giovedì 16 luglio 2015

Voler bene, segreto del mio sacerdozio

Giunto al sessantesimo compleanno e a 35 anni di ordinazione, padre Antonio mi comunica la sua esperienza:

L’esperienza più vera, quella che resta al di là di tutto, è il “voler bene”. Voler bene con la piena creatività dei sentimenti e l’efficacia della concretezza. Il celibato legato al sacerdozio, non ha diminuito, ma ha purificato e valorizzato questo “voler bene”. Lo sento vero perché l’insegnamento di Gesù nel Vangelo coincide con le aspirazioni profonde della nostra natura umana, le realizza e le eleva. Mi riporta alla fede che Dio è amore e all’esperienza che “chi ama suo fratello dimora nella luce”. L’esperienza vissuta mi conferma che quest’ultima frase (1Gv 2,10), che da tanti anni mi accompagna, è proprio vera.  
Per una serie di coincidenze in questo ultimo tempo ho capito di più quanto siano legati per me il “voler bene” e l’Eucaristia, cioè il rivivere nella Messa i gesti dell’Ultima cena di Gesù che dà la vita per noi. Noi sacerdoti annotiamo le Messe che celebriamo: io sono arrivato adesso a circa 12.800 Messe celebrate in 35 anni di sacerdozio. Il mio voler bene trova la sua radice e la sua forza nel voler bene “fino alla fine” di Gesù. Lo rivivo quando celebro la Messa e faccio la comunione. È un momento bello, a volte di intimità nel silenzio, a volte di comune esultanza con grandi folle, a volte di spinta ad azioni coraggiose di distacco dai beni materiali e di giusta condivisione. È una spinta a vedere il mondo come una famiglia in cui tutti hanno un posto a tavola e in cui la logica è quella della “regola d’oro” (fai agli altri quello che vorresti gli altri facessero a te.)
Infine irrinunciabile nella mia vita c’è la missione in Africa nella SMA (Società delle Missioni Africane), sancita da quella frase “riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati” che a 19 anni, con santa incoscienza, mi ha fatto lasciare il Seminario di Treviso per andare alla SMA. Sento che posso dare il mio contributo soprattutto per far emergere le radici spirituali del patrimonio spirituale del mio Istituto.


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