Missione compiuta! Il convegno su “Oblazione e martirio” è stato celebrato: 23 interventi che hanno spaziato sui più diversi Paesi; oltre 60 persone presenti che hanno partecipato attivamente all’evento; oltre 500 che hanno seguito via streaming; rappresentati di tutte le componenti della famiglia oblata; una metà donne.
Ho
raccolto materiale per una pubblicazione in tre volumi, che aiuterà a
conoscere le storie dei martiri e il messaggio che essi continuano a rivolgere
a tutti noi.
Il nostro Fondatore, Sant’ Eugenio di Mazenod era
convinto che un Oblato con il suo atto di oblazione sarebbe dovuto essere
pronto a dare la vita anche come martire. Infatti, dopo più di 200 anni di
esistenza, un buon numero di essi è stato riconosciuto dalla Chiesa come
martire. La maggior parte degli altri Oblati morti tragicamente, una
settantina, non possono essere considerati martiri in senso stretto; molti di
loro semplicemente non lo sono. Tuttavia, poiché la loro morte è legata alla missione, hanno dato una straordinaria testimonianza oblata.
Non sono soltanto storie del passato, ma
eventi che, purtroppo continuano a ripetersi nel presente, come l’uccisione,
pochi mesi fa, di alcuni membri delle nostre comunità parrocchiali nelle
Filippine.
Tra le
tante testimonianze una di quelle più semplici e più belle è forse quella del
primo martire Oblato.
Ne
ho affidato il ricordo a una donna, Ileana Chinnici, proprio perché egli ha
dato la vita in difesa della dignità di una ragazza. Fr. Alexis, un semplice,
un puro, un obbediente. Un uomo di preghiera, un uomo buono, che contemplava la
natura, nella quale vedeva Dio. Una di quelle presenze nascoste, senza le quali
nessuna missione si può realizzare, una di quelle fondamenta nascoste, senza le
quali nessun edificio si può costruire.
Dalla
Francia al Canada. Siamo nella seconda metà dell’Ottocento. Durante una
spedizione, per accogliere alcune suore in arrivo, fr. Alexis va in
avanscoperta con una carovana. Con lui vi sono una guida locale, Louis, alcune
famiglie meticce, e un’orfana quattordicenne, Geneviève, che doveva trasferirsi
in un altro collegio. Di fronte alle
difficoltà del percorso, la carovana si divide: Alexis deve raggiungere le
suore, e va avanti, le famiglie meticce invece tornano indietro, lasciando
Geneviève con Louis e con fr. Alexis.
«Chi
è più povero di un’adolescente meticcia orfana? – ci ha detto Ileana. Non ha
genitori, non ha affetti, non ha famiglia, non ha beni, non ha cultura ... Chi
potrebbe proteggerla? Chi prenderebbe le sue difese? Quanto conta la sua dignità di ragazza, di
donna, la sua intimità, la sua femminilità? A chi potrebbe interessare, se
diventasse oggetto di possesso, di violenza, di abuso, di disumanità? Géneviève
è indifesa, di fronte alla libidine di Louis, un uomo violento e senza
scrupoli. Ma i semplici difendono i semplici, i puri difendono i puri… Alexis e
Gènévieve, uccisi e divorati, martiri della purezza e della povertà».
Oblazione
e martirio. Non si può capire la profondità dell’oblazione se non si guarda al
suo massimo compimento. L’oblazione di Gesù è stata un amore giunto a
dare la vita. Anche l’oblazione di alcuni Oblati è giunta a dare la vita. Questo
momento culmine deve essere sempre davanti ai nostri occhi, a ricordarci che
non c’è amore più grande che dare la vita. A questa radicalità e totalità d’amore
dobbiamo tendere, sempre, tutti.
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