sabato 3 maggio 2014

Silvia prima di Chiara


Disteso su un prato di Villa Borghese ho terminato di leggere un libro piacevolissimo. Mi sembrava il luogo più adatto ad una lettura così ariosa.
Si nota subito che il libro è frutto di una accurata e minuziosa ricerca di fonti d’archivio, che ha saputo scandagliare la vita sociale, religiosa, scolastica di Trento agli inizi del 1900. Nonostante le referenze in nota evidenzino questo grande lavoro che è all’origine del libro, la scrittura non è né erudita né pedante. Anzi, la narrazione scorre appassionata come un romanzo. È la storia di Silvia, della sua famiglia, della città natale, della scuola, delle amicizie, dei primi anni della sua vita, del contesto dove nasce e vive. Si delineano gli ambienti, le istituzioni e le persone che hanno esercitato un’influenza determinante nel suo percorso di formazione umana e spirituale, e insieme se ne intuisce l’originalità, frutto di un dono particolare di Dio, di un carisma. Mi ha colpito il grande rispetto e l’apprezzamento che l’autore mostra per quanto ha contribuito a formare Silvia: per far risaltare qualcuno non c’è bisogno di mettere in ombra gli altri.
Il libro termina quando Silvia diventa Chiara ed inizia un percorso di vita inedito, da cui prenderà vita un movimento così vasto da arrivare in 182 nazione e da coinvolgere milioni di persone. Ma questa, appunto, è un’altra storia.
Dalla “preistoria” emergono episodi inediti e sorprese. Come La Lubich che si iscrive alla facoltà di Economia e commercio e non a quella di Filosofia, come si è sempre scritto. O la storia del professore di filosofia alle magistrale. Finora questo professore un po’ allampanato spariva dal racconto misteriosamente, congedandosi dalla sua ex allieva col volto triste e angosciato. Il libro ne ha scovato la drammatica storia, l’ha ricostruita minuziosamente e ci narra una sorprendente conversione dall’ateismo a una fede sentita e profonda, testimoniata da una bellissima lettera alla moglie prima della morte in guerra, nel sud del Mediterraneo: “Di una cosa sono particolarmente grato nella mia educazione: che mi abbia messo in cuore Dio, al quale mi rivolgo fiducioso ed umile quando vengono ore difficili… Una vita senza Dio non è molto diversa da quella degli animali… Dobbiamo andare a Dio, Anna, altrimenti la vita ci pesa troppo ed è senza senso e troppo materialista…”.
Vedo sul sito di Città Nuova che questo libro, di Nino Carella, è più venduto. Se lo merita. Apa Pafnunzio, che pure è stato proposto dall’editore come libro del mese, ne gode immensamente.


2 commenti:

  1. Condivido il commento al libro che sto leggendo con gioia. Penso che la personalità di Chiara abbia avuto il suo esordio già nella sua infanzia e nella bellezza spirituale di Silvia .Il racconto del suo professore è sorprendente per la sua conversione a cui l'allieva ha certamente contribuito ,riportando alla luce la fede che si era assopita in lui . Grazie da Pierangela

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  2. Non posso che confermarle che tanti altri hanno provato la stessa gioia nella lettura del libro. Grazie di cuore per la sua preziosa recensione. Nino

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