martedì 7 febbraio 2017

Eugenio de Mazenod e Pio IX


Oggi a Roma si è celebrata la festa del beato Pio IX.
In Toscana Pio IX lo si nominava per mandargli gli accidenti! Vecchi ricordi del suo “tradimento” verso la rivoluzione romana, che ritardò l’unità d’Italia.

Sant’Eugenio de Mazenod lo conobbe e in alcuni momenti le loro relazioni furono particolarmente intense. Il papa lo ricevette più volte in udienza. Il Fondatore gli scrisse più di cinquanta lettere, ricevendone sedici in risposta, e lo nomina in quasi trecento lettere o brani del diario. Durante la rivoluzione romana del 1848 e l’esilio del papa a Gaeta, sant’Eugenio scrisse in una Lettera Pastorale: “Con quanta gioia lo vorremmo a casa nostra”.
Nel 1851, in occasione del viaggio a Roma con padre Tempier per domandare l’approvazione dei cambiamenti alla regola, fu ricevuto tre volte in udienza. Il papa lo decorò con il pallio.
Ma fu soprattutto in occasione della definizione del dogma dell’Immacolata Concezione, che sant’Eugenio raggiunse il culmine della gioia: dal 27 ottobre al 31 dicembre 1854 fu alloggiato al Quirinale, che allora sede del papa. Era andato ad abitare all'hotel Minerva, in piazza della Minerva, ma vi dormi una notte soltanto perché il papà lo mandò subito a chiamare: che dono potere stare in casa del papa! Lo incontrerò personalmente in udienza il 30 ottobre e il 26 dicembre, gli scrisse diverse lettere, invitandolo a non preoccuparsi dei dubbi e dell’opposizione di alcuni prelati alla definizione del dogma.

Padre Verkin, in un suo articolo su Le bx Eugène de Mazenod et Pie IX scrive: “Crediamo che ci siano pochi vescovi francesi, durante il periodo che studiamo, che hanno avuto tante relazioni sia dirette che indirette con Pio IX, come mons. de Mazenod. Ciò è dovuto in parte alla posizione geografica di Marsiglia, cosa che permetteva al papa di chiamare il beato “suo vicino” [...]. Probabilmente, però, bisogna attribuire la cosa anche all’attività apostolica di mons. de Mazenod e al suo amore per la Chiesa romana [...]. È solo a causa degli accadimenti politici che l’elevazione al cardinalato non poté avere luogo [...]. Il Sovrano Pontefice, a dispetto delle fluttuazioni contraddittorie della politica, mantenne la propria stima per mons. de Mazenod. Nulla lo prova meglio di quanto scrisse, propria manu, in risposta alla lettera con la quale mons. Jeancard gli annunciava la morte del vescovo di Marsiglia: “Siamo profondamente afflitti per la morte di questo prelato che si è distinto per il raro amore per la religione, la pietà e lo zelo sacerdotale, ma che si onorava al massimo grado per la fedeltà, l’attaccamento e la rispettosa obbedienza per noi e questa cattedra di Pietro...”».


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