lunedì 27 gennaio 2014

Eravamo liceali…

Fabio a sinistra, Oliviero a destra

3 luglio 1968. Erano appena iniziati gli esami di maturità classica. Il fotografo del giornale “Il lavoro”, poi incorporato nel quotidiano “La Repubblica”, scattò una istantanea a me e ad alcuni miei compagni. Da allora non li ho più rivisti.
Dopo quasi 50 anni ricompare improvvisamente uno di loro. Mi ha rintracciato tramite il mio blog e mi ha mandato una e-mail con alcune foto di allora. Quasi non mi riconosco in quel ragazzo liceale.
Scopro così che Oliviero Arzuffi è docente di letteratura italiana e consulente editoriale presso importanti realtà istituzionali, autore di numerosi testi riguardanti tematiche sociali. Tra i più conosciuti: Emarginazione A-Z; Alla ricerca dell'utopia; Oltre le sbarre; Poesia della vita. Oltre ai saggi di natura sociale è autore di Armaghedon (trilogia drammatica) e di Escaton, premio speciale della giuria a Stresa nel 1998.
La sua ultima opera, recentissima, si intitola “Caro Papa Francesco. Lettera di un divorziato”, Oltre edizioni, Sestri Levante 2013. In essa Oliviero, divorziato risposato, utilizzando la formula confidenziale della «lettera aperta» si rivolge, con tono rispettoso ma fermo, al Papa, invitandolo a rivedere la disciplina tuttora vigente nella chiesa cattolica. Ne fa una interessante sintesi il teologo moralista Giannino Piana sulla rivista “Rocca” del 15 Ottobre 2013.
Oliviero, in pagine suggestive e coinvolgenti, delinea gli stati d’animo che hanno il sopravvento in chi è andato soggetto a tale esperienza: dalla perdita dell’autostima all’affiorare di pesanti sensi di colpa (accentuati dalla presenza dei figli), dalla solitudine e dal disadattamento alla paura e alla trepidazione con le quali si va incontro alla nuova scelta.
Facendo riferimento alla propria esperienza diretta e rivendicando, nello stesso tempo, il diritto-dovere del laico di far sentire la propria voce nella chiesa – diritto-dovere ribadito peraltro con forza dai testi del Vaticano II –, si fa poi interprete del profondo disagio che affligge i divorziati risposati e propone una sua lettura dei testi evangelici nei quali distingue tra norma-precetto e norma escatologico-profetica. La prima ha il carattere di norma chiusa, alla quale occorre aderire incondizionatamente, senza alcuna limitazione; la seconda è, invece, una norma aperta, che va opportunamente mediata di fronte a situazioni particolari e che spinge costantemente l’uomo in avanti e lo sollecita ad un impegno di permanente conversione.
Non si tratta, certo, di rinunciare a ribadire con forza l’ideale verso il quale ogni cristiano deve tendere mettendo in campo tutte le proprie energie; si tratta, più semplicemente, di tenere in seria considerazione la complessità delle situazioni umane, non sottovalutando il fatto che l’amore coniugale è una realtà fragile, soggetta a molti condizionamenti, una realtà che va pertanto custodita con grande cura; e che, a sua volta, la fedeltà non è un dato acquisito una volta per tutte ma una conquista quotidiana.

Attendiamo tutti con fiducia il prossimo sinodo sulla famiglia per vedere aprirsi nuove prassi pastorali.

1 commento:

  1. Le foto e la vicenda che viene narrata sono capaci di farci riflettere sulla varietà delle vocazioni e i risvolti di cui la vita ci sorprende .I due studenti liceali che si ritrovano dopo quasi cinquant'anni possono confrontare le loro vite e constatare la differenza del percorso .E' molto bello quello che oggi leggiamo e ringrazio delle confidenze che ci comunichi .Pierangela

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