giovedì 21 dicembre 2017

Natale: il panforte


La comunityà oblata del Sahara
ci rivolge gli auguri di Natale
Era ottobre quando partii per il Canada. Natale era ancora lontano, ma all’aeroporto di Fiumicino comprai il panforte di Siena. Come avrei fatto a Natale, lontano, senza il panforte?
Giunto a destinazione riposi gelosamente il dolce nel cassetto, sotto le camice. Quando mi capitava di sfiorare casualmente la scatola di cartone del panforte, si accendeva il ricordo di casa.

E venne Natale.
Tra i coloratissimi dolci canadesi spuntò anche il mio panforte bruno, sommerso nella impalpabile bianchissima vaniglia. Lo scartai con cura e lo offrii agli amici. Non era avvolto nel foglio di piombo come quando ero piccolo, una variante da nulla, che lasciava inalterata la magia di sempre.

Cosa si sarà messo in valigia Gesù Bambino quando partì dal Cielo per venire in terra?
Certamente qualcosa di casa che non avrebbe trovato qui all’estero, dove c’era più freddo di quanto non ne avevo trovato io nelle innevate praterie canadesi.
Sono sicuro che quando di notte, di nascosto, usciva furtivo in solitudine, apriva la valigia e ritrovava un respiro d’aria di casa. Si era portato con sé l’amore reciproco, “aria del Paradiso”. Qua non lo trovava di certo.
E oggi, a Natale, condivide il suo dono.
(1998)


Oggi sono stato alla novena di Natale a Santa Maria Maggiore, davanti alla "sacra culla", le cinque assicelle di acero della mangiatoia di Betlemme, custodite sotto l'altare maggiore della basilica. Canti solenni in latino, come una volta: Regem venturum Dominum... Rorate coeli desuper...
Già nel 432 papa Sisto III aveva fatto costruire nella basilica una grotta della natività, riproduzione di quella di Betlemme. Nel 1288 Arnolfo di Cambio scolpì il primo presepe al mondo, ancora presente della cripta.

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