Tornato a Roma ho ripreso
subito il mio lavoro principale: guidare alla visita della città. Ma faccio
come sant’Eugenio, che nel diario del 16 aprile 1826, al termine dei mesi
passati a Roma scriveva: «Non ho quasi il coraggio di confessare che,
unicamente preso dai miei affari a Roma, ho messo poca cura nel visitare le
curiosità che attirano tanti stranieri in questa superba città. Attento solo a
cercare i monumenti di cui la pietà di tutti i secoli ha lasciato tante tracce,
ero soddisfatto nel visitare una basilica, pregare sulla tomba di un santo,
contemplare qualcuna delle loro opere e i luoghi da loro abitati. Eccomi sul
punto di lasciare Roma e non ho visto una sola villa…».
Anch’io vado per chiese
e per santi. Questa volta ho accompagnato una quindicina di provinciali oblati
di tutto il mondo in visita ai luoghi frequentato di sant’Eugenio. Un’esperienza
sempre entusiasmante perché il passato diventa attualissimo e illumina il
presente.
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