giovedì 21 luglio 2016

Apa Pafnunzio e il mantello di Elia


Mentre Elia veniva rapito in cielo su un carro di fuoco, il suo mantello cadde ai piedi di Eliseo. Il profeta non era riuscito a distaccare da sé il fedele discepolo, che lo aveva seguito di tappa in tappa fin oltre il Giordano, attraversato a piedi asciutti dopo che le sue acque erano state percosse con il mantello.
Eliseo lo raccolse e se lo pose sulle spalle: lo spirito di Elia passava su di lui e lo avvolse penetrandolo.
Ogni volta che apa Pafnunzio recitava il racconto, si sentiva rapito al cielo come il profeta, avvolto dal suo carisma come il suo discepolo. Gli ardeva il cuore dello stesso zelo per il Signore, provava il medesimo desiderio di incontrarlo faccia a faccia e di percorrere la terra a ristabilire la sua giustizia. Teneva stretto l’invisibile santo mantello, lo stesso che avvolgeva ogni monaco del deserto. Glielo aveva consegnato apa Giovanni quando, giovane, si era posto alla sua scuola. Adesso era vecchio, ma l’eredità ricevuto tant’anni prima non s’era invecchiata, l’aveva custodita intatta.

Ogni volta che ripeteva il racconto del mantello di Elia, da qualche tempo accanto all’esultanza s’affacciava timido un pensiero, un lieve turbamento: a chi avrebbe trasmesso il mantello ricevuto?
Stava per essere rapito anche lui in cielo, anche se non sarebbe venuto un carro di fuoco a prenderlo. Non aveva alcun discepolo a cui consegnare la propria eredità. Non che si sentisse destinatario di un suo carisma personale. Egli era soltanto un povero, piccolo, semplice uomo, nascosto in un deserto sperduto. Avrebbe semplicemente voluto trasmettere quanto aveva ricevuto a sua volta, ma non aveva un discepolo. Tanti erano venuto a chiedere consiglio: “Padre, dimmi una parola”. Ognuno aveva felicemente seguito la propria strada, nessuno era rimasto a condividere il suo cammino. Nella laura aveva tanti fratelli, ben sette; tutti fratelli, fratelli cari, carissimi; nessuno suo figlio, nessun suo discepolo. Un monaco sterile. Lo avrebbero sepolto con il suo mantello indosso.
Lo invase un senso di stanchezza.
Se ne dispiacque, perché si rese conto che era soltanto un meschino ripiegamento su se stesso. Cacciò il pensiero e riprese a recitare il racconto: “Elia fu rapito… un carro di fuoco… Eliseo raccolse il mantello che era caduto”.
Il mantello era caduto? Elia non l’aveva dunque consegnato, gli era semplicemente caduto. Qualcun altro l’aveva fatto cadere ai piedi di Eliseo.
“E il mio mantello?”, si domandò apa Pafnunzio. Un Altro avrebbe pensato a farlo cadere su qualcuno, anche se lui non sapeva chi fosse. Non era suo lo spirito profetico, era di Dio e Dio avrebbe avuto continuato a trasmetterlo.

Nessun commento:

Posta un commento