domenica 9 aprile 2017

Settimana santa: il contrasto del mistero


Domenica delle Palme, il più drammatico di tutti i giorni della Settimana santa. Nello spazio di pochi minuti si passa dalla gioia delle palme alla tragedia della passione.
È così bello e festoso il rito della benedizione degli ulivi nel parco fuori la chiesa. C’è quell’esultanza di bambini che giocano con i rametti appena tagliati che vanno in processione cantando. È stato così anche per noi oggi, nel parco di casa nostra, in una mattina soleggiata. La stessa gioia che contagiava gli abitanti di Gerusalemme quando Gesù entrava in città.

Subito dopo la lettura della passione. L’ho letta anche questa mattina, nella forma lunga, come la prima volta nel 1975 nella basilica di san Pietro.
Quel Gesù mite e sorridente a cavalcioni sull’asino improvvisamente è oggetto di sevizie, percosse, sputi, condanna, torture, uccisione e ha paura e grida.

Questo contrasto tragico, nel quale è sintetizzato tutto il dramma del mistero pasquale, fatto di morte e di vita, di odio e amore, l’ha espresso in maniera mirabile Guerrico d’Igny, un abate cistercense del 1100, un testo che mi ha accompagnato nella meditazione di oggi:

Se consideriamo allo stesso tempo la processione di oggi e la Passione, vediamo Gesù, da un lato, sublime e glorioso, e dall'altro, umiliato e sofferente.
Nella processione riceve gli onori regali, e nella Passione lo vediamo castigato come un malfattore.
Nella prima, la gloria e l'onore lo circondano; nella seconda, «non ha apparenza né bellezza» (Is 53,2).
Nella prima, è la gioia degli uomini e la gloria del popolo; nella seconda, è «l'infamia degli uomini, e il rifiuto del popolo» (Sal 22,7).
Nella prima acclamano: «Osanna al Figlio di Davide. Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele!»; nella seconda urlano che merita la morte e lo deridono perché si è fatto re d'Israele.
Nella prima, accorrono da lui coi rami delle palme; nella seconda, lo schiaffeggiano in viso con le palme delle mani, e gli percuotono il capo con la canna.
Nella prima, è colmato di elogi; nella seconda è nauseato dalle ingiurie.
Nella prima, si disputano per stendere sul suo percorso i propri mantelli; nella seconda, lo spogliano dei suoi vestiti.
Nella prima, lo ricevono a Gerusalemme come re giusto e Salvatore; nella seconda, è cacciato fuori da Gerusalemme come un criminale e un impostore.
Nella prima, è seduto su un asino, circondato di doni; nella seconda, è appeso al legno della croce, lacerato dalle fruste, trafitto di piaghe e abbandonato dai suoi... 


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