sabato 15 aprile 2017

Sabato Santo a Santa Croce in Gerusalemme


Quest’anno, il venerdì santo, ho seguito la via crucis nella basilica di santa Croce in Gerusalemme. È uno dei luoghi più raccolti di tutta Roma, dove si può davvero pregare.
Così ho deciso di tornarvi con calma anche nel pomeriggio del sabato santo.

Il palazzo Sessorio all’Esquilino, residenza imperiale, fu lasciato da Costantino alla mamma al momento di spostare la sede dell’impero a Costantinopoli. Gli scavi archeologici dei dintorni, assieme alle più tardive mura aureliane, creano un’atmosfera magica e lasciano intravedere la gloria dell’antica Roma.
Dopo il viaggio a Gerusalemme, dove rinvenne la santa croce, l’imperatrice Elena fece costruire nel suo palazzo una cappella per contenere le reliquie. Sotto il pavimento sparse la terra del calvario che aveva portato con sé. Nasceva così il primo nucleo nella basilica Eleniana, poi basilica di santa Croce in Gerusalemme.
Gli affreschi del 1500, di Antoniazzo Romano, che avvolgono l’abside, raccontano del ritrovamento della croce e delle vicende ad esso legate. È un romanzo e un capolavoro dell’arte.
La cappella sotterranea di sant’Elena, con i suoi mosaici, è uno dei gioielli di Roma. La statua dell’imperatrice è un’antica statua romana della dea Giunone a cui è stata cambiata la testa e il braccio che ora regge la croce. Per una delle tante assurdità della storia, la cappella, che pure era stata fatta costruire da una donna, era interdetta alle donne, pena scomunica; potevano visitarla soltanto il 20 marzo. Il divieto è stato tolto il 20 marzo 1935.
Dal 1930 le reliquie della passione portate dall’imperatrice sono nella Cappella delle Reliquie appositamente costruita. Comprendono pezzi del legno della Croce, un chiodo, due spine della corona, parte dell'iscrizione di Ponzio Pilato in latino, ebraico e greco, "Gesù di Nazareth re dei giudei", a cui si sono aggiunti frammenti della colonna della flagellazione, la spugna imbevuta d'aceto usata per dissetare Gesù ed uno dei 30 denari di Giuda. C’è anche il dito di san Tommaso apostolo e un pezzo della croce di Disma, il buon ladrone… Dal 2002 si è aggiunta una copia fedele della Sindone.

Reliquie vere? Domanda superflua. Sono un appello a rivivere il grande mistero dell’amore più grande e una risposta al bisogno di toccare, di vedere: siamo un po’ tutti come san Tommaso…
La basilica invita a immergersi nella purezza dell’arte, dai primi secoli cristiani fino al Novecento, a godere della bellezza; un invito a entrare in comunione con le generazioni di credenti che sono venuti qui in pellegrinaggio, in una tradizione ininterrotta e sentirsi parte di un popolo; e nasce il desiderio di tornare alle origini della nostra fede con la semplicità dei bambini e riviverle con la forza dei martiri.

Ed ecco la mia meditazione del Sabato Santo

Come avranno vissuto questo giorno gli apostoli?
Quando Gesù aveva parlato loro della sua risurrezione, il Vangelo annota espressamente che non capivano: “Si domandavano l’un l’altro cosa significasse risorgere dai morti”.
Quel giorno di sabato a tutto pensavano meno che alla possibilità che il Maestro potesse risorgere.
Non soltanto era morto, era stato addirittura sepolto.
Una volta sepolto non c’è proprio più alcuna speranza. Tutto finito. Ci mettiamo una pietra sopra!
Erano delusi e tristi come lo erano i discepoli che torneranno a Emmaus il giorno seguente.
Delusi: “Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele”; “sciocchi e tardi di cuore nel credere”.
Tutto avrebbero pensato, meno che sarebbe finita in quella tragedia irreparabile. Un’illusione naufragata in un fallimento totale.
Tristi: “Col viso triste”, tristi da morire.
Pietro s’era azzardato a seguire il Maestro fino alla casa di Caifa, e l’aveva rinnegato.
Giuda s’era impiccato.
Giovanni lo aveva seguito fino ai piedi della croce, l’unico, ma anche lui dovrà aspettare il terzo giorno per credere.
Per il resto diserzione completa.
Chissà dove e quando si sono ritrovati dopo la dispersione?
Certamente non nell’orto degli ulivi, nella grotta presso il frantoio, dove erano soliti recarsi durante i loro soggiorni a Gerusalemme; troppo rischioso, ormai le guardie del tempio conoscevano il luogo. Tante meno Betania, dove Lazzaro era ricercato per essere ucciso. Forse, senza essersi dati appuntamento, si diressero al cenacolo, luogo scoperto appena la sera prima, ignoto agli altri, e quindi più sicuro. Saranno tornati uno dopo l’altro, mogi mogi, a testa bassa. Si saranno scambiati le notizie sentite o saranno rimasti in silenzio, pieni di vergogna e di sgomento, guardandosi con occhi pieni di interrogativi e di lacrime.

E Gesù, come ha vissuto questo giorno?
In piena attività, quella del chicco di grano che sotto terra, in silenzio, germoglia per dare vita alla spiga; quella del lievito che sta fermentando la pasta; quella del sale che si scioglie per dare a tutto sapore.
Cominciando dagli inferi…

E Maria, come ha vissuto questo giorno?
Dopo avere accolto in grembo Gesù, una volta deposto dalla croce, se l’è visto portare via, mentre tra lui e lei veniva fatta rotolare una grossa pietra, come una barriera invalicabile che separa i morti dai vivi.
Lei non sa come, non sa quando, ma sa che risorgerà.
È la sola che conosce chi è veramente suo figlio.
Dio glielo ha chiesto, lei glielo ha dato, ora sa che gli verrà restituito.
È Vergine come mai lo era stata, staccata da tutto, anche dal figlio, il suo Dio.
Era tutto per lei, ora che l’ha dato, lei è niente.
Non sa come, non sa quando, ma sa che lo riavrà di nuovo, in una Maternità feconda come mai prima d’allora.
È l’unica che crede, che spera, perché l’unica che continua ad amare veramente.
Ora ama Giovanni, il figlio che suo figlio le ha dato, e da lui si lascia accompagnare verso il cenacolo. Nella stanza superiore troverà i discepoli che tornano, uno dopo l’altro, dopo che lo scandalo li ha divisi. Non dirà loro nulla, Li accoglierà e li amerà uno per uno: sono i suoi figli, quelli che il figlio le ha generato, e una mamma non giudica. È la Madre della misericordia.
È l’unica che crede, che spera, perché l’unica che continua ad amare veramente.





1 commento:

  1. mia sorella Alma ha raggiunto il cielo dopo una lunga agonia, ma soprattutto dopo una meravigliosa testimonianza di fede, di preghiera e di abbandono alla volontà di Dio.
    Ti ringrazio moltissimo per la stupenda meditazione del Venerdì Santo: mi ha aiutato molto a vivere vicino a Alma per aiutarla ad andare incontro allo Sposo con serenità e abbandonarsi con piena fiducia nelle mani amorose del Padre e dell’Immacolata.

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