venerdì 30 giugno 2023

Per Giuda nessuna damnatio memoriae


Ho offerto una consulenza riguardo al fondatore dei Legionari di Cristo. Nei suoi confronti vi è una comprensibile damnatio memoriae, che si esprime nella abolitio nomis – innominato –, nella remozione delle sue immagini, nella dimenticanza dei suoi scritti.

Mi è venuta alla mente la figura del primo compagno di sant’Eugenio, espulso dalla comunità, anche se non se ne conoscono i motivi. Il suo nome, si diceva agli inizi, “non sarà più pronunciato tra di noi”. Al punto che nel primo documento della Società dei Missionari  di Provenza, il documento fondativo, la sua firma è stata raschiata fino a bucare il foglio! Sparito completamente…

Mi è venuta alla mente la figura di Giuda. Che diverso trattamento ha avuto nei Vangeli. Il suo nome non è stato cancellato, ma conservato con cura nell’elenco dei Dodici. Non si vergognano di dichiarare che è “uno dei Dodici”. Così lo si ricorda nell’ultima cena, quando Satana entra i lui: “era uno dei Dodici” (Lc 22, 3); nell’orto degli olivi, nel momento del tradimento, lo si qualifica ancora come “uno dei Dodici” (Mt 26, 47; Mc 14, 43; Lc 22, 47). Lo stesso in Giovanni (6, 71; 12, 4; 13, 2).

Non viene depennato dall’elenco dei Dodici. Lo si conserva con l’appellativo: “colui che poi lo tradì” (Mt 10, 4; Mc 3, 19), “che divenne il traditore” (Lc 6, 16). L’ultima apparizione nel Vangelo di Matteo lo designa ancora come “colui che lo tradì” (27, 3) e in Giovanni come colui che stava per tradirlo”, “il traditore” (18, 2.5). Gli Atti degli Apostoli, al pari dei Vangeli, non cancellano Giuda: è colui che “ha abbandonato per andarsene al posto che gli spettava” (1, 25).

Chissà con quanta tristezza veniva nominato. Non si smetteva comunque di nominarlo. Non si poteva non nominarlo: Gesù l’aveva chiamato, dopo aver passato una notte in preghiera; l’aveva chiamato anche se sapeva che lo avrebbe tradito; l'aveva tenuto con sé, aveva vissuto con lui, rivelando anche a lui l’amore del Padre, mostrando per lui il proprio amore come a tutti gli altri, fino a chiamarlo “amico”. L’ha tenuto con sé fino alla fine. Non poteva espellerlo prima che accadesse il peggio? Non ha voluto dividere la zizzania dal grano buono.

Giuda è addirittura presente nell’enunciato del kerigma stesso: “Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane…” (1 Cor 11, 23). È una formula antichissima, che Paolo aveva ricevuto e che quindi lo precedeva. Per parlare dell’ultima cena, dell’eucaristia, il momento più prezioso del dono di Gesù, c’era proprio bisogno di ricordare che quello era il momento del tradimento? Bisognava proprio che Giuda fosse presente anche nel kerigma? Come lo è presente quando nella liturgia preghiamo con la III preghiera eucaristica. Giuda è sempre lì, ogni giorno. Perché non è stata rimossa la sua imbarazzante presenza?

È un fatto sul quale occorre riflettere. La tentazione è sempre quella di avere una Chiesa di catari, di puri, che scarta i peccatori. A forza di scartare chi vi rimarrebbe, oltre Maria? Abbiamo vergogna di coloro che macchiano la nostra famiglia? Dobbiamo buttarli fuori? (dove?). Se non l’ha fatto Gesù, se non l’ha fatto la prima comunità cristiana, perché dovremmo farlo noi? Occorre il coraggio e l’umiltà per accettare tra di noi il tradimento, l’infedeltà, come l’hanno accettato Gesù e la prima comunità.

È d’obbligo citare l’omelia che don Primo Mazzolari tenne il 3 aprile 1958, Giovedì Santo, dedicata proprio a “Giuda, il traditore, Giuda mio fratello”: «Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. È uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!”».

  

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