sabato 6 agosto 2022

Nell'attesa della sua venuta

La Bibbia si chiude con una tua promessa: «Sì, verrò presto!». Gesù l’aveva assicurato ai discepoli, piombati nella tristezza, durante l’ultima cena, all’annuncio della sua partita: «Vado, ma tornerò a voi». Anche i primi cristiani sapevano che sarebbe tornato, lo attendevano con fiducia e continuavano ad invocarlo: «Vieni, Signore Gesù».

Noi invece spesso abbiamo paura al pensiero del suo ritorno. Non consideriamo infatti l’incontro con lui, ma che la sua venuta coincide con la nostra morte. La preghiera di tanti cristiani di oggi, a differenza di quella dei primi cristiani, si esprime, anche se tacitamente, con le parole: «Vieni il più tardi possibile. Meglio ancora se non vieni». Si arriva al punto di dimenticare che egli tornerà, addirittura ci si dimentica di lui.

Così non ci accorgiamo che Gesù non attenda la fine della nostra vita per venire. Ci visita più spesso di quanto non immaginiamo. Si fai presente lungo la nostra giornata con un’ispirazione, in una persona che ci passa accanto, nel momento della preghiera... Ma siccome non lo aspettiamo, non sappiamo neanche riconoscerlo e lo lasciamo passare senza accoglierlo, senza fargli festa.

È per questo che invita a vegliare, a essere attenti, pronti per ogni incontro. Se uno è distratto, preso dall’internet, o con la musica a tutto volume nelle cuffie, nemmeno sente il campanello. Se uno invece aspetta un amico, la persona amata, è sul chi va là, percepisce il più piccolo rumore ed è subito pronto ad aprire la porta. È sempre questione di amore. Un innamorato, anche mentre fa le cose più disparate, pensa alla persona amata. E se sa che essa deve venire, non si lascia prendere dal lavoro: lavora, ma col cuore in attesa. «Dormo, ma il mio cuore veglia», diceva la sposa del Cantico dei Cantici.

«Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore». Questa frase conclude il discorso sull’uso dei beni: se il nostro tesoro è il patrimonio immobiliare, il conto in banca, la carriera, gli affetti, il nostro cuore rimane ancorato alla terra; se il nostro tesoro sono “le cose di lassù”, il nostro cuore è tutto preso dal cielo, da ciò che rimane per sempre.

Nello stesso tempo questa frase introduce anche le parole sulla vigilanza. Se il nostro tesoro sono gli interessi terreni siamo presi da quelli e ci dimentichiamo di Dio. Se il nostro tesoro è Dio, la sua attesa si acuisce, si fa attenta. Aspettiamo ogni sua visita con trepidazione e lo riconosciamo, lo accogliamo, lo abbracciamo ogni volta che si presenta a noi in una gioia, in un dolore, nella richiesta di un servizio da rendere, di un lavoro da compiere. Così ci prepariamo alla sua ultima venuta, quando verrà a prenderci per portarci a casa con sé. Saremo pronti.

 

Nessun commento:

Posta un commento