sabato 22 ottobre 2016

Abbi pietà di me peccatore


«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano…»

Si potrebbe parafrasare così un antico proverbio: «Dimmi come preghi e ti dirò chi sei».
La preghiera del fariseo mostra una persona buona, che osserva la legge alla perfezione, anzi più di quanto essa prescriva: è richiesto un digiuno la settimana e lui ne fa due. Bravo! Anch’egli è cosciente di essere bravo, al punto che non ha bisogno di chiedere niente. Non ha bisogno di Dio per andare in paradiso, ci va da sé, con le sue gambe. Semmai è Dio ad essere in debito verso di lui: il paradiso gli è dovuto perché è buono.
Sfasato il rapporto con Dio, si sfasa anche quello con gli altri e nasce il confronto, la critica, il giudizio, la condanna.
È una caricatura quella che Gesù ha disegnato con la parabola. Non esistono persone così. O forse ha voluto smascherare certi atteggiamenti che covano anche nel mio cuore?
Sono proprio sicuro che anche in me non faccia capolino qualche autocompiacimento, un senso di superiorità nei confronti di qualcuno?

Vorrei tanto identificarmi con il pubblicano. Il fariseo è sincero quando dice di essere ligio alla legge ed è sincero l’odiato esattore delle tasse quando dice che ha infranto la legge. Ha frodato? Ha praticato l’usura? Ha tradito il suo popolo vendendosi al nemico? Comunque sia, si riconosce per quello che è: un peccatore.
È quello che sono anch’io. Ma mi riconosco davvero sempre come tale, con la sua stessa sincerità? E quando lo riconosco mi abbandono nelle mani di Dio con la sua stessa fiducia? Spero tutto e solo da Lui?
Se sono un peccatore ho bisogno di Dio, come il pubblicano. Da me non posso salvarmi.
Gesù è venuto per i peccatori, non per i giusti. Quindi è venuto per il pubblicano, non per il fariseo. Con quest’ultimo non ha niente da fare, il suo atteggiamento ha reso inutile ogni intervento di Gesù. Con il primo invece ha da dare la vita e può compiere la sua missione.
È venuto per il pubblicano, è venuto per me. 
Abbassa chi si è innalzato e innalza chi si è abbassato, come aveva predetto Maria: «Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore... ha innalzato gli umili» (Lc 1, 51-52).


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