Quest’anno, per mostrare la fecondità e l’attualità del carisma,
il superiore generale degli Oblati ha raccontato l’esperienza della visita che
ha fatto a Palermo dove sant’Eugenio, dal 1799 al 1802, cioè dai 17 ai 20 anni, ha vissuto l'ultimo
periodo dell’esilio, prima di tornare in Francia.
Hanno accompagnato il superiore generale p. Louis e il
suo consiglio Enzo David, membro dell’AMMI, e Ileana Chinnici, Presidente dell'Istituto Secolare delle COMI.
«Abbiamo percorso per ore le vie di Palermo, scoprendo i luoghi
dove aveva vissuto Eugenio, i palazzi delle
grandi famiglie da lui frequentate e le chiese dove si fermava a pregare. L’abbiamo accompagnato nel cammino tipico di un
giovane della nobiltà.
Ci siamo fermati in vari posti per poter leggere estratti
di lettere e memorie. Abbiamo potuto riscoprire
vari aspetti della personalità di Eugenio e rivivere alcune delle esperienze del soggiorno a Palermo, che
lo hanno sicuramente segnato nella vita e
nel futuro carisma oblato.
Abbiamo visitato il quartiere dei conciatori di pelli, dove
ha vissuto per un breve periodo. Incontrava
gli operai per la strada, li vedeva conciare le pelli nel fiume e lavorare nei negozietti, venendo a conoscenza
di sofferenze e angosce…».
Non si è trattato di un viaggio solo nel passato, ma di una visita alla realtà oblata di oggi, con l’incontro di Oblati, membri dell'AMMI e COMI. In particolate il consiglio generale ha potuto ammirato la nuova sede della comunità oblata internazionale, nel cuore di Palermo, nella parrocchia di San Nicola da Tolentino, dove due Oblati lavorano da diversi anni con migranti e rifugiati.
La nuova sede persegue due obiettivi: l’impegno tra migranti
e rifugiati, svolto assieme ai laici associati, i giovani che vivono il carisma oblato e le COMI; il contatto con poveri provenienti da ogni parte del mondo.
«Il 27 gennaio – scrive il padre generale – la chiesa era
piena di gente, con tutte le sfumature del colore della pelle, che celebrava in
molte lingue l'Eucaristia, ciascuna apportando
qualcosa di bello dalla propria cultura, preghiere, canti o danze. Abbiamo visto i nuovi volti dei poveri e incontrato Cristo
nei migranti e nei rifugiati: una meravigliosa
celebrazione della comunione».
Auguri alla nuova comunità: sant’Eugenio è vivo! A Palermo
come nel mondo intero…
Nessun commento:
Posta un commento