martedì 23 agosto 2016

In Terra Santa / 8 – Sul Sion


Il nostro pellegrinaggio continua sulle orme di Maria. Questa mattina l’abbiamo incontrata nell’ultima tappa della sua vita, quando si “addormenta” nel Signore: Gesù viene a prendersela e la porta con sé in cielo. La grande basilica della Dormizione ne custodisce l’antica memoria.
  
Prima siamo stati al Patriarcato della Chiesa latina, per incontrare il nuovo Amministratore apostolico, padre Pizzaballa, fino a poco tempo fa Custode di Terra Santa. È stata un’ora di intenso dialogo a tutto campo sulla presenza dei cristiani in questa terra, sulla situazione politica del Medio Oriente, sul dialogo interreligioso… Penso che ne faremo oggetto di una pubblicazione.
Ha cominciato col mettere in luce il valore dei luoghi santi, perché se è vero che c’è una “storia” della salvezza”, deve esserci anche una “geografia” della salvezza: è il realismo dell’Incarnazione. Ciò che personalmente più mi ha colpito del suo discorso è stato lo sguardo che ci ha dato sulle diverse Chiese presenti a Gerusalemme. Al di là delle apparenze, i rapporti tra le persone sono molto amichevoli, eppure forse come in nessun’altra parte della terra si avverte in maniera così forte il contrasto tra le diverse confessione e la disunità del cristianesimo. Eppure da nessun’alta parte della terra i membri di tante Chiese sono così vicini tra di loro. Altrove si tengono incontri ecumenici, ma poi ognuno torna a casa sua: c’è Roma, Istanbul, Mosca… Qui invece si convive costantemente e anche questa è un’espressione d’unità: un’unità non facile, spigolosa, eppure che non demorde, che non vuole arrendersi davanti alle difficoltà…

La mattinata si è conclusa con la visita al muro occidentale, per pregare assieme ai fratelli ebrei. Quelle pietre antiche parlano ancora. Soprattutto ci parlano gli ebrei, quelli con jeans e maglietta come quelli vestiti di nero, nelle fogge più diverse, con frange e filatteri… Paolo ci ricorda i grandi privilegi di Israele: «l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi». Soprattutto da Israele «proviene Cristo secondo la carne» (Rm 9, 4-5). Non sono doni ormai passati: rimangono ancora, sono permanenti perché Dio è fedele alle sue promesse. Maria era ebrea, come lo erano gli apostoli…


Oggi mi piace soprattutto ricordare che «a loro sono state affidate le parole di Dio» (Rm 3, 2). Il testo della Bibbia ebraica che oggi possediamo è il frutto di uno straordinario amore del popolo d’Israele per la sacra Scrittura e per la Parola di Dio in essa rivelata. Noi cristiani siamo profondamente grati alle generazioni di ebrei che hanno custodito, proclamato, trascritto, commentato il testo sacro. Il loro amore appassionato per la Torah ci lascia ancora oggi incantati e ci stimola all’emulazione.


Nel pomeriggio eccoci nuovamente al Sion cristiano.
Iniziamo con il Cenacolo. Sarà davvero questo il luogo dell’ultima cena, oppure lo avranno creato i Crociati per dare visibilità alla “sala superiore” di cui parlano i Vangeli? Non valgono la pena le divagazione storico-archeologiche.
Qui ricordiamo l’ultima cena, con la lavanda dei piedi, il discorso d’addio, il comandamento nuovo, l’Eucaristia, la promessa dello Spirito.
Qui il Risorto apparve ai Dodici, ai discepoli, alle donne. Qui Tommaso espresse la più alta professione di fede: “Signore mio e Dio io”.
Qui lo Spirito Santo scese in pienezza la mattina di Pentecoste.
Qui prende forma, storicamente, la Chiesa, come ricordò papa Francesco due anni fa, celebrando la messa proprio al Cenacolo:
«Qui è nata la Chiesa, ed è nata in uscita. Da qui è partita, con il Pane spezzato tra le mani, le piaghe di Gesù negli occhi, e lo Spirito d’amore nel cuore. Gesù risorto, inviato dal Padre, nel Cenacolo comunicò agli Apostoli il suo stesso Spirito e con questa forza li inviò a rinnovare la faccia della terra (cfr Sal 104,30). (…) Tutti i santi hanno attinto da qui; il grande fiume della santità della Chiesa sempre prende origine da qui, sempre di nuovo, dal Cuore di Cristo, dall’Eucaristia, dal suo Santo Spirito».
Ci siamo ricordati che una volta, rivolgendosi alla Scuola Abbà, Chiara Lubich disse che avrebbe dovuto essere un "Cenacolo di santità".

Come Gesù quando uscì dal Cenacolo, anche noi siamo scesi lungo la scalinata che porta al Cedron. È stato uno dei luoghi più cari a Chiara, che qui ha sempre sognato una casa nella quale si potessi studiare e pregare per l’unità. Nel 1960, ricordando il suo viaggio in Terra Santa, avvenuto nel 1953, affermò: «Di qua Gesù è passato e alzando gli occhi al cielo disse: “Padre, l’ora è venuta, glorifica il tuo Figlio...”. E continuando quel magnifico discorso che è la magna carta del nostro Movimento disse: “Padre, che siano tutti uno”. Noi abbiamo sempre capito che era impossibile che Gesù rivolgesse un ideale così grande, parlasse di un ideale così grande a miseri uomini come siamo noi; lui parlava dell’unità fra gli uomini come è nella Santissima Trinità, a mò della Santissima Trinità e allora per essere più sicuro, rivolse la sua preghiera al Padre, ma questa è anche una garanzia che questa preghiera è già stata esaudita... E ricordo che lì, presso quella scaletta, nel nostro cuore è nato un ardente desiderio; c’era un praticello verde: edificarvi un focolare, mettervi delle anime che perennemente per quanto vivono consacrino la loro vita a tenere Gesù vivo in mezzo a loro, perché lui fosse ancora lì, spiritualmente presente come allora era fisicamente presente».

Siamo appena al secondo giorno eppure ci pare d'essere qui da un'eternità. Siamo stati coinvolti totalmente da questi luoghi che si rivelano davvero "santi". Mattina e pomeriggio possiamo leggere i nostri testi e continuare il nostro lavoro - autentica contemplazione - di Scuola Abbà.

2 commenti:

  1. Grazie Fabio x qta esp di Novo ed avermela ricordata=rimessa nel cuore

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  2. FABIO, sei a Gerusalemme con tutta la Scuola Abbà!
    Grazie delle foto: nei vostri volti la gioia dei vostri cuori!
    Il tuo diario, poi, mi coinvolge nella vostra Divina Avventura!
    Grazie!
    Mi viene da dire che anche i miei piedi 'stanno alle tue porte, Gerusalemme' e vogliono camminare con voi!
    Vi abbraccio forte!
    Pino

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