mercoledì 27 maggio 2015

Kinshasa: risveglio a ritmo di tamburi


A ritmo di tamburi sento cantare a cori alterni voci maschili e femminili, con moduli ripetitivi. È una scuola, mi dico. Ma sono ancora le sei del mattino, troppo presto. I canti vengono dalla chiesa accanto. Non mi ero ancor reso conto che appena dietro il muro di cinta della casa degli Oblati c’è la loro parrocchia. Vado in chiesa. È piena. Giorno feriale. Al termine le persone escono cantando fino al piccolo santuario della Madonna dei poveri, all’interno del recinto della parrocchia. È il mese di maggio e insieme rendono omaggio alla Madre.

Terminata la colazione, subito prima di riprendere i nostri lavori, torno un attimo in chiesa. Adesso trovo una trentina di donne. Si alzano in piedi una dopo l’altra, prendono la parola, mentre le altre esprimono gesti o gridolini di assenso. Dalle parole francesi che inframmezzano la loro lingua capisco che stanno condividendo le loro esperienze o particolari intenzioni di preghiera. Una di loro dirige il gruppo, dà la parola, riprendere alcune parole del Vangelo. Fuori, attorno al piccolo santuario, sono rimaste una decina di donne che pregano in forma spontanea.
Mi sembra di essere in un altro mondo. Come mai tanta religiosità in un normalissimo quartiere polveroso, con i barbieri che fanno capelli e barbe lungo il marciapiede, i negozietti sulla strada, i bambini che vanno a scuola con la divisa, la gente che si sposta a piedi…?
“Voi siete nel XXI secolo – risponde p. Anaclet alla mia meraviglia nel vedere in un giorno feriale tanta presenza alla chiesa – noi siamo ancora al tempo della cristianità medievale. La religiosità è nel sangue. Come si può vivere senza andare alla chiesa, senza pregare?”
In ognuna delle stradine sabbiose che si diramano dalle arterie principali vi è una delle centinaia di Chiesa evangelicali, dove le persone si radunano quotidianamente per cantare e pregare. Anche le nostre parrocchie sono divise in tante piccole “comunità ecclesiali viventi”, che si incontrano regolarmente nelle case per condividere insieme il cammino di fede.
“Ci sono già i primi segni della secolarizzazione – continua p. Anaclet –, ma il senso religioso è ancora molto forte”.
 “Noi cattolici siamo tutti molto religiosi”. Sentendomi parlare di religione un signore alto e grosso si è avvicinato e si presenta in maniera affabile come dottor Guy. Sembra il gigante buono. “Siamo molto religiosi. Anche nelle altre chiese qui attorno, alla massa del mattino partecipano molte persone. Abbiamo tanti problemi, tante difficoltà. Ma nessuno più toglierci la religione”.
Intanto, silenzioso, un nuovo mondo religioso è entrato anche in Congo, quello musulmano. Vedo passare parecchie bambine che vanno a scuola indossando il velo. Con la religione purtroppo entra il fondamentalismo jihaidista. È notizia di oggi che i vescovi della regione di Buvaku denuncino le infiltrazioni militari dei movimenti musulmani, il silenzio di tanti cristiani spariti, il rapimento di un vescovo.


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