«Da
questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli
altri» (Gv 13, 31-35), vangelo
di questa domenica.
Subito
dopo pranzo ogni giorno mi prendo una dose di depressione: leggo il giornale.
Corruzione,
illegalità, disagio sociale, rissosità, discredito delle istituzioni, razzismo,
intolleranza… Ogni giorno le solite cose, sempre in un degrado sempre peggiore.
Leggo
i nomi e guardo i volti, per la maggior parte cristiani, cattolici, battezzati.
Com’è
possibile?
L’identità
cristiana, al dire di Gesù nell’ultima cena, è data dall’amore reciproco: è da
questo che si riconoscono i cristiani, dal fatto che si amano.
Leggo
il giornale e non riconosco i cristiani. Dove sono? Dove siamo?
Il
bene pubblico è espressione dell’amore, così come l’accoglienza, l’integrazione,
il rispetto, l’ascolto, il dialogo.
Perché
non puntare alla dimensione sociale del comandamento cristiano dell’amore
reciproco?
È l’unico
modo per essere se stessi, autentici, e per essere riconosciuti come cristiani.
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