martedì 3 giugno 2014

Più che la mitra in testa, le racchette ai piedi



“In quelle terre nordiche, più che la mitra in testa, bisogna avere le racchette ai piedi e camminare, camminare, camminare…!” L’aveva detto Vitale Grandin, di cui oggi ricorre l’anniversario della morte (3 giugno 1902): “Più che per la mia testa, mi hanno fatto vescovo per le mie gambe”.
Bambino, nella Francia di metà Ottocento, mentre pascolava il bestiame, recitava il rosario, leggeva le vita dei santi e contemplava estasiato la bellezza della natura.
Attratto dalle missioni a 22 anni era andato a Parigi per entrare nel seminario delle Missioni Estere. Non trovandolo adatto – tra l’altro aveva un leggero difetto di pronuncia – lo consigliano di tornare a casa. Lo accolsero invece per gli Oblati; si sa che prendono tutti gli scarti! Così, appena ordinato sacerdote, nel 1854 partì immediatamente per missioni del Nord del Canada, nella diocesi di San Bonifacio, a quel tempo grande come l’Europa, ma con solo 12 sacerdoti missionari.

La cattedrale di Mons. Grandin
Freddo intenso, mancanza di tutto, enorme difficoltà per imparare le diverse lingue delle etnie degli amerindi, eppure cinque anni dopo viene consacrato vescovo da sant’Eugenio. I vescovi canadesi lo avevano indicato al Papa Pio IX come “il più degno tra i degni”. Partì subito per le Missioni del Polo Nord, e dopo 67 giorni di viaggio tra foreste, fiumi e laghi immensi, arrivò nella sua nuova diocesi, a Ile-à-la Crosse. Affrontò lunghi ed estenuanti viaggi in mezzo alla neve e al ghiaccio per annunziare il Vangelo di Cristo a quelle prime popolazioni. Costruì chiese, scuole, ospedali, case religiose e seminari. Lavorava molto e pregava molto.
Non si sentì mai all’altezza della sua missione: salute cagionevole, timido, suscettibile, sensibilissimo, preparazione culturale inadeguata, e poi il clima impossibile, l’estrema povertà. Proprio in tutto questo ha potuto brillare la sua fiducia in Dio, la sua tenacia eroica. Non a caso aveva scelto come motto episcopale Infirma mundi: Dio ha scelto ciò è debole. “Dio, se vuole può raggiungere i suoi fini con gli strumenti più deboli. Poco importa, purché si compia la sua gloria”.
Tra i mille episodi che ancora passano di bocca in bocca, basta ricordare il colloquio con Pio IX, da collocare nel contesto di tempi andati, quando era impensabile che accanto al tabernacolo non fosse accesa la lampada a olio. Il povero vescovo spiegava al papa che tra i ghiacci polari non potevano permettersi tanto lusso.
- Non posso autorizzarvi a conservare il SS. Sacramento senza la lampada se non in caso di persecuzione, gli rispose il papa.
- Beatissimo padre, non siamo perseguitati; ma dobbiamo affrontare il freddo, la fame, la povertà e tante altre sofferenze che se ci toglieste il Signore come faremmo? Con le lacrime agli occhi continuò a narrare al papa le temibili condizioni di vita a cui erano condannati i missionari, le difficoltà dei viaggi, i pericoli della solitudine.
Pio IX ascoltava attento e commosso. Quando lo congedò gli disse:
- Avete tanto bisogno del Signore vicino. Nella vostra vita fatta di sacrifici e di privazioni avete il merito del martirio senza averne la gloria.
Il giorno dopo il card. Prefetto di Propaganda lo fece chiamare e gli disse:
- Non so che cosa lei abbia detto al papa; ma voi missionari ottenete tutto ciò che volete. Vi ha autorizzati a conservare il SS. Sacramento senza la lampada.
Mons. Vitale Grandin è “venerabile”, sulla strada per essere riconosciuto santo.


Nessun commento:

Posta un commento