giovedì 20 novembre 2014

Il “vescovo polare” davanti alla modernità



Il 20 novembre 1933 moriva Ovidio Charlebois. Era nato a Oka, nella Provincia del Québec (Canada,) il 17 febbraio 1829. Entrato nel noviziato dei Missionari Oblati nel 1862 , una volta diventato sacerdote, si dedicò all’evangelizzazione tra i nativi nell’ovest del Canada. Nominato primo Vicario Apostolico del Keewatin, fu ordinato vescovo nel 1910. Tra difficoltà estreme organizzò il suo immenso Vicariato, che comprendeva popolazioni indiane e eschimesi, dando esempio di una pazienza e umiltà ammirabili. Fu lui a promuovere la proclamazione da parte di Pio IX di santa Teresa di Gesù Bambino a patrona delle missioni. Il suo motto episcopale era: “A Gesù per Maria”.
La costruzione della ferrovia che avrebbe attraversato il Canada fu fonte di progresso e anche di corruzione. Preoccupato per la sua diocesi, scriveva così ai suoi missionari:

Miei cari padri e fratelli [di fronte a ciò che noi chiamiamo civiltà, che sta arrivando con la costruzione della ferrovia] un missionario, un apostolo dovrebbe mostrare più zelo e coraggio. Il diavolo e il mondo si danno la mano per portare a perdizione i nostri [indiani]; il nostro dovere è quello di organizzare e contrapporre una lotta vigorosa e sostenuta. Il nostro nemico è potente, ma cosa abbiamo da temere? Non dobbiamo Dio dalla nostra parte? Cerchiamo dunque di essere veri soldati di Cristo. Il nemico dispiega le forze del male, e allora? Noi più zelo che mai. La routine e lo status quo di una volta non sono più sufficienti. Dobbiamo suscitare in noi nuovo coraggio e mostrare nuovo slancio.
Prima di tutto, miei carissimi padri e fratelli, indirizziamo lo zelo verso noi stessi. Lavoriamo con nuova energia alla nostra santificazione. Se aumenta il male, la nostra santità deve aumentare in maniera proporzionale. Usiamo il principio degli opposti. Vediamo nella nostra popolazione che lo spirito di preghiera diminuisce? Preghiamo di più e meglio. Si manifesta una diminuzione di fede? Viviamo con maggiore spirito di fede e di amore la nostra perfezione. Aumenta l’amore per godimenti e piaceri? Amiamo e pratichiamo la mortificazione con più ardore. La crescita dell’intemperanza e della vita licenziosa ci strappa lamenti? Stiamo in guardia, temiamo di mostrare la  minima tendenza per gli alcolici; che la nostra purezza sia irreprensibile. Con tali sentimenti e tale comportamento saremo forti e potenti. La nostra lotta contro lo spirito deleterio che invade i nostri cristiani sarà più efficace. Le nostre parola avrà un’efficacia salutare per convertire e salvare.
Poi si deve pensare ai nostri fedeli. Trovandosi esposti ai più grandi pericoli di perversità e di perdizione, è nostro dovere fornire loro nuovi mezzi di difesa e di salvezza. Ciò che era sufficiente una volta non lo sarà più per il futuro. Il primo di questi mezzi è una formazione più perfetta. L'ignoranza è la fonte di tutti i mali... (Circolare, 23 settembre 1912)

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