sabato 1 aprile 2023

Il Crocifisso nostra salvezza

Quand’è che hai salvato il mondo? Quando pronunciavi parole di sapienza e di vita sul monte delle beatitudini o nel tempio di Gerusalemme? Quando operavi i miracoli? Quando la gente ti seguiva e ti osannava? O non adesso, quando non hai più parole da dire. Tutti invocano, pretendono una tua parola e tu taci. Sai soltanto gridare la tua solitudine. Adesso, le mani inchiodate, non puoi può operare miracoli: li hai fatti per gli altri, non puoi farli per te stesso? E il maligno, che ora è tornato, continua a ripetere la tentazione che già aveva fatto udire nel deserto: “Cambia i sassi in pani”, diceva allora, ed ora: “Scendi dalla croce e ti crederemo”. No, non è questa la via della salvezza. Ora le folle non ti seguono, non ti osannato, ti hanno piuttosto consegnato in mano degli stranieri ed hanno gridato il crucifige. Anche il Padre sembra essersi messo dalla parte loro. Sei insicuro, deluso, perduto, tutto duole nelle tue membra e nell’anima, disfatto e sfigurato nel corpo e nello spirito: un povero cristo in croce come i tanti cristi della terra. Non sei più nessuno.

L’amore non aveva saputo trovare altra strada che quella della condivisione dei mali che schiacciano le persone amate, quelli che leggiamo ogni giorno sui giornali e vediamo in tv, su internet, e ci circondano sulle nostre strade: eccidi, violenze su uomini e donne, bambini e vecchi, corruzioni, divisioni, falsità, ingiustizie, arroganza, disprezzo dei deboli e dei poveri, inquinamento di cuori, di menti, di cosmo… Questo hai vissuto e ogni altro male e peccato e ti ha ammutolito, paralizzato, congelato nella solitudine dell’inferno.

Ora, ora soltanto operi l’opera grande che il Padre ti ha dato di compiere. Lì sulla croce, in quel tuo grido, diventi il nostro Dio e Salvatore. Non a caso l’emblema cristiano è il Crocifisso e l’abbiamo appeso, come segno della nostra fede, in ogni nostra casa, in ogni luogo del nostro incontro. Non abbiamo scelto altro emblema per esprimere il nostro essere cristiani. Noi non diremo “Se sei il Cristo scendi dalla croce e ti crederemo”. Per noi sei il Cristo proprio perché ti sei lasciato inchiodare sulla croce, e proprio guadandoti sospeso tra cielo e terra, noi crediamo: crediamo nel tuo amore, il più grande, quello che dà la vita per gli amici, per noi che ti siamo nemici, fatti amici proprio da questo tuo folle amore.

Vuoi fare di noi i tuoi corredentori che con te condividano e assumiamo i mali del mondo, a cominciare da quelli che albergano nel nostro cuore. Come sanare questo nostro mondo e portartelo unito tra le nostre braccia? Ci chiami ad operare come te: a dire e scrivere parole di sapienza, a moltiplicare i pani, a sanare malati, a lavorare per la giustizia, ad amare con i fatti… Ma forse anche per noi l’opera più grande la compiamo quando ci sentiamo e siamo inutili, ammalati, impotenti… Allora possiamo farci davvero cirenei accanto a te.

Oggi che la tua croce s’innalza davanti ai nostri occhi, quella croce che tutti a te attira e compie l’unità, si erge anche la nostra croce, quella che ci hai invitato a portare dietro di te per essere tuoi veri discepoli, degni di te. È quella che ci salva, è con quella che potremo contribuire a salvare.

Solo il silenzio
riconoscente
è degno di stare dinanzi a te
Crocifisso
e il cuore aperto
che accoglie il dono.
Donaci di abbracciare la tua croce
nella nostra croce
nelle croci innalzate
sui calvari del mondo
fino a farle sparire.
Rimanga soltanto
l’abbraccio con te.

 

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