martedì 26 aprile 2016

Pierre Fallaize, una vita per gli eschimesi



Mi è capitato casualmente tra mano un libro tradotto e pubblicato 40 anni fa da Città Nuova: Inunuak, una vita per gli eschimesi, di Roger Buillard. È la biografia di uno dei missionari nel Nord Ovest canadese, Pierre Fallaize. L’ho letto d’un fiato.
Sette anni con gli indiani, poi sette come nomade con gli eschimesi, mangiando come loro, patendo la fame come loro, con sulle spalle tutti i suoi averi, percorrendo migliaia di chilometri a caccia e pesca, vivendo negli iglù e sotto le tende, desidero, emarginato, minacciato costantemente di morte. Poi finalmente la fondazione di una missione residenziale a Coppermine, la nomina a vescovo, il ritiro in Francia per la progressiva cecità e sordità dovute alle fatiche disumane e agli stenti. Venti anni in confessionale a Lisieux, accogliendo i pellegrini che visitano la tomba di santa Teresina. Quando la sordità arriva al punto che non gli consente più di ascoltare le confessioni, torna a morire tra la sua gente, gli indiani e gli eschimesi del nord Canada.
Una vita incredibile da parere un romanzo e invece verissima. Soprattutto gli anni passati con gli eschimesi sono di una atrocità spaventosa.

Gli Oblati hanno impiegato 60 anni per cogliere le prime conversione tra gli eschimesi. Padre Grollier arrivò per primo al circolo polare nel 1860 e vi morì senza vedere niente. Nel 1862 lo sostituisce padre Seguin: “Inconvertibili”. Poi padre Petitot nel 1862: “Parto spezzato”. Nel 1872 i padri Clut e Lecorre. Nel 1891 tocca a padre Lefèvre: “Impossibile addomesticarli”. Siamo al 1911 quando arrivano i padri Rouvière e Le Roux. Due anni dopo sono trucidati, primi martiri del Polo. È la volta del padre Frapsauce. Dopo tre anni, nel 1920, il nostro padre Pierre Fallaize viene mandato in suo aiuto. Il 2 agosto 1920 scrive:
In viaggio verso la nuova missione degli Eschimesi del grande Lago degli Orsi. […] Dopo l’uccisione, da parte degli Eschimesi, dei nostri rimpianti padri Rouvière e LeRoux, Mons. Breynat ha visto in questa prova non un fallimento ma la certezza del successo, perché il sangue dei martiri è seme di cristiani. Per questo ha deciso di riprendere immediatamente l’opera designando me e p. Frapsauce. […]
Sono partito dalla missione di Résolution in compagnia di un piccolo Eschimese di una quindicina d’anni […]. Abbiamo incontrato anche cinque Eschimesi con i quali viaggiamo insieme. Tra di loro anche il più mite tra gli assassini dei nostri padri. È venuto a darmi la mano, che ho stretto con sentimenti un po’ contrastanti. […] È stato rilasciato dopo due anni di prigionia. Per vendicarci, cercheremo di salvare la sua anima.


Padre Pierre sulla tomba dei padri Rouvière e Le Roux
Compie un viaggio di 600 chilometri in due mesi in condizioni difficilissime. Quando giunge finalmente dalla baracca di padre Frapsauce nessuno ad attenderlo. Segue le traccia della slitta che conduce dove il ghiaccio è visibilmente rotto e ha inghiottito cani, slitta e missionario…
Padre Pierre deve ricominciare tutto e da solo. Chi li ferma questi missionari intrepidi, chi li scoraggia? Epopee d’altri tempi…

Il 1° gennaio 1921 scrive al Superiore generale:
Dal paese senza sole vi invio il mio augurio di un nuovo, felice, santo anno. I nostri saluti non hanno subìto minimamente l’influsso dell’ambiente dove tutto è ghiacciato; al contrario, i nostri cuori – che hanno bisogno di produrre un ingente sovrappiù di calore fisico per resistere alle temperature estreme, e un calore spirituale per avvolgere con la carità gli Eschimesi che incontriamo – possono donarvi soltanto caldi e ardenti voti.
Vorremmo potervi offrire un mazzo di fiori in occasione del primo giorno dell’anno. Ma i fiori non possono assolutamente sbocciano a 66 gradi Fahrenheit sotto zero. Inoltre il suolo che abitiamo è interamente roccioso.
Tuttavia in questa parte e arida e fredda del campo del Padre di famiglia, irrigato dal sudore e dal sangue dei nostri martiri, la buona semente è germogliata, è cresciuta e fiorita. Sono appena arrivato in tempo per cogliere e offrirci i primi fiori artici. […]
La mia parrocchia eschimese conta attualmente sei fedeli; ne ho battezzati cinque a Natale. Spero di raddoppiare il numero prima della primavera […].

Sono passati esattamente 60 anni da quando padre Grollier aveva raggiunto il Circolo Polare Artico.
Il segreto? Forse è nascosto nelle parole dell’ormai anziano, cieco e sordo, mons. Pierre Fallaize:
Essere un santo, è il solo modo di arrivare alla anime, è il più facile.
Il religiosi e il missionari non posso fare del bene alle anime se non nella misura in cui la loro unione con Cristo si è realizzata! Le nostre fatiche sono nulla e i nostri successi ancor meno, se prima di tutto non siamo uomini di Dio.


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