Prima di partire da Cadice un veloce giro in macchina sul lungomare che
circonda la città. A due passi dallo stretto di Gibilterra e dall’Africa, è la
punta più avanzata verso l’oceano. Posizione indovinata che spiega perché abbia
più di tremila anni di storia. I profili delle fortificazioni e degli edifici
lungo il mare mi richiamano L’Havana. Non sarà un caso che le due città siano
gemellate. Da qui partivano le navi per le Indie, e qui tornavano ricche si
tesori.
D’obbligo una bravissima fermata a Siviglia. Ho un’ora appena, il tempo di
camminare attorno all’immensa cattedrale, purtroppo chiusa perché vi si stanno
preparando le macchine della Settimana Santa, di passare accanto all’Alcazar, e
soprattutto di lasciarmi avvolgere dai colori caldi delle case e di respirare
il senso della festa.
Intanto l'amico scrive:
"Era proprio vero; non era un sogno. Tutti e tre, in carne e
ossa, sono apparsi in Cadice, venerdì 11, alle sette ore di sera. Ermanno - che
farà fra qualche giorno i novanta anni! -, in forma, resistente, lucido, col
suo sant’abito domenicano; Fabio, l’esploratore di ogni angolo della terra, macchina
fotografica in mano, sensibile a ogni circostanza, a ogni canto della città, a ogni
persona; Donato, vigoroso e atletico come ai suoi migliori tempi, parla
spagnolo correttamente con un pizzico in più di entusiasmo e, quindi, è qui la
punta di lancia del trio. Un viaggio
privo d’interesse. Che bellezza di Famiglia! Abbiamo parlato, passeggiato,
contemplato, pranzato… abbiamo vissuto! Mi hanno lasciato l’anima piena,
allargata".
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