domenica 10 maggio 2015

Sulle orme di sant'Eugenio a Roma: San Silvestro al Quirinale


Vi assaporava «con soddisfazione il silenzio e la pace che regnano attorno», e occupava gran parte del suo tempo in preghiera, stando su «una piccola tribuna che si affaccia sull'altare del Santissimo». Così sant’Eugenio nei lunghi soggiorni passati in una chiesa sconosciuta e nascosta al pubblico: San Silvestro al Quirinale. Si apre soltanto la domenica mattina per una messa. Fino a quanto è stato eletto presidente della Repubblica, Mattarella vi si recava ogni domenica.
Sant’Eugenio aveva scelto di abitare nella casa dei Padri della Missione, i Vincenziani, per essere più vicino alla casa del papa, che allora era il Quirinale. Gli piaceva anche perché dalla sua finestra si vedeva tutta Roma: «Sono contento del bello spettacolo che scopro dalla mia finestra da dove spazio su tutta la città vedendo davanti a me, sotto il giardino della casa dove abito, i giardini di Palazzo Colonna; di fronte, a poca distanza, le cupole del Gesù e di altre chiese; un po’ più lontano S. Andrea della Valle; a sinistra la Colonna Traiana, a poca distanza da lì il Campidoglio, a destra S. Ignazio, il Collegio Romano e l’osservatorio; più lontano la Colonna Antonina, Montecitorio, piazza del popolo e tanti altri notevoli edifici; al di sopra di tutto questo bel Vaticano e questa incomparabile cupola di S. Pietro: tutta la città insomma».

Da qui oggi è partito il nostro itinerario sui passi di sant’Eugenio a Roma, ultima tappa del corso sul carisma che ho dato al Claretianum.
Siamo partiti da San Silvestro perché la casa e la chiesa romana di sant’Eugenio, dove, se sommiamo tutti i suoi soggiorni, ha dimorato per più di un anno. Qui ha lavorato per l’approvazione del suo Istituto, ha scritto tra le lettere più belle e un diario fitto fitto nel quale racconta nei minimi particolari visite, incontri, stati d’animo.
In questa chiesta è stato consacrato vescovo. In quella occasione scrisse: «Sarà lo Spirito Santo, d’ora in poi, il padrone assoluto dell’anima mia, l’unico movente dei miei pensieri, desideri, affetti, di tutta la mia volontà. Devo fare attenzione a tutte le sue ispirazioni, ascoltarle dapprima nel silenzio della preghiera, realizzarle infine nell’azione. Evitare con cura tutto ciò che possa contristarlo e indebolire l’influenza del suo potere in me».
Mi pare un buon avvio per la preparazione della festa di Pentecoste.


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