domenica 14 agosto 2022

La "Madonna del sorriso" - 1822-2022 / 2

http://fabiociardi.blogspot.com/2022/08/la-madonna-del-sorriso-1822-1922-1.html 

Al di là della sua interpretazione, l’evento del 22 agosto 1822, a duecento anni di distanza, ci interpella ancora: qual è il rapporto di noi Oblati con Maria Immacolata? La ricca bibliografia riportata da Paolo Archiati in “Oblatio” 2022/1 testimonia che gli Oblati hanno vissuto, riflettuto e scritto molto sulla dimensione mariana della loro vocazione e della loro missione. Personalmente ricordo un momento di esitazione durante il “Congresso sul Carisma del Fondatore oggi” tenutosi a Roma nel 1976. Si trattava di elencare i principali aspetti caratterizzanti il carisma oblato, quelli che poi vennero assunti nella stesura del primo capitolo della Regola del 1982. Maria, ci si domandava, è uno di questi punti fondamentali? Gli altri punti: Cristo, l’evangelizzazione, i poveri, la vita religiosa, la comunità, la Chiesa…, erano evidenti. Ma Maria? Certamente ella è presente nella nostra vita, ma come lo è nella vita di ogni cristiano; non siamo una congregazione “mariana” come lo sono ad esempio i Maristi. La discussione si protrasse a lungo e infine fu deciso di non mettere “Maria” tra i punti fondamentali del carisma oblato. Nella sala di riunione si iniziò quindi a scrivere, sulla lavagna, la definizione del carisma: “Il carisma è…”. Si alzò p. Marcello Zago e disse: “Dovremmo essere più precisi e scrivere: Il carisma dei Missionari Oblati di Maria Immacolata è…”. Tutti furono d’accordo. Allora p. Zago continuò: “Così, almeno nel titolo, Maria è presente!”. Fu per tutti come uno shock: abbiamo Maria nel nostro stesso nome e non fa parte della nostra più profonda identità carismatica? È così che oggi abbiamo la C 10 dedicata a lei, presenza essenziale del carisma oblato.

Il posto di Maria nella nostra Congregazione ce lo insegna la storia stessa. In un primo momento, sant’Eugenio e i suoi compagni erano conosciuti semplicemente come “Missionari di Provenza”. Fu solo per convenienza che, chiedendo l’approvazione pontificia, optarono per “Oblati di San Carlo”; nessuno ne era convinto. Eugenio ebbe l’ispirazione per il nuovo nome di “Oblati di Maria Immacolata” nel suo soggiorno a Roma, durante l’ottava dell’Immacolata, forse partecipando alla novena nella chiesa dei Santi Apostoli. Ne parlò al Papa senza consultare la comunità, tanto gli appariva evidente la presenza di Maria nella vita della Società.

Dopo aver preso questa decisione, prima ancora di sapere se il Papa avrebbe approvato la sua proposta, scrisse a Tempier le famose parole:

"… Oblati di Maria Immacolata. È un passaporto per il cielo! Come mai non ci abbiamo pensato prima? Riconoscete che sarà glorioso quanto consolante per noi essere consacrati in modo speciale e di portare il suo nome. Gli Oblati di Maria! Questo nome dà soddisfazione al cuore e all’orecchio. A questo punto bisogna che vi confessi che ero molto stupito di essere così poco sensibile, di provare così scarso piacere, direi perfino una ripugnanza a portare il nome di un santo [Oblati di San Carlo] che è il mio patrono personale, per il quale ho tanta devozione. Ora capisco: facevamo torto a nostra Madre, alla nostra Regina, a colei che ci protegge e che deve ottenerci tutte le grazie di cui il suo divin Figlio l’ha costituita dispensatrice. Rallegriamoci, dunque, noi ne portiamo il nome e le insegne" [1].  

All’indomani dell’approvazione egli scrive nuovamente a Tempier indicando il nome di Oblati di Maria Immacolata come un segno di predestinazione:

"Potessimo capire bene ciò che siamo! Spero che il Signore ce ne faccia la grazia con l’aiuto e la protezione della nostra Santa Madre, Maria Immacolata, per la quale è necessario che nella Congregazione abbiamo una grande devozione. Non vi sembra un segno di predestinazione portare il nome di Oblati di Maria, cioè consacrati a Dio sotto la protezione di Maria, di cui la Congregazione porta il nome, come il nome di famiglia che ha in comune con la Santissima e Immacolata Madre di Dio?" [2].

Rispondendo alla domanda che padre G. Depoortère si poneva nel primo centenario dell’approvazione delle Regole: «Perché questo e non un altro titolo – specialmente in un momento in cui il dogma dell’Immacolata Concezione non era ancora stato definito?», mi sembra si possa rispondere: siamo chiamati a rivivere Maria sotto il titolo di Immacolata perché ella ha vinto il Maligno ed ha aperto la strada al Salvatore. Traccia così il cammino alla nostra vocazione missionaria: occorre la sua stessa purezza di cuore per saper discernere i segni dei tempi, cogliere il grido dei poveri, escogitare le vie di risposta. Maria è la più grande missionaria perché ha dato Gesù, ha generato la Parola. Anche noi Oblati saremo autentici missionari nella misura in cui non solo annunciamo la parola, ma generiamo la Parola nelle persone a cui siamo inviati e generiamo la Chiesa, il Corpo di Cristo.

Nella Chiesa, Maria si è costituita un proprio “corpo apostolico” che «cammina sotto le sue insegne, sotto la sua bandiera». Gli Oblati, per usare altre immagini di Eugenio, sono «la corporazione di Maria», «il corpo che ha Maria come Madre e che lotta contro l’impero del demonio e per il regno di Cristo», «la troupe d’élite di Maria». Ella si è scelto questo corpo specializzato perché ha bisogno di un pugno di uomini all’avanguardia, capaci di essere «i ministri di misericordia di Maria verso il popolo». Se gli Oblati sono «la diletta famiglia della Santissima Vergine – conclude Eugenio –, davvero dobbiamo considerarla come Madre. La Vergine Immacolata, la Santa Madre di Dio, la nostra più in particolare. È meraviglioso!». Non possiamo vivere la nostra missione senza di lei, “Madre di Misericordia”. Da lei ha inizio la nostra cooperazione al Cristo e a lei, come chiese Leone XII nel breve di appro­vazione della Regola, deve tornare il frutto del nostro la­voro apostolico: «portare nel suo seno di Madre di Misericordia i figli che Cristo dalla croce volle darle». Ecco perché sant’ Eugenio quando contempla Maria la chia­ma “Madre della Missione”, “Scala di Misericordia”, “Nuova Eva”, “Corredentrice”, “Madre delle anime”, “Madre spiri­tuale di una moltitudine di figli di Dio”, “grande nemica dell’impero del demonio”, “Dispensatrice di grazie”...[3].

Possiamo rileggere il Direttorio dei Novizi ispirato da sant’Eugenio, dove troviamo una forte enfasi su una profonda devozione a Maria:

"È possibile amare veramente Gesù senza amare la sua divina Madre? E soprattutto ora che la devozione a questa Vergine ineguagliabile si diffonde in maniera impressionante e produce frutti stupendi di conversione e di grazia […], che imbarazzo per noi, suoi figli, suoi Oblati, se non l’amassimo di un amore infuocato, se non avessimo per lei una dedizione senza limiti! È nostra madre. Ha diritto da parte nostra ad uno scambio di tenerezza filiale. Tutti noi le dobbiamo la vocazione alla Congregazione e ci aspettiamo altre grazie abbondanti per il futuro. Dobbiamo, dunque, avere una gratitudine senza limiti per i suoi benefici e una fiducia proporzionata alla sua bontà. Ella sarà rifugio […], forza nella debolezza, avvocata presso Dio […], consolazione nell’angoscia della prova […], cammino più breve e più sicuro verso l’amore di Gesù. La devozione a Maria e soprattutto a Maria Immacolata è anche il mezzo più potente per ottenere la conversione dei peccatori […]. Molte ragioni per consacrarci senza riserve al culto della nostra Buona Madre! Faremo di tutto per esprimerle il nostro amore, o con esercizi di devozione o con lo zelo nell’imitazione delle sue virtù. Cercheremo di esserle graditi in tutto. Quando si ama, si trovano mille modi per testimoniare la tenerezza. […]

Dopo la devozione per la sacra persona del salvatore, i novizi della società devono consacrare tutto l’amore che hanno alla sua santissima Madre, la gloriosa e Immacolata Vergine Maria. Non si tratta affatto di una devozione ordinaria, come la professano tutti i cristiani, non si tratta soltanto della devozione più speciale, di cui l’onorano quegli ecclesiastici più fedeli alla santità; la devozione che dobbiamo avere per la divina Maria è singolarissima e in nessun altro posto si dovrà trovarne un grado così alto come da noi. Noi non siamo semplicemente i figli di Maria come lo sono i cristiani e, in particolare, i ministri della Chiesa: siamo suoi figli in modo ancor più speciale; è Gesù Cristo che ci ha dato sua Madre per mezzo del suo Vicario in terra; portiamo il suo nome e abbiamo lasciato tutto per appartenerle, per avere la felicità di dirci figli suoi. Che grazia, che favore! Quanto dobbiamo stimarla! Cosa sono tutti i sacrifici in confronto di quanto ne abbiamo avuto in cambio: essere i figli di Maria, appartenere alla sua famiglia amata, camminare sotto le sue insegne e a quale titolo! Il più glorioso, quello della sua Immacolata Concezione. Comprenderemo mai abbastanza la grazia che di ci ha fatta dandoci tale vocazione? […]

O novizi della Santissima e Immacolata Vergine Maria. Ah! Se sapeste quale predilezione Dio vi ha manifestato chiamandoci nella famiglia della Divina Madre. Ogni vostra tenerezza, o riconoscenza, o devozione verso Maria, non raggiungerà mai la grandezza del suo amore per voi. Non capirete mai pienamente tutto ciò ch’ella compie per voi e, di conseguenza, tutto ciò le dovete"[4]

In maniera altrettanto incisive nel 1951 p. Léo Descâtelets scrive: “Non si tratta – se vogliamo capire la nostra vocazione – di avere una devozione ordinaria a Maria Immacolata. Si tratta di una sorta di identificazione con Maria Immacolata, è il dono di noi stessi a Dio attraverso di Lei e come Lei, che va fino in fondo alla nostra vita cristiana, religiosa, missionaria e sacerdotale”[5].

Possiamo concludere con le parole del Superiore Generale, p. Luis Lougen:

"In un momento di grande sconforto e ansia per il futuro del suo piccolo gruppo di missionari, ricevette la grazia che questo esso avrebbe compiuto un bene infinito per la Chiesa e sarebbe stato fonte di grande virtù. Fu una visione di grazia, e fa parte della preziosa eredità dell’intera Famiglia Oblata. Cerchiamo di essere audaci nel rivendicare questa grazia per noi oggi. Maria continua a camminare con noi nelle gioie e nei dolori della nostra vita missionaria. Chiediamo la sua intercessione per il nostro rinnovato zelo missionario, per una più profonda qualità della vita consacrata, e il suo aiuto nel nostro impegno vocazionale, affinché nuovi membri continuino ad unirsi alla nostra Congregazione e alla Famiglia Oblata. […] Sperimenteremo il suo sorriso su di noi"[6].



[3] Per questi titoli cf. F. Jetté, Essai sur le caractère marial de notre spiritualité, «Études Oblates» 7 (1948), p. 17-45.

[4] Direttorio dei novizi, 1853, p. 168-171.

[5] Notre vocation et notre vie d’union intime avec Marie Immaculée, Circulaire 191, 1951, Circulaires administratives, V, p. 347-349.

[6] Lettera del Superiore Generale nella Solennità dell’Immacolata Concezione, 8 dicembre 2021.

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