venerdì 9 settembre 2016

Tempier, il volto giovane dell’amico fedele



Accanto ad ogni fondatore c’è sempre un amico fedele, un compagno sicuro. Sant’Eugenio de Mazenod l’ha trovato in Francesco di Paola Enrico Tempier, il suo primo compagno, “un altro me stesso”, come lo definisce lui stesso. “Questi due amici – scrisse p. Fabre alla morte di Tempier – erano fatti per capirsi, per unirsi, completarsi e concorrere, ognuno secondo la propria vocazione, ad attuare l’opera di Dio”. Gli fu sempre accanto, fin dal primo momento, quando gli scrisse che poteva contare su di lui “a occhi chiusi”.
Eugenio era la mente fervida, carismatica, entusiasta; Tempier la concretezza, l’organizzazione, la regolarità. Il primo appassionato, vulcanico, collerico; il secondo calmo, riservato, “in silenzio, senza fretta, senza emozione, dando ad ogni cosa il suo tempo, teneva testa a tutti”, come ricorda Joseph Timon-David. Si completavano l’un altro.
Le foto che conserviamo di Tempier, scattate in vecchiaia, ottantenne, lo ritraggono proprio come un uomo buono e saggio, sazio di giorni e contento di vedere compiuta l’opera che Dio gli aveva affidata.
Possediamo un solo ritratto, del tempo in cui era superiore del seminario di Marsiglia (dal 1827 al 54); una pittura databile 1854 (Tempier aveva 66 anni), eseguita da un suo ex alunno, F. Cartier.







È ora ricomparso un nuovo ritratto, datato 1827, l’anno successivo all’approvazione pontificia della Regola. Tempier ha 39 anni, è nel pieno della maturità, radioso nel sapere che la famiglia religiosa a cui ha dato vita assieme a de Mezenod è ormai riconosciuta dalla Chiesa. Egli ne è il vicario e l’economo generale, l’uomo di fiducia del fondatore.


È un ritratto più antico di quello di Cartier, d’autore al momento ignoto.
La tela, conservata a Aix, era stata tagliata via malamente dal quadro, arrotolata (!) e portata a Roma cinque-sette anni fa. Il calore (forse durante il trasporto) ne aveva disseccato il colore che ormai cadeva in briciole.
Custodito nell’archivio generale era ormai tempo che il quadro fosse riportato alla luce. L’occasione è il prossimo Capitolo generale degli Oblati, che celebrerà i 200 anni dall’inizio della Congregazione.
Occorreva un deciso intervento di restauro, magistralmente eseguito nell’“Atelier MaBi” da Marta Gelsumini. 


Nella relazione della restauratrice si legge: “L’opera presentava distacchi del colore, margini della tela originale tagliati e perdita di colore. È stato perciò opportuno un intervento di restauro generale che ha previsto un primo consolidamento della pellicola pittorica, una integrazione e rafforzo della zona marginale della tela, la pulitura di tutta la superficie pittorica, la stuccatura delle numerose lacune ed infine un ritocco imitativo con conseguente verniciatura. È stata inoltre realizzata ex-novo la cornice con foglia oro vera 24kt, secondo l’antica tecnica a guazzo”.

Nella sala capitolare, il 14 settembre, inizio dei lavori, accanto al quadro di sant’Eugenio, campeggerà quello dell’amico fedele.


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