsi andare. Invece una molla interiore lo trattiene:

«Quando mi trovo in mezzo a questa dissipazione, al rumore degli strumenti e a questa gioia mondana, il mio cuore si stringe, la tristezza si impossessa di me, e scelgo un luogo appartato dove, separato da tutto questo mondo che mi sembra folle, mi abbandono a pensieri seri, anche malinconici, al punto da essere tentato di piangere. Sono stato sorpreso più volte in questa disposizione da persone di mia conoscenza, che volevano tirarmi fuori da essa, non essendo in grado di spiegarlo.

È perché non ero nel mio elemento. Mi sono ritrovato come se fossi necessariamente nel mondo. Non aveva alcuna attrazione per me.

Condannai questa dissipazione di cui ero testimone; ripugnava a tutti i sentimenti della mia anima, che aspiravano a tutt'altra gioia. Quanto maggiore era la dissipazione degli altri, tanto più violento era il contrasto, e tanto più dominavano tutti i miei affetti. È così che mi spiego questo strano fenomeno».

Quanto è attuale sant’Eugenio!

lunedì 22 settembre 2025

Ricordando il nostro battesimo


 L’esperienza de Mazenod ci ha portato sul fonte battesimale sul quale sant’Eugenio è stato battezzato. Non è più nell’antica chiesa parrocchiale, distrutta durante la Rivoluzione francese, ma è stato trasportato nella nuova chiesa della Maddalena.

Spesso Sant’Eugenio ricorda con gioia il giorno del suo battesimo. Il 31 luglio 1814, nel diario dell’Associazione dei giovani, annota di aver fatto presente che il giorno seguente ricorreva l’anniversario della sua nascita, «ma che questo ricordo per lui non ha nessun valore, mentre quel che per lui è infinitamente più prezioso è l’anniversario del suo bat­tesimo avvenuto il 2 agosto del 1782».

Il 14 marzo 1842 scrisse l’elenco degli anniversari che ogni anno avrebbe dovuto celebrare. Un modo per guardare il proprio cammino e per ringraziare Dio. Il primo, naturalmente è il battesimo…

Nel Diario del 2 agosto 1837 annotava: «Anniversario del mio battesimo. Prima di partire da St Martin per tornare a Marsiglia, alla messa, con un profondo sentimento di riconoscenza, di pentimento e di fiducia unito, per quello che oso credere, a una sincera buona volontà, ho detto queste belle preghiere del messale di Vienna».

La faccio mia, assieme agli Oblati che sto guidando in questi giorni:

«Dio benedetto, tu che nella tua grande misericordia ci hai fatto rinascere per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, accordaci sempre di desiderare, come bambini appena nati, il puro latte della tua parola, perché attraverso di essa possiamo crescere nella salvezza (1 Pt 1, 24; 2, 2). Dio, grazie al tuo amore inestimabile, siamo chiamati tuoi figli e lo siamo realmente (1 Gv 3,1), accorda, per la forza di questo sacrificio, a noi che abbiamo ricevuto nel battesimo lo Spirito di adozione di figli, di ottenere in eredità la benedizione promessa. La fede che ti abbiamo professato nel nostro battesimo, Signore, la rinnoviamo adesso al tuo altare, rinunciando a Satana e decidendo di compiere la legge di Cristo; accorda, a noi che abbiamo ricevuto il pegno della via immortale che ci hai promesso, di crescere continuamente nella vita senza macchia per la quale ci siamo impegnati».

 

domenica 21 settembre 2025

Una scintilla d’amore in ogni angolo del mondo

 

1940: Sr. Maddalena, Piccola Sorella di Gesù, apre ad Aix-en-Provence il noviziato per le sue suore, appena fondate in una piccola oasi algerina, Touggourt, tra poche centinaia di nomadi musulmani che la povertà ha costretto a sedentarizzarsi. La località del noviziato è alle porte di Aix, Le Tubet. In seguito diventa “casa madre’’. Si dà il caso che in quella casa ci fossero gli Oblati, i quali lasciano volentieri il luogo per la nuova fondazione… Resta un Oblato soltanto, come cappellano.

Le cose cambiano. Quella casa, piena di giovani ragazze, ora è abitata da una quarantina di suore anziane… Da una parte dispiace vedere che le “vocazioni” alla vita consacrata si fanno sempre più rare, dall’altra è bello vedere quelle ragazze di una volta, che sono andate per il mondo intero, tornare a casa dopo tanti anni, anziane, consumate, dopo avendo speso la vita per i poveri. E che volti vivi! Una Piccola sorella dall’Italia mi scrive: “Sono meravigliose, capaci ancora di entusiasmo! Quando vado sono loro a spronarmi”.

Quello che continua dal 1940 è che gli Oblati sono ancora i loro cappellani! Così oggi sono andato a celebrare la messa accompagnando p. Paolo… Hanno poi voluto che parlassi loro brevemente…

Una volta, forte dell’esperienza della Provenza, la Piccola Sorella Maddalena scriveva: “Vorrei amare tutti gli esseri umani del mondo intero… Vorrei mettere una scintilla d’amore in ogni angolo del mondo: in Egitto, in Brasile, presto in Giappone… Una scintilla provoca incendi di boschi in Provenza. Perché non dovrebbe accendere fuochi nel mondo intero?”. Le suore che sono a Le Tubet hanno portato fuoco in tutto il mondo… e continuano ad ardere.

sabato 20 settembre 2025

Le grandi decisioni... si formano da sole

 

«L'immensità delle acque, la maestosità del fiume che scorre verso il mare, le nuvole che si alzano, l'altezza, l'abbondanza e la forza degli alberi, il deserto della riva e il mio selvaggio isolamento, un mondo intero incommensurabile sprofondò nella mia anima, dilatandone i limiti ristretti e creando improvvisamente spazi immensi in cui vivere dentro di me». «A volte le grandi decisioni non vengono prese, ma si formano da sole».

Mi colpiscono queste frasi del romanzo Malcroix (1946) scritto da Henri Bosco, che leggo nel corridoio che porta allo studio del Prefetto di Marsiglia.

Le giornate europee del patrimonio mi hanno infatti aperto le porte della Prefettura di Marsiglia, un grande palazzo imperiale che il vescovo de Mazenod ha visto costruire...

Marsiglia oggi ci ha aperto anche le porte dell’Archivio di Francia degli Oblati: un archivio che oltre a tesori legati a sant’Eugenio e alle origini della Congregazione, custodisce documenti di estremo valore provenienti dal mondo intero, da dove gli Oblati francesi hanno svolto il loro immane lavoro missionario.

Domani invece le giornate del patrimonio mi apriranno le porte della chiesa della Maddalena a Aix, chiusa da più di 10 anni per lavori infiniti. Questa è per noi Oblati una chiesa particolarmente cara: sant’Eugenio, da poto ordinato prete, iniziò qui la sua predicazione in lingua provenzale alla gente semplice del popolo.

Pagine di storia che si raccontano una dopo l’altra e ci introducono gradatamente nella vita del nostro Fondatore...

venerdì 19 settembre 2025

Aix, "la casa è bella...": parola di sant'Eugenio

«Dobbiamo trovare la nostra gioia dentro le nostre case… La casa di Aix, come comunità, presenta tutti i vantaggi che possiamo desiderare: i sacerdoti che l'abitano sono virtuosi ed esemplari, la regolarità è salda, si può fare un gran bene, l'abitazione è bella, la chiesa favorisce la devozione, quelli che la frequentano sono affezionati alla Società e finalmente ci sei tu… che meriti da ogni punto di vista la nostra fiducia e la nostra amicizia. C'è più di quanto basti per contentare un buon religioso».

Che bella descrizione della casa di Aix e in particolare del suo superiore, il giovane p. Ippolito Courtés di 29 anni. Sono parole di sant’Eugenio, che allora abitava a Marsiglia.

È proprio una grazia essere in questa casa.

Oggi, dopo alcuni giorni di convivenza per conoscersi e ambientarsi, è iniziata l’Esperienza de Mazenod, un tempo forte per un gruppetto di Oblati che, nella formula introduttiva del programma, hanno dichiarato: «Chiamati dalla misericordia di Dio, siamo venuti a rinnovarci nella nostra vocazione. Desideriamo approfondire in noi stessi il carisma e lo spirito di Sant'Eugenio de Mazenod, nostro fondatore, per continuare a seguire Cristo con tutto il cuore e accompagnare gli altri nell'incontro personale con il Salvatore crocifisso».

giovedì 18 settembre 2025

Storie dal Carmelo di Aix

La casa dove sono nati gli Oblati nel 1816 è un antico Carmelo, costruito nel 1628. Al tempo della Rivoluzione le 18 suore presenti furono mandate via e il convento venduto ai privati. Quelle che provenivano dalla città furono accolte dalle rispettive famiglie, le altre da amici. Dopo 28 anni, le sei suore rimaste ripresero il Carmelo di Rion.

Comprato il convento, i Missionari di Provenza murarono alcune delle pietre sepolcrali delle religiose su una parete dell’antico chiostro e sant’Eugenio stabilì che ogni anno, il giorno dei morti, la comunità andasse a pregare solennemente davanti a queste lapidi…

Chissà come vivevano le Carmelitane… C’è una bella storia che ci fa intravedere qualcosa della loro vita. La racconta il Codice storico del Carmelo di Aix:

«Un giorno, Monsieur de Baurens de Brue, padre di Madre Enrichetta di Gesù, ebbe l'opportunità, durante un viaggio, di incontrare una piccola schiava. Su sua richiesta, accettarono di vendergliela. Era nata in Turchia. A causa di un pericolo imminente, la sua famiglia dovette abbandonare la casa e fuggire durante la notte. Furono tutti dispersi durante la fuga e la bambina si ritrovò sola con la madre e un fratello minore. Il bambino fu ucciso da coloro che avevano appiccato il fuoco alla loro casa. Poco dopo, la madre fu rapita e la bambina non seppe mai quale destino le fosse stato riservato. Incontrando il presidente De Brue passò dalla schiavitù alla libertà.

La moglie di questo coraggioso cristiano, degna figlia della santa Madame d'Oppède, adottò questa bambina musulmana, desiderando condurla rapidamente alla Santa Chiesa cattolica. Sebbene molto attaccata alla sua religione, la bambina si lasciò istruire e chiese il battesimo. Il sacramento le fu solennemente conferito nella cattedrale di Saint-Sauveur dal vescovo Charles de Villeneuve de Vence il 3 maggio 1694. La piccola Teresa era felicissima di essere diventata cristiana; il suo padrino Monsieur de Béraud e la sua madrina Madame de Brue condividevano questa gioia.

Ora, Madame de Brue, che aveva già tre figlie al Carmelo, non mancò, all'arrivo ad Aix della sua giovane protetta, di portarla da loro con i suoi abiti orientali, cosa che suscitò grande interesse nella comunità. La bambina, spesso tormentata dai ricordi drammatici vissuti in famiglia, trascorse molto tempo al Carmelo e desiderò entrarvi. Fu accolta nel monastero quando aveva appena 10 anni con il nome di Thérèse de la Croix. Si rese molto utile alla sua comunità, svolgendo i compiti più difficili. Si prese cura dei malati, assistendoli con attenzione e premura. Non perdeva un minuto e dedicava anche molto tempo alla lettura; ogni anno faceva un ritiro spirituale.
Dopo essere stata al Carmelo per 26 anni, Suor Teresa si ammalò gravemente. I medici consultati non le davano alcuna speranza di guarigione e la suora si preparò con coraggio e gioia a questo passaggio finale. Mentre la malattia peggiorava, Suor Teresa sopportò le sue sofferenze con pazienza ed eroismo per 14 mesi, con lo sguardo fisso sul crocifisso.
Dopo la sua morte, fu trovato questo biglietto, scritto di suo pugno: "Crederei di mancare al mio dovere di gratitudine se lasciassi le mie madri e le mie sorelle dell'ordine all'oscuro della carità che questa comunità di Aix ha dimostrato verso questa povera donna turca. Mi è stata concessa la grazia di essere accolta per carità, con più riguardo per le grazie che Dio mi aveva dato che per i beni che vi ho portato, poiché avevo solo la buona volontà di essere la serva di tutti... Le mie madri hanno spinto la carità al punto di considerarmi in ogni cosa come una di loro. No, non credo che si possa trovare in nessuna comunità una carità come quella che ho sperimentato in questa."
Che bella lode per il Carmelo di Aix! Che lo meriti sempre! Che il Cuore di Gesù riposi in noi come nel santuario da lui scelto e che vi trovi tutta la carità che desidera quaggiù!»,

mercoledì 17 settembre 2025

Due famiglie unite

 

“La vera tomba dei morti è nel cuore dei viventi”, è scritto sul monumento ai defunti delle guerre, all’entrata del cimitero di Aix. Il libro della Sapienza dice che “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio”, ma non è meno vero che rimangono  vive nel nostro cuore.

Eccomi ancora una volta sulla tomba di due famiglie care, quella degli Oblati e quella dei de Mazenod-Boisgelin. Sono ambedue nella stessa cappella, sormontata dai due rispettivi stemmi.

A sinistra l’elenco degli Oblati che hanno vissuto ad Aix. Il primo è p. Giacomo Giuseppe Marcou, uno dei sette giovani con i quali sant’Eugenio diede vita all’Associazione dei giovani nel 1813; allora Marcou aveva 14 anni. Morì a 27 anni, con accanto sant'Eugenio, dicendo: “Che bello il Cielo!”. In tutto sono 83. L’ultimo è p. René Motte, morto nel 2009: chissà che non ne parli nei prossimi giorni...

A destra della cappella l’elenco dei membri della famiglia de Mazenod e Boisgelin, quelli da parte della sorella. Apre la serie la nonna Caterina Elisabetta, seguita dal padre, Carlo Antonio, e dalla madre Rosa Eugenia, che almeno nella tomba si sono riuniti dopo essere stati divisi per tanti anni. Seguono la zia, la sorella, i nipoti… L’ultimo è Betrand, che tutti ricordiamo con affetto, morto due anni fa.

È bello vedere le due famiglie insieme. Ed è bello ricordarne i membri, uno per uno… Grande famiglia quella dei Mazenod-Boisgelin, al tempo della canonizzazione di sant’Eugenio vennero a Roma in 300. Grandissima quella degli Oblati…

Anche in cielo sembra che avranno un posto speciale insieme. Sant’Eugenio diceva che saremo proprio accanto a Maria…

La cappella fu fatta costruire dallo stesso sant’Eugenio nel 1844, dopo aver fatto riesumare i corpi dei padri Suzanne, Arnoux, del fratello Morandini, della nipote Natalie de Boisgelin, sepolti nella tenuta di campagna della famiglia, l’Enclos. Conserva qualche frammento per farne un reliquiario perché – scrive nel diario – erano più sacre delle catacombe. «Tra qualche giorno saranno trasportati nella tomba che ho fatto preparare nel grande cimitero, insieme agli altri corpi santi di mio padre, di mia nonna, di Caroline e di padre Marcou. Faremo venire da Avignone i resti del nostro amato Louis de Boisgelin (un nipote, scolastico gesuita) e probabilmente trasporteremo anche i corpi dei nostri padri Pons, Mie, Paris, Capmas e del fratello Dumolard. Potremo forse scrivere con verità sulla tomba che custodisce queste sacre reliquie: corpora sanctorum».

Il 4 agosto 1855, terminati i lavori, il vescovo de Mazenod consacrò l’altare e vi celebrò la messa.



martedì 16 settembre 2025

Linguaggi diversi di una medesima bellezza

Cammino sulla strada di Cezanne, fino a quanto vedo apparire la montagna de La Sainte Victoire, che egli ha dipinto un’infinità di volte: ogni giorno le appariva diversa...

Com’è bella la natura.

Più bella ancora la natura umana che ritrovo nel chiostro per il rito del caffè o in preghiera nella cappella…

Linguaggi diversi di una medesima bellezza.



lunedì 15 settembre 2025

La verità ci fa liberi

 

Una semplice passeggiata nel parco lungo il torrente La Torce.

Anziani accompagnati da badanti, lettori, disegnatori, mamme con il passeggino, sportivi… c’è anche chi prega…

Soprattutto tanti bambini che corrono di qua e di là con in mano il disegno della cartina del parco: staranno cercando tanti particolari in una sorta di caccia al tesoro. Sono certamente i bambini di una scuola… 

Così mi ricordo che in Italia oggi sono cominciate le scuole. Chissà che avventura! Per bambini, ragazzi, maestri, professori, genitori, nonni. È tutto un esercito che si mobilita a servizio dell’apprendimento.

Sconfiggere la guerra è una grande battaglia. Ma anche sconfiggere l’ignoranza, che causa la guerra. La verità ci fa liberi.